Il bilancio della strage di ieri al museo Bardo di Tunisi è di 19 morti, tra cui 17 turisti stranieri, compresi quattro italiani. Altri 13 nostri connazionali risultano tra le 44 persone rimaste ferite e assistite negli ospedali della capitale tunisina. Nel blitz delle forze speciali per liberare gli ostaggi al museo – tra cui vi erano almeno 100 italiani – sono stati uccisi anche due jihadisti, identificati come Yassine Laâbidi, di Ibn Khaldoun, e Hatem Khachnaoui, originario della città di Kasserine.
Tra le vittime ci sarebbero anche due francesi, due colombiani, un polacco, un australiano, due spagnoli, un turista non identificato e due tunisini, ovvero un autista di bus e un agente di polizia. Il governo di Tokyo ha smentito invece la morte di cinque cittadini giapponesi, annunciata dal primo ministro tunisino Habib Essid, parlando di “un errore” delle autorità locali. Le vittime giapponesi, secondo Tokyo, sarebbero invece tre.
La Farnesina ha confermato che quattro italiani sono stati uccisi, e altri 13 sono rimasti feriti. Ma il bilancio, ha avvertito il ministero, “è ancora in evoluzione”. Quello di ieri è stato “un attacco di rilevante ferocia e gravità assoluta contro persone innocenti – ha commentato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni –. La Tunisia è stata attaccata perché è il paese della speranza con un governo di coalizione tra laici e islamici, contro questa speranza è stato fatto l’attacco. Certamente nei confronti del terrorismo combattiamo in tante forme da tanto tempo. Ma dire che il Paese si deve sentire in guerra, questo penso di no. Il nostro è un Paese sicuro, in allerta di fronte alle minacce terroristiche”.
Condanna unanime è arrivata anche da Washington, Parigi e dall’Onu. Il capo della diplomazia dell’Unione europea, Federica Mogherini, ha affermato che “le organizzazioni terroristiche hanno colpito ancora una volta paesi e popoli della regione mediterranea: questo rafforza la nostra determinazione a collaborare più strettamente con i nostri partner per affrontare la minaccia del terrorismo”.