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Super Tuesday, per le primarie Usa arriva il giorno decisivo: cos’è, come funziona e dove si vota

Martedì 5 marzo 15 Stati Usa andranno al voto per eleggere i rappresentanti repubblicani e democratici che correranno alle presidenziali di novembre. Trump e Biden sembrano non avere rivali, ma occhio ai tribunali

Super Tuesday, per le primarie Usa arriva il giorno decisivo: cos’è, come funziona e dove si vota

È arrivato il tanto atteso Super Tuesday. Martedì 5 marzo in 15 Stati Usa si voterà per eleggere i rappresentanti repubblicani e democratici che correranno alle elezioni presidenziali di novembre. Il risultato, a urne chiuse, sembra scontato: Joe Biden da un lato e Donald Trump dall’altro, ancora una volta, sembrano non avere rivali. Ma non per questo l’appuntamento è meno atteso, tanto più che da ambo le parti, ci sono alcune vicende che impensieriscono non poco entrambi i candidati.

Super Tuesday: cos’è

Prima delle elezioni presidenziali, i due principali partiti statunitensi, democratico e repubblicano, scelgono i loro candidati alla presidenza tramite le primarie o i caucus. Ciascuno Stato vota, in date differente, il proprio candidato preferito di ciascun partito, ma per tradizione c’è una data in cui vanno al voto diversi Stati contemporaneamente. Accade sempre di martedì, che per questo motivo, viene definito Super Tuesday. 

Si tratta di una tradizione relativamente recente che ebbe inizio nel 1984, ma che divenne ufficiale solo quattro anni dopo, quando gli Stati del sud decisero di riunire le loro primarie in un solo giorno per contrastare la cosiddetta “sindrome dell’Iowa”, definita così data l’importanza enorme che il piccolo stato del Midwest assume durante il voto, essendo il primo Stato ad andare alle urne. 

C’è anche un altro motivo per cui il Super Tuesday ha acquisito importanza: in un solo giorno si eleggono il 36% dei delegati repubblicati e il 30% di quelli democratici, motivo per il quale, proprio in questa giornata, si comincia ad avere un’idea piuttosto chiara di chi sarà il candidato Presidente, che sarà poi nominato in estate durante le convention dei delegati con una sola eccezione avvenuta nel recente passato: nel 2008, quando tra i democratici si fronteggiarono Barack Obama e Hillary Clinton, il Super Tuesday si concluse con un sostanziale pareggio.

Super Tuesday: dove si vota e come funziona

Sono quindici gli Stati in cui si voterà in questo Super Tuesday: Alabama; Alaska (solo repubblicani); Arkansas; California; Colorado; Iowa (ultimo giorno in cui gli elettori democratici possono inviare il loro voto per corrispondenza); Maine; Massachusetts; Minnesota; Carolina del Nord; Oklahoma; Tennessee; Texas; Utah; Vermont e Virginia, a cui si aggiunge il territorio delle Samoa americane.

Le modalità e le regole di voto sono diverse da Stato a Stato. Nella maggior parte solo gli elettori iscritti ai partiti potranno votare il loro candidato preferito. In sei Stati però – Alabama, Arkansas, Minnesota, Texas, Vermont e Virginia – anche i non iscritti potranno esprimere il proprio voto il per il candidato democratico o repubblicano preferito. 

Da considerare infine che gli Stati non hanno tutti lo stesso peso perché non eleggono lo stesso numero di delegati. Per fare un esempio: peserà maggiormente vincere stati come il Texas, che da solo assegna 155 delegati repubblicani e 241 delegati democratici.

Il Super Tuesday e i guai giudiziari di Trump

Biden sostanzialmente non ha alcun rivale, quindi il voto è considerato blindato. Diversa, invece, la situazione nel partito repubblicano dove l’ex presidente Donald Trump dovrà vedersela con l’ex governatrice della Carolina del Sud, Nikki Haley, che ieri ha vinto le primarie di Washington Dc. Un successo scontato e considerato meramente simbolico. Difficile dunque che Haley riesca, davvero, a frapporsi tra il tycoon e la sua candidatura alla presidenza. A farlo potrebbero però essere i tribunali. Proprio oggi, lunedì 4 marzo, Trump sarà a processo per l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 nel tribunale della giudice Tanya Chutkan a Washington. Un processo che potrebbe creargli diversi problemi. E lui stesso ne è consapevole dato che si sia appellato all’immunità, sostenendo di aver agito come “presidente degli Stati uniti”. 

Nel frattempo, è arrivata la decisione della Corte Suprema federale che in tempi record (meno di tre mesi) ha emesso la sua sentenza in merito al ricorso presentato da Trump contro la decisione della Corte Suprema statale del Colorado che ha dicembre aveva stabilito la non candidabilità di Trump alle primarie dello Stato in virtù del 14/mo emendamento che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione. Ebbene, per i giudici federali, il tycoon è eleggibile e dunque potrà partecipare alle primarie. La sentenza è relativa solo al Colorado, ma con ogni probabilità sarà applicata anche nel Maine e nell’Illionois, gli altri due Stati che avevano vietato a Trump di candidarsi. Sia Colorado che Maine voteranno domani, nell’ambito del Super Tuesday.

(Ultimo aggiornamento ore 17.22 del 4 marzo)

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