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Superbonus addio, Giorgetti: “Non ci sarà proroga. Stiamo lavorando sui crediti incagliati”

Imagoeconomica

Cala il sipario sul Superbonus 110%: una doccia fredda per le migliaia di imprese e famiglie che hanno iniziato i lavori. “Non è intenzione del governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme fino ad ora conosciute”. A dirlo è stato il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, rispondendo ieri al Question Time alla Camera ad un’interrogazione sulla proroga al 2024 dell’incentivo al 110%, con particolare riferimento agli interventi relativi a condomini, sugli incentivi edilizi e sul meccanismo di cessione dei crediti.

Nelle ultime settimane si era parlato di un’ipotesi di rinvio, anche breve, della scadenza del 31 dicembre (entro cui vanno chiusi i lavori dei condomini). Ma il ministro ha spento ogni speranza. Dunque, in legge di Bilancio 2024 non ci saranno proroghe al Superbonus 110%, ma si pensa di ricondurre il ventaglio delle agevolazioni ai vecchi sconti del 65 e 50%, senza cessioni del credito e sconti in fattura.

Giorgetti: “Superbonus ha interessato solo il 3% degli immobili”

Il ministro ha ribadito dunque il suo no secco ad una misura che ha interessato solo il “3% del patrimonio immobiliare esistente. Prime, seconde, terze case, al mare, ai monti, di ricchi e di poveri e anche 6 castelli. Se da una parte la stima dell’impatto economico del Superbonus è incerta — ha aggiunto Giorgetti — dall’altro la quantificazione dei costi per le finanze pubbliche è certa e se ne dovrà tenere conto anche nella prossima nota di aggiornamento al Def”. Ciò implica una probabile risalita del deficit di quest’anno dal 4,5% ipotizzato ad aprile verso il 6,5%.

Il nodo dei crediti incagliati

Ma a causare il vero “mal di pancia” al governo sono le prospettive future, su cui pesa la minaccia dei crediti incagliati legati al Superbonus e che impattano sul debito quando vengono utilizzati in compensazione riducendo il gettito fiscale e di conseguenza aumentano il fabbisogno da coprire con i titoli di Stato. Si tratta dei 109 miliardi che i contribuenti hanno in pancia e che dovrebbero scaricarsi nei prossimi anni. Giorgetti ha spiegato che l’Esecutivo è al lavoro per identificare “strumenti attraverso i quali consentire la verifica della bontà di quelli ancora in possesso di cittadini e imprese, e sorti nel periodo antecedente l’introduzione dei vincoli di appropriatezza: tale circostanza dovrebbe contribuire a rimuovere gli ostacoli frapposti alla loro cessione”.

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Categories: Politica