Arriva un’ulteriore limatura al Recovery Plan, approvato in serata dal Consiglio dei ministri dopo una telefonata chiarificatrice tra il premier Mario Draghi e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e atteso al vaglio del Parlamento all’inizio della prossima settimana. Le ultime correzioni non mancheranno di far discutere. Oggetto delle ultime decisioni sono due provvedimenti considerati molto importanti da alcuni partiti e che invece il Governo ha valutato di non prorogare oltre la scadenza prevista. In particolare il Superbonus edilizio al 110%, di cui inizialmente nella bozza non era prevista l’estensione al 2023, come auspicato da Pd, Movimento 5 Stelle e anche Forza Italia. Per estendere la copertura servivano altri 10 miliardi, ma per ora Governo spiega che a settembre si procederà a un esame sull’effettivo utilizzo della misura e poi si deciderà se prorogarle, ma che le assicurazioni vaghe del testo non sono ritenute sufficienti da chi chiede subito la copertura dell’intero prossimo biennio. Viene dunque per ora confermata solo la proroga al 2023 per le case popolari, che del resto era già prevista nell’ultima legge di Bilancio, quindi non finanziata con i fondi europei. Su questa decisione è molto contraria anche Confindustria.
L’altra novità, che in realtà è anche in questo caso una conferma, riguarda Quota 100 per l’anticipo pensionistico, il provvedimento feticcio della Lega, che viene stoppato dall’ultima bozza del Pnrr dove si conferma che, come previsto, “terminerà a fine anno”. Mario Draghi intanto ha trascorso le ultime ore a limare i testo definitivo che sarà consegnato a Bruxelle entro il 30 aprile. “L’Italia non è condannata al declino”, dice nella sua premessa al testo. Il premier sintetizza la distribuzione dei finanziamenti: “Il 40% delle risorse va al Sud, il 38 al green e il 25% al digitale”. Sul suo tavolo, in tarda serata il giudizio confortante di Standard& Poor’s che conferma la tripla B con outlook stabile per il nostro debito e prospetta una crescita al 4,7% quest’anno; più del Def. Ma è sulle 318 pagine del Recovery che si incentra l’attenzione delle forze politiche e degli osservatori. Ne escono più forti il digitale e il green: il piano per le nuove telecomunicazioni a banda larga, con un procedimento per lotti, avrà bisogno di 7 miliardi invece che dei previsti 3 miliardi. Cambiamento di rotta anche sulla produzione di energie rinnovabili: ora si punta sul cosiddetto agrovoltaico, cioè pannelli nelle campagne, piuttosto che sulla raccolta di energia solare su piattaforme marine.
Da una parte ci danno e dall’altra ci levano.