Alla fine Jacob Zuma ha ceduto. Travolto dagli scandali, il Capo di Stato del Sudafrica si è dimesso, pur continuando ad affermare la propria innocenza. L’annuncio è arrivato nel corso di un discorso televisivo pronunciato dallo stesso Zuma, che ha rispettato l’ultimatum posto dall’Africa National Congress, il partito al governo in Sudafrica dalla fine dell’apartheid e guidato per tanti anni da Nelson Mandela.
“Ho deciso di dimettermi dal ruolo di presidente della Repubblica con effetto immediato, anche se sono in disaccordo con la direzione della mia organizzazione – ha detto – Devo accettare che il mio partito e i miei compatrioti mi vogliono mandare via anche se sono sempre stato un membro disciplinato dell’Anc”.
Solo poche ore prima, Zuma aveva detto alla tv di Stato Sabc di non volersi dimettere perché in disaccordo sulle motivazioni che hanno spinto il partito a chiedere le sue dimissioni.
Ma alla fine il Capo di Stato ha capito di non avere alternativa: se non si fosse dimesso, il suo stesso partito avrebbe presentato una mozione di sfiducia in Parlamento. Maggioranza e opposizione si sarebbero unite per destituirlo.
Nel corso degli anni, Zuma è stato coinvolto in oltre 700 scandali grandi e piccoli: dagli illeciti in vendite di armi di vent’anni fa fino alla più recente ristrutturazione dorata (con fondi pubblici) di una sua residenza.
A sostituire Zuma sarà Ciril Ramaphosa, ex pupillo di Mandela e neo-presidente dell’Africa National Congress, che si insedierà nelle prossime ore e rimarrà in sella fino ad aprile 2019, quando il Sudafrica andrà alle elezioni.
Zuma lascia un Paese in crisi economica, con alle spalle anni di recessione ed il cui credito sovrano è stato declassato dalle agenzie di rating. In crescita la disoccupazione e le disuguaglianze sociali nel Paese. Tra i successi dell’ormai ex Capo di Stato, l’aumento delle case popolari e l’istituzione del principale programma medico gratuito al mondo per i malati di Hic che garantisce cure a tre milioni di malati.