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Su export e insolvenze pesano ancora petrolio e occupazione

Come riportato da Atradius, gli scenari di insolvenza delle imprese stanno lentamente migliorando nell’Eurozona, a fronte di una ripresa economica più sostenuta. Tuttavia le prospettive per gli ultimi mesi 2015 non sono così ottimistiche come lo erano a maggio, dal momento che le stime di crescita di molti mercati sono state riviste al ribasso a causa dello scenario occupazionale ancora difficile. A partire dal terzo trimestre, il rafforzamento della dinamica economica dovrebbe finalmente rendere più facile le operazioni per le imprese francesi e greche, dove, nonostante la ripresa economica registrata nel primo trimestre, il numero di insolvenze in Francia è effettivamente salito nei primi sei mesi del 2015. In Grecia, l’escalation della crisi del debito ha aumentato l’incertezza, in particolar modo per quanto riguarda le condizioni dettate dal programma di bailout, ulteriormente debilitanti per il mondo del lavoro. In Grecia il numero di insolvenze si prevede un aumento del 9% nel corso di quest’anno e di un ulteriormente 6% nel 2016.

Gli ostacoli persistono tuttavia anche in altri mercati avanzati. Previsioni meno positive sono state registrate anche al di fuori dell’Eurozona, in particolare in Svizzera e Australia. Le imprese elvetiche sono state colpite dall’impennata del franco, con l’effetto di rendere le esportazioni del Paese più costoso: le insolvenze dovrebbero così salire al 12%, 12 pp in più rispetto alla stime del secondo trimestre. In Australia, la cui dinamica in gran parte riflette gli scenari dell’Estremo Oriente, soprattutto per quanto riguarda l’export di materie prime, si prevede un aumento degli insoluti del 2%, rispetto alle stime precedenti che parlavano di una diminuzione del 9%. Prezzi bassi delle materie prime sono stati quest’anno la causa maggiore dei fallimenti in Canada e Norvegia, in uno scenario che vede il mercato nordamericano, quarto più grande esportatore di petrolio al mondo, entrare in recessione nel primo semestre 2015 e soffrire di un drastico calo degli investimenti nel settore energetico. Anche in Norvegia, è il taglio dei piani di investimento a mettere a rischio gli sviluppi futuri del settore idrocarburi. Secondo Atradius, in entrambi i Paesi è possibile prevedere un graduale miglioramento trainato dall’aumento dei prezzi del petrolio nel 2016, ma per i restanti mesi dell’anno ci si aspetta un calo, rispettivamente, di -1% in Canada e -4% in Norvegia.

 

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