Come ridurre il divario Nord-Sud? Nell’agenda del governo Draghi un punto è chiaro: “Divenire capaci di spendere i fondi europei e farlo bene è un obiettivo di questo governo. Vogliamo fermare l’allargamento del divario e dirigere questi fondi in particolare su donne e giovani”. Il presidente del Consiglio ricorda a tutti – intervenendo alla conferenza “SUD – Progetti per ripartire” – che il programma “Next Generation EU” prevede per l’Italia 191,5 miliardi da spendere entro il 2026. Rafforzare la coesione territoriale in Europa e favorire la transizione digitale ed ecologica sono alcuni tra i suoi obiettivi. Ciò significa “far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e centro-Nord che è fermo da decenni. Anzi – ha sottolineato Mario Draghi – dagli inizi degli anni ’70 a oggi è grandemente peggiorato”. Riuscire a ridurre il divario è anche “un passo verso il recupero della fiducia nella legalità e nelle istituzioni, siano esse la scuola, la sanità o la giustizia”, ma non può cadere dall’alto: 2cruciale è il ruolo delle classi dirigenti” ha concluso il premier
Ecco alcuni dati. “Il prodotto per persona nel Sud è passato dal 65% del Centro Nord al 55%. Negli ultimi anni, c’è stato un forte calo negli investimenti pubblici, che ha colpito il Sud ovviamente insieme al resto del Paese. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno si è infatti più che dimezzata ed è passata da 21 a poco più di 10 miliardi”.
Alla conferenza ha presentato le sue proproste la Fondazione Ricerca e Imprenditorialità. La conferenza in video è stata promossa dal ministro Mara Carfagna per ascoltare istituzioni, esperti e singoli cittadini in preparazione del Recovery Plan e dell’accordo di partenariato sui fondi europei 2021-27.
Ecco, nel dettaglio, le cinque idee proposte dalla Fondazione R&I per “un nuovo sviluppo del Sud del Paese – si legge in un comunicato – affinché il piano Next Generation Europe possa costituire l’opportunità per valorizzare il ruolo e le specificità dell’economia meridionale”.
- Il Mezzogiorno come potenziale di crescita per il Paese: un’opportunità storica, in un contesto in cui la sostenibilità del crescente debito pubblico richiede una crescita del Pil maggiore di quella del passato.
- Rileggere il Mezzogiorno: high-tech come leva primaria per la crescita, già presente sul territorio con alcune grandi imprese.
- La disponibilità di risorse umane qualificate per uno sviluppo high-tech può diventare una risorsa strategica se si arresta la fuga dei cervelli, potenziando l’attrattività del territorio.
- La nuova imprenditorialità tecnologica è una risorsa anch’essa già presente, da rafforzare con l’interazione con le grandi imprese locali e il trasferimento tecnologico.
- Soggetti pubblici fondamentali per uno sviluppo high-tech, in particolare l’Università.