Standard & Poor’s accetta di pagare un miliardo e mezzo di dollari per archiviare le accuse legate al caso subprime, da cui ha avuto origine la crisi finanziaria del 2008. L’agenzia di rating era finita nel mirino delle autorità Usa per aver assegnato valutazioni gonfiate (in molti casi la celebre “tripla A”) ai prodotti derivati legati a mutui immobiliari ad altissimo rischio d’insolvenza.
In sintesi, le banche spingevano i loro clienti a usare le case come fossero bancomat, attraverso mutui in serie: i nuovi prestiti servivano a estinguere quelli precedenti ed essendo d’importo superiore (perché nel frattempo il prezzo delle case era salito) permettevano alle famiglie d’intascare la differenza. Appena il prezzo delle case ha smesso di salire, il meccanismo si è inceppato. Peccato che, mentre vendevano i subprime, gli istituti emettevano titoli finanziari complessi garantiti proprio da quei mutui. Derivati che poi vendevano sapendo di smerciare carta straccia (perché era evidente che i subprime non sarebbero mai stati coperti), ma facendo credere agli investitori che si trattasse di un affare. Il tutto anche grazie alla complicità delle agenzie di rating, che (pagate dalle banche stesse, e quindi in conflitto d’interessi) assegnavano a quei titoli un giudizio di alta affidabilità.
McGraw Hill Financial, società che controlla S&P, ha fatto sapere che per archiviare le accuse sul fronte dei subprime l’agenzia pagherà 678,5 milioni di dollari al dipartimento di Giustizia americano (la cifra più alta mai pagata da un’agenzia di rating in un patteggiamento) e altri 687,5 milioni a 19 Stati dell’Unione e al Distretto di Columbia, dove si trova la capitale Washington. Altri 125 milioni di dollari saranno versati per chiudere una causa separata con il California Public Employees’ Retirement System (Calpers, uno dei maggiori fondi pensione statunitensi).
Nell’ambito dell’accordo, S&P non ha ammesso le violazioni. L’accordo è stato sottoscritto “per evitare ritardi, incertezza, disagi e spese legate a ulteriori procedimenti legali”, si legge in una nota della società, che dice di avere optato per il patteggiamento nell’interesse del gruppo e dei suoi azionisti.
A differenza delle grandi banche, che hanno pagato complessivamente oltre 100 miliardi di dollari per archiviare cause legate alla condotta seguita durante la crisi, le agenzie di rating sono rimaste per lo più ai margini delle indagini. Il dipartimento di Giustizia Usa, chiusa la pratica con S&P, andrà ora all’attacco di Moody’s Investor Service.