La lettera Club The European House, al suo sessantaduesimo numero, illustra le opportunità di partnership strategica tra Italia e Sudafrica, discusse in occasione del “Think Tank” Internazionale promosso dall’ Ambrosetti Club e del “1° South Africa – Italy Summit” tenutosi il 2-3 ottobre 2014 a Città del Capo.
Attualmente, l’export italiano verso il Sudafrica è molto contenuto. Esso rappresenta solo lo 0,5% delle esportazioni totali del nostro paese, con flussi di investimenti che ruotano intorno ai 250 milioni di euro (dato 2012). Le ragioni riguardano soprattutto la sfera organizzativa e culturale del Sudafrica, che fino ad ora ha rappresentato un grosso limite per le strategie d’internazionalizzazione delle nostre aziende in Africa. Ciò nonostante, il Sudafrica rappresenta un mercato dalle grandi potenzialità, sia per realizzare partnership commerciali e produttive, sia per accedere ai limitrofi mercati emergenti dell’Africa Subsahariana. Nell’ultimo decennio, l’area Subsahariana ha triplicato il suo PIL, quadruplicato i consumi e, nel 2014, ha attratto IDE (Investimenti Diretti Esteri) per 42 miliardi di dollari, diventando così una delle principali mete di business. Sei delle dieci economie più dinamiche del mondo provengono, infatti, da questa zona: Angola, Nigeria, Etiopia, Ciad, Mozambico e Ruanda. Il Sudafrica è, insieme alla Nigeria, il principale paese di quest’area e gode di un’ottima rete infrastrutturale che garantisce l’accessibilità anche al resto della regione.
L’industria sudafricana è abbastanza complementare a quella italiana: entrambe godono di una solida base manifatturiera e sono estremamente diversificate e specializzate in prodotti a media e alta tecnologia, con un diffusa presenza delle Pmi. Le global value chain più importanti, nelle quali il Sudafrica è leader, sono quelle del settore automobilistico, metallurgico e agroalimentare. In particolare, l’86% della produzione automotive africana viene realizzata in Sudafrica, dove le principali multinazionali del settore hanno deciso di stabilirsi per realizzare l’assemblaggio dei veicoli destinati a quell’area. Il governo ha recentemente (2013) varato un programma (Automotive Production and Development Programme) che porterà la produzione a 1,2 milioni di autovetture all’anno entro il 2020. Il Sudafrica è il primo produttore africano di acciaio e l’ottavo globale di alluminio, facendo così della metallurgia il primo settore di export verso l’Italia (circa il 60% del totale). Questi due settori potrebbero rappresentare, assieme al tessile e all’arredamento, mercati nei quali esportare design e tecnologia italiani, per soddisfare la crescente domanda di beni di qualità. Altre forme di collaborazione tra Sudafrica e Italia potrebbero realizzarsi nei servizi di progettazione ed engineering e nella produzione di meccanica strumentale, sempre più richiesta per i beni semilavorati o finiti.
Il Sudafrica gode di un forte potenziale anche nel settore primario. La Banca Mondiale stima che nel 2030 il valore dei mercati di consumo alimentari subsahariani supererà i 1000 miliardi di dollari (oggi si aggira intorno ai 300 miliardi). Anche in questo settore Italia e Sudafrica potrebbero realizzare proficue partnership strategiche. Il Sudafrica è il primo esportatore di prodotti agricoli dell’Africa Subsahariana e ha una contro-stagionalità nelle produzioni rispetto all’Europa. L’Italia, dal canto suo, potrebbe esportare in Sudafrica le eccellenze tecnico-gestionali e i macchinari per la filiera produttiva di cui le imprese italiane sono dotate. Il match tra queste due realtà potrebbe essere realizzato attraverso lo sviluppo di Parchi Agroindustriali Integrati che includano produzione industriale, vendita commerciale e attività di ricerca congiunta con le università italiane e sudafricane, all’avanguardia nel settore.
L’Africa Subsahariana possiede una grande capacità energetica, con riserve di petrolio accertate a 62,6 miliardi di barili e 221 trilioni di piedi cubi di gas naturale. I membri del SADC (Southern African Development Community) realizzeranno, in questo settore, investimenti per oltre 200 miliardi di Dollari entro il 2030 e per la stessa data, il governo sudafricano prevede che il paese a raddoppierà, grazie al piano energetico appositamente varato, l’attuale capacità produttiva di energia elettrica. Le multinazionali Italiane del segmento Oil & Gas potrebbero entrare in questo mercato, attraverso collaborazioni strategiche con società e banche sudafricane per la realizzazione finanziaria e operativa dell’investimento. Allo stesso tempo, le nostre aziende energetiche potrebbero sfruttare gli ampi giacimenti di shale gas e i piani di sostegno del governo sudafricano al settore delle energie rinnovabili. Un altro progetto interessante per le nostre imprese potrebbe essere la realizzazione di joint venture industriali per la produzione di sistemi di generazione distribuita e lo sviluppo di reti intelligenti (smart grid) che permettano di esportare i beni energetici del Sudafrica nel resto dell’area Subsahariana. Oltre ai settori sopra citati, vi sono numerosi altri ambiti nei quali le imprese italiane potrebbero cogliere opportunità interessanti, tra cui il turismo, l’edilizia e il minerario.
Se l’Italia vuole ritornare ad essere competitiva sui mercati internazionali non può più lasciarsi sfuggire queste opportunità. Per ritrovare crescita e sviluppo economici, molto dipenderà, infatti, dalla capacità delle nostre imprese di sopperire al calo dei consumi interni con l’aumento di esportazioni e investimenti esteri. Perché non iniziare dal Sudafrica? Del resto, come sostiene il generale e filosofo cinese Sun Tzu, nell’ “L’Arte della Guerra”: “Una volta colte, le opportunità si moltiplicano”.