La nuova tregua concordata in Sudan tra le parti è durata poche ore. I combattimenti continuano e si intensificano poiché le milizie RSF hanno abbattuto due elicotteri governativi da parte ad Omdurman, la città gemella e più popolosa del paese, prospicente Khartoum, sull’altra sponda del Nilo.
Il rischio biologico
A questo si è aggiunto un ulteriore pericoloso sviluppo: le forze paramilitari della RSF hanno preso il controllo del laboratorio sanitario nazionale, nella capitale Khartoum, che detiene materiale biologico, “estremamente pericoloso” secondo un funzionario delle Nazioni Unite. La pericolosità è data dal fatto che in questo laboratorio vi sono campioni di poliomielite, morbillo, colera e oltre a quelli di malattie tropicali.
Esiste un enorme rischio biologico associato all’occupazione del laboratorio sanitario pubblico e all’espulsione dei tecnici di laboratorio oltre al fatto che le interruzioni di corrente a Khartoum significano che “non è possibile gestire correttamente i materiali biologici che sono conservati nel laboratorio per scopi medici”, secondo quanto ha affermato l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità).
Stranieri evacuati, sudanesi in fuga
E mentre i governi stranieri, così come le organizzazioni internazionali, stanno evacuando il loro personale, i cittadini del Sudan in grado di partire fuggono dal paese, per il momento verso i paesi confinanti quali l’Egitto, il Chad, la Libia ed addirittura il Sud Sudan, l’ultimo paese indipendente dell’Africa, già in grave crisi umanitaria con una fragile tregua tra parti in conflitto da tempo, e verso Port Sudan per trovare passaggi via mare. In tutto il Sudan, gli sforzi umanitari sono a un punto morto mentre le organizzazioni si affannano a capire come continuare a operare garantendo la sicurezza dei propri lavoratori nel bel mezzo dei combattimenti tra l‘esercito (SAF) e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) scoppiati dal 15 aprile.
In Sudan una crisi umanitaria senza precedenti
Anche prima dei recenti combattimenti, quasi 16 milioni di persone in Sudan dipendevano dagli aiuti su una popolazione di circa 46 milioni, con oltre quattro milioni di rifugiati e sfollati interni nel paese, che adesso si moltiplicheranno e si sposteranno per sfuggire ai combattimenti che stanno coinvolgendo tutte le capitali provinciali del Paese, le zone vicini a basi militare i posti di confine ed il porto principale del paese Port Sudan.
Anche nella capitale Khartoum, le scorte di benzina, cibo, medicine e altri articoli stanno finendo, poiché le continue interruzioni di elettricità e internet rendono difficile la comunicazione tra i civili e gli operatori umanitari. Oltre alle persone che già vivono sul filo del rasoio, gli ospedali e le strutture mediche stanno sopportando il peso maggiore, poiché i medici non sono in grado di eseguire procedure salvavita e di routine, in alcuni casi perché l’ospedale è direttamente colpito dai combattimenti. Un ospedale dopo l’altro è stato costretto a chiudere. Mentre il bilancio delle vittime cresce con una contabilità che censisce solo quelle della zona della capitale, ignorando le altre zone del paese, aumentano i malati e i feriti che trovano sempre più difficile accedere alle cure.
Save the Children annuncia che non è più in grado di fornire i propri servizi perché dal 17 aprile i combattimenti stanno interrompendo la fornitura di cibo, acqua pulita e altri aiuti salvavita a migliaia di persone in un paese in cui un terzo della popolazione ha già bisogno assistenza umanitaria. Particolarmente grave l’ultimo episodio: gli uffici di Save the Children in Darfur sono stati perquisiti da saccheggiatori che hanno rubato forniture mediche per bambini, un frigorifero, computer portatili e automobili, peggiorando la sua lotta per fornire i propri servizi.