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Stm, dove porta il matrimonio nello spazio con Musk

Flickr Nasa Kennedy

“L’Europa dei semiconduttori ha perduto più di una battaglia, ma è ancora in partita, certo, siamo fuori da certi fronti, come le memorie, anche perché non esistono più clienti di grandi dimensioni, grandi aziende nel campo della telefonia mobile piuttosto che nell’elettronica o di consumo. Per questo abbiamo dovuto reinventare le nostre competenze”. Così, in una delle sue rare interviste Jean Marc Chéry, che a fine 2018 ha ereditato da Carlo Bozotti la guida di Stm. Un manager francese ma, soprattutto, un veterano della jv controllata in quote paritetiche dalla Francia e dall’Italia, in cui milita fin da quando è uscito dal sistema delle Grandes Ecoles transalpine.

“Quali sono oggi i campi i cui l’Europa può ancora recitare un ruolo da protagonista – si è chiesto in un incontro con Les Echos –? Senz’altro l’auto, poi l’aeronautica, lo spazio ed il biomedicale. E non a caso sono questi i settori in cui l’industri europea ha ancora un ruolo da protagonista. Grazie a noi di Stm, ai tedeschi di Infineon e a Nxp”. Si può spiegare così l’ultimo successo, i ordine di tempo, del produttore di chips capace di aggiudicarsi un pezzo di Starlink, il visionario progetto ideato dalla SpaceX di Elon Musk per portare la connessione veloce nelle aree più remote del mondo.

Secondo il sito Usa Business Insider, l’azienda americana avrebbe affidato a Stm la produzione di un milione di ricevitori satellitari necessari per consentire agli utenti di accedere al network. Un maxi contratto che potrebbe valere circa 2,4 miliardi di dollari visto che – riferisce una fonte finanziaria al sito americano – l’accordo prevede la fornitura a 2.400 dollari a pezzo. Impossibile avere una conferma dall’azienda, vincolata al segreto industriale. Per ora si sa che il progetto annunciato da Elon Musk nel 2015 è entrato solo ad ottobre nella sua fase operativa con l’obiettivo di portare in orbita una costellazione di 12 mila satelliti per consentire un accesso alla rete anche dai più remoti angoli del pianeta. 

Fino ad ora SpaceX è riuscita a portare in orbita circa 800 satelliti. Gli ultimi 60 si sono aggiunti lo scorso 25 novembre trasportati nello spazio dal razzo Falcon 9. Tutti trasportano i dispositivi di ricezione a tecnologia Stm, che aggiunge così il nome di un altro cliente di prestigio  dopo Apple. Grande cliente dei giroscopi creati dal team guidato da Benedetto Vigna, uno dei  cervelli dell’azienda che ha saputo fare di necessità virtù. Una formula apprezzata dal mercato che gratifica il titolo con un rialzo del 44% negli ultimi sei mesi. 

Tagliata fuori dai business che richiedono grandi economie di scala, ormai appannaggio esclusivo dei produttori asiatici, Stm si è concentrata in settori specializzati ove è possibile essere un leader con una quota del 10% del mercato mondiale. L’industria europea dei chips dev’essere per necessità globale per poter avere un ruolo in un mondo altamente competitivo, ripete Chery. Ma è altrettanto importante saper operare all’interno di un ecosistema industriale in cui le aziende clienti vogliono sempre più operare al fianco di produttori di semiconduttori in grado di sfornare chips personalizzati, capaci di caratterizzare il prodotto finale.

E così, accanto alla necessità di contenere i prezzi grazie alle dimensioni di scala, i gruppi europei si stanno specializzando come griffes in grado di produrre componenti su misura, come ”tanti stilisti del prêt-à-porter” salvo che in questo caso il prodotto della boutique nasce dall’Internet delle cose. Una caratteristica che accomuna Stm ad altre navicelle della tecnologia made in Italy, costretta ad inventarsi soluzioni su misura per difendere il proprio ruolo. Come capita con il supercomputer che Leonardo sta installando nel building della Fiumara a Genova che garantisce una serie di vantaggi. 

“Non si usano materie prime finché non si è convinti che il prototipo non è funzionante“, spiega Robeto Cingolani Chief Technology Oficer di Leonardo. “L’intelligenza artificiale, per esempio, potrebbe far finire l’era del tagliando per la manutenzione dei veicoli, predicendo il momento giusto in cui avvisare che occorre fare la revisione. Digitalizzare oggi inoltre vuol dire avere a disposizione una potenza di calcolo e di storage elevata. Il sistema complesso di un aeroplano non è poi molto diverso da quello di una città; serve un sistema di calcolo dalla potenza elevatissima, un posto dove si possano racchiudere tutte le informazioni per fare calcoli e statistiche, diventando predittivo: il cloud computing. Ecco, in sintesi, perché è così importante il super computer di Genova”.

Altro esempio della capacità italiana di tenere, pur tra non poche difficoltà, il Paese nel plotone delle economie avanzate.  
 

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