Le notizie in arrivo da Washington hanno riportato ossigeno ai Paesi emergenti. I mercati hanno raggiunto i massimi da tre mesi a questa parte, i bond sono risaliti e le valute si sono rafforzate dopo il ritiro di Lawrence Summers dalla corsa alla presidenza della Federal Reserve e dopo che gli Stati Uniti si sono detti d’accordo con la Russia a un piano per lo smantellamento dell’arsenale chimico siriano.
Stamattina a Londra l’indice dei mercati emergenti MSCI è cresciuto dell’1,4% a 1000,42 punti, raggiungendo il livello più alto dal 4 giugno. Gli indici azionari nelle Filippine, in Thailandia, in Turchia e in Indonesia sono cresciuti di almeno il 2%. Il rendimento sul debito a 10 anni dell’Indonesia è sceso di 29 punti base all’8,07%. Il won sudcoreano si è rafforzato arrivando al picco da sei mesi a questa parte, mentre la lira turca è cresciuta dell’1,6% sul dollaro.
Summers, ex segretario al Tesoro Usa, avrebbe stretto le corde sulla politica della Fed più di Janet Yellen, la principale candidata per la successione di Ben Bernanke. Intanto, tra agosto e maggio una fuga di capitali di più di 47 miliardi di dollari ha colpito i fondi che investono nei mercati emergenti, mentre serpeggiava la paura che una riduzione della politica di stimolo della Fed erodesse la domanda di asset rischiosi.
“Il fatto che Summers sia fuori dai giochi è positivo per i mercati”, ha dichiarato a Bloomberg Peter Elston, responsabile delle strategia Asia-Pacifico per Aberdeen Asset Management, che gestisce circa 318 miliardi di dollari. “L’annuncio – ha aggiunto – è positivo per i flussi nella regione”.