Dopo la pioggia di critiche dei giorni precedenti, oggi, il governo, ha aperto il confronto con le categorie del settore in seguito al decreto legge (dl 11/2023) che ha bloccato la cessione dei crediti e lo sconto in fattura.
A Palazzo Chigi si sono incontrati membri del governo con l’Abi (l’Associazione delle Banche, in rappresentanza, il direttore generale Giovanni Sabatini) con Cdp (Cassa Depositi e Prestiti, presente l’amministratore delegato Dario Scannapieco) e con Sace (presente l’amministratore delegato Alessandra Ricci). In rappresentanza dell’esecutivo, sono presenti il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano e i ministri Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso, Gilberto Pichetto Fratin, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo; la sottosegretaria al Mimit, Fausta Bergamotto e il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. A seguire il governo ha incontrato i vertici delle associazioni di categoria: Ance, Confindustria, Confedilizia, Confapi e Alleanza delle Cooperative italiane, Cna e Confartigianato.
Il premier Meloni, ha ribadito l’onestà dello stop dichiarando in un videomessaggio che “Il superbonus è costato 2000 euro a ogni italiano” mentre il viceministro Rixi tende una mano dichiarando “Il governo vuole far fronte al pagamento nei confronti delle imprese”. Intanto, l’operato del governo trova appoggio anche dall’opposizione con il parere del senatore indipendente in quota Pd, Carlo Cottarelli che ha difeso la scelta del premier: “Sostenere il settore delle costruzioni è giusto ma con il Superbonus al 110% si è esagerato, Meloni ha fatto una scelta giusta”.
Le richieste al governo
L’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori, ha stimato che i crediti di imposta incagliati nell’ambito dei bonus immobiliari ammontano a 15 miliardi. L’esigenza immediata è la crisi di liquidità che interessa migliaia di imprese: “Mi aspetto ascolto alle nostre proposte e risposte rapidissime perchè non c’è più tempo. Abbiamo avanzato una proposta per lo sblocco dei crediti pregressi e una proposta sostenibile e stabile per il futuro”, ha detto la presidente dei costruttori dell’Ance Federica Brancaccio.
Per il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara “Tra le varie soluzioni proposte nelle scorse settimane, c’era quella, poi accantonata, di coinvolgere comuni e regioni che con le loro società finanziare avrebbero potuto comprare dalle banche i crediti fiscali in eccedenza”, aggiungendo che con questa misura “gli enti locali avrebbero avuto una formidabile occasione di guadagno, perché avrebbero comprato i crediti a un prezzo scontato, a esempio tra 90 e 95, e poi incassato dallo Stato centrale il valore pieno cioè 110: il governo avrebbe di fatto finanziato sindaci e presidenti di regione”.
Per Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, “sarebbe impensabile fermare tutti gli incentivi edilizi proprio ora che una direttiva Ue ci chiede le case green. È, anzi, l’occasione giusta per incrociare due problemi e farne una utilità per il Paese” ma – spiega – bisogna “dare certezza del diritto e rivitalizzare la circolazione di questi crediti, perchè le banche hanno liste di clienti in attesa”.
Il presidente dell’associazione di imprese Cifa Italia, Andrea Cafà condivide la decisione del governo ma chiede un “provvedimento immediato per sbloccare i crediti incagliati”.
La Confederazione Nazionale Artigianato (Cna) chiede tre priorità: la prima, sul tema dei crediti fiscali che le imprese non riescono a vendere, debba essere “necessario attivare qualsiasi strumento per svuotare i cassetti fiscali delle imprese”; la seconda priorità è “il caos provocato dall’ultimo decreto del governo che cancella l’opzione della cessione del credito”; la terza è “l’avvio di un tavolo per il riordino e la stabilizzazione degli incentivi per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza degli immobili residenziali anche alla luce della nuova direttiva europea sulla casa”.
Due le proposte sul tavolo
Due sono le proposte sul tavolo presentate al governo: le compensazioni mediante F24 da presentare in banca o le cartolarizzazioni dei crediti fiscali. Ma in cosa consistono queste ipotesi? La prima passa per la compensazione delle tasse pagate dai cittadini in banca coi modelli F24: una percentuale di queste, forse l’1% cioè 5 miliardi, verrebbe trattenuta dalle banche e utilizzata per pagare le imprese. La seconda è cartolarizzare i crediti, cioè le banche li venderebbero a società finanziarie che poi recupererebbero dallo Stato.
Una terza opzione potrebbe essere quella di un coinvolgimento di Cdp e Sace che potrebbero comprare dalle banche i crediti fiscali ora bloccati.
Incontro Positivo, il governo apre agli f24
“Aperture e rassicurazione da parte del governo allo sblocco dei crediti pregressi anche attraverso l’utilizzo degli F24″ sono le prime dichiarazioni da parte delle imprese al termine dell’incontro che mostrano il governo disponibile ad aprire agli F24 per lo sblocco dei crediti. Le imprese si sono dette “soddisfatte” della riunione ma chiedono tempi rapidi per trovare soluzioni.
“Un incontro positivo, per risolvere un problema che noi artigiani abbiamo molto a cuore perché abbiamo molte aziende in grande difficoltà . C’è preoccupazione sul tema della cessione dei crediti che è vitale per noi, tante nostre aziende sono drammaticamente in una situazione di estrema difficoltà” ha detto il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, al termine dell’incontro con il governo.
Soddisfazione da parte dell’Ance: “Siamo soddisfatti, abbiamo trovato un confronto franco, una apertura e anche una grande consapevolezza da parte del governo che vanno sbloccati i crediti pregressi e quindi un’apertura sull’F24 che era una delle misure proposte da noi” ha dichiarato il presidente di Ance, Federica Brancaccio.
Il governo ha tutta l’intenzione di “far sgonfiare questa bolla che sta mettendo in situazione di grave crisi di liquidità”: sono le parole che avrebbe detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Giorgetti, avrebbe indicato la disponibilità ad intervenire attraverso le banche con il meccanismo della compensazione con gli F24.
Sindacati: bene le proposte per il disincaglio crediti
In un comunicato congiunto i tre segretari dei principali sindacati dell’edilizia, Enzo Pelle (Filca-Cisl), Vito Panzarella (Feneal-Uil) e Alessandro Genovesi (Fillea-Cigil) hanno espresso il loro parere sulle proposte presentate al governo dalle associazione e della banche: positive sono “la richiesta di dare immediata risposta ai circa 15 miliardi di euro ‘incagliati’ autorizzando il pagamento degli F24 da parte delle banche acquirenti. Banche, che del sistema degli incentivi hanno beneficiato e ora devono fare un ulteriore sforzo alzando l’asticella, per dare soluzioni alla liquidità delle imprese. Bene anche la proposta di un ruolo attivo di Cdp e di Sace. L’altra soluzione potrebbe essere la cartolarizzazione del credito“. Fondamentale resta per i sindacati la necessità di “di garantire e mantenere anche per il futuro gli sgravi per bassi redditi (Isee fino a 30 mila euro), condomini popolari e incapienti (circa 7,8 milioni di italiani) che avrebbero, in caso contrario, evidenti difficoltà ad anticipare il 100% delle somme o, se incapienti, a godere finanche delle detrazioni”.
Sindacati che si mostrano aperti al dialogo “Su queste e altre proposte siamo pronti ad un confronto a tutto campo, per mettere in sicurezza il lavoro e l’ambiente” nonostante la loro assenza al tavolo delle trattative.
Prima di una qualsiasi decisione, il governo aspetterà il parere definitivo di Eurostat ( in arrivo mercoledì), per sapere quale criterio servirà per il calcolo degli sconti fiscali ai fini dei conti pubblici.