Carlo Bozotti si congeda dopo 41 anni mezzo da Stm con un grande applauso in arrivo dalla platea degli analisti. Non è una scena frequente in un incontro alla City e, ironia della sorte, il caso ha voluto che la festa d’addio del manager in occasione dell’Investor day del colosso italo francese dei chips si sia celebrato a Londra proprio nel giorno dell’uscita di scena da Vodafone di Vittorio Colao un altro grande della tecnologia made in Italy. Ma in questo caso non c’è spazio per “gialli” o polemiche. Anzi, Le Borse, a Piazza Affari come a Parigi, celebrano l’uscita del manager spingendo il titolo sulla soglia dei 21 euro, galvanizzate dalle parole del manager che lascia il testimone a Jean-Marc Chéry, che prenderà il posto di presidente con l’assemblea di fine maggio: anche lui un veterano del gruppo, già responsabile del manufacturing, poi dei rapporti commerciali. Una staffetta senza polemiche, all’insegna della continuità, per niente turbata dalle rivalità che dividono Italia e Francia, da Telecom a Fincantieri. Conta di più lo spirito che ci vuole per garantire una presenza nella tecnologia che conta in due Paesi difficili, vuoi per il costo del lavoro che per le difficoltà ambientali.
Ma Bozotti, al comando dal 2005, ha potuto ieri annunciare un rally di tutto rispetto. Anzi, il meglio deve ancora venire. Grazie alla spinta in arrivo da tutti i settori, ma in particolari da automotive e Internet delle cose Stm ha annunciato di aver alzato il Capex (la spesa per ricerca, investimenti e assemblaggio) a 1,2-1,3 miliardi di euro contro la stima precedente di 1,1. “Un passaggio necessario – spiega – per sostenere la crescita della domanda”. Ma la congiuntura conta fino ad un certo punto. Dietro il successo di Stm (sette trimestri di fila con una crescita dei ricavi in doppia cifra) c’è molto di più. Senza voler inseguire il traguardo del fatturato ad ogni costo né correre dietro alle chimere dei merger, lo staff di Bozotti ha saputo puntare sui trend vincenti quando ancora non erano di moda: di qui i successi nelle Mems della squadra di Benedetto Vigna, talento pluridecorato cui si deve lo sviluppo dei giroscopi che hanno reso possibili videogiochi e gps, ma anche il lavoro sull’automotive di Marco Monti, che ha saputo fare delle quattro ruote una delle attività trainanti del gruppo, anche grazie alla collaborazione con Mobileye, oggi controllata da Intel, il gruppo israeliano, scoperto quando era poco più di una start up e che oggi riveste un ruolo d’avanguardia nella corsa all’auto che verrà. Senza dimenticare la vera killler application: i Sic, ovvero i Silicon Carbide per l’auto che stanno cambiando l’industria grazie al forte risparmio di energia. “Noi ci contiamo molto– spiega Chery – Ci attendiamo profitti eccezionali dall’investimento a Catania.”
I numeri della finanza premiano la strategia di avvicinamento al futuro, senza strappi o fughe in avanti accompagnate dall’ascesa del debito. Anche negli anni più difficili, del resto, Stm non ha deluso gli azionisti. E i mercati hanno ricambiano. Dopo i guadagni di oggi, l’incremento di Stm per il 2018 supera il 15%. Il 2017 si era chiuso con un guadagno del 68% (dopo aver sfiorato il 100%), l’anno prima del 72%. Di fronte a questa escalation diversi analisti consigliavano prudenza. Ma gli annunci di ieri hanno cambiato le carte in tavola. Exane ha alzato l’asticella a 28 euro. Altri, probabilmente, seguiranno. “Il fatturato – ha detto Bozotti – salirà del 14-17% nel corso dell’anno, meglio delle nostre prime previsioni” e delle stime degli analisti (non più del 14%).Ma, soprattutto “la solida struttura del capitale e la costante generazione di cassa consentono di sostenere la crescita grazie agli investimenti”, ha sottolineato Chéry. “Merito tuo, caro Carlo – ha aggiunto – Sono orgoglioso di aver lavorato sotto di te”.
Anche negli anni difficili, che di certo non sono mancati, specie dopo lo scoppio della crisi di Nokia, già principale cliente negli anni del boom, poi una zavorra che ha rischiato di far affondare la banca, nonostante il tentativo (fallito) di fondare una jv con Ericsson per limitare i danni. “Il 2014 e il 2015 – ricorda Bozotti – sono stati anni davvero difficili così come quelli tra il 2008 ed il 2009 per non dimenticare lo scoppio della bolla di inizio millennio”. Per venirne fuori c’è voluto un mix eccezionale di talenti, capaci di conquistare la posizione di testa in alcuni settori profittevoli e ad alto tasso di sviluppo; tanta disciplina finanziaria ed il rifiuto di scorciatoie all’apparenza facili (vedi le proposte di finanza creativa). E, non meno importante, la tranquilla leadership di manager innamorati dell’azienda. “ Non mi preoccupa di lasciar la posizione di Ceo – conclude Bozotti – ma rinunciare a St dopo più di quarant’anni fa davvero un certo effetto”.