Il divario tra Nord e Sud dell’Italia non è destinato ad attenuarsi nel breve periodo e continuando così “ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa” le due aree del Paese. Nel 2012 il Pil italiano dovrebbe far registrare una contrazione del 2,5%, ma le recessione non sarà omogenea. Al Centro-Nord la flessione sarà del 2,2%, mentre al Sud il crollo sarà molto più grave: -3,5%. Le stime sono di Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.
In cinque anni, dal 2007 al 2012, il Pil del Sud è crollato del 10%, tornando ai livelli del 1997. Intanto, è allarme lavoro: nel 2011 il tasso di disoccupazione reale del Mezzogiorno ha toccato quota 25,6%, più del doppio rispetto a quello del Centro-Nord (10%).
In generale, causare la contrazione dell’attività produttiva è il forte calo dei consumi (-2,4% al Centro- Nord, – 3,8% al Sud) e il vero e proprio crollo degli investimenti. Sotto questo profilo, se al Centro-Nord la flessione è del 5,7%, al Sud è più che doppia (-13,5%) e particolarmente grave nel settore delle costruzioni (- 15,5%).
Giù anche i redditi delle famiglie, con valori simili: -0,6% al Centro-Nord, -0,5% al Sud. Tengono le esportazioni: per il 2012, si prevede una crescita dell’1,7% al Sud e dell’1,9% al Centro-Nord, soprattutto verso i Paesi extra Ue.
Sul 2013, secondo le stime dell’Associazione, il Pil nazionale è previsto in crescita dello 0,1%, risultato della combinazione di un +0,3% al Centro-Nord e di un -0,2% nel Mezzogiorno. Continua anche nel 2013 il crollo del consumi, che scendono al Sud più del doppio che nell’altra ripartizione: -1,6% contro -0,7%. Anche in questo caso restano decisamente negativi i consumi di beni (-2,9% al Sud a fronte di -0,1% al Centro-Nord).
In risalita invece nel 2013 gli investimenti. Una ripresa molto tiepida al Sud (+0,1%), più sostenuta invece nell’altra ripartizione (+2,2%), con segni decisamente positivi riguardo alle costruzioni. Continuano poi a tenere le esportazioni: +2,1% al Centro-Nord, +1,8% al Sud, ancora una volta per effetto soprattutto degli scambi con i Paesi extra Ue.