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Stm conferma i target, ma li sposta di 3 anni al 2030 e prevede un taglio dei costi. Il titolo è in fase ribassista

Imagoeconomica

STMicroelectronics ha confermato, nel suo nuovo piano industriale, l’obiettivo di realizzare ricavi per oltre 20 miliardi di dollari, ma il timing è stato spostato più in là: dal 2027 al 2030. Stesso rinvio anche per l’ipotesi di un margine lordo di circa il 50%, un margine operativo superiore al 30% e un free cash flow sui ricavi superiore al 25%.

Nel giorno del Capital Markets Day, la società guidata da Jean-Marc Chery ha definito un modello finanziario intermedio che prevede ricavi intorno a 18 miliardi di dollari e un margine operativo compreso tra il 22% e il 24% nel 2027-2028. In questa stessa finestra temporale il margine lordo è atteso circa tra il 44% e il 46% e il free cash flow sui ricavi pari a circa il 20%.

La value proposition di Stm, dice la nota del gruppo dei semiconduttori, rimane imperniata su una crescita sostenibile e profittevole, diretta a fornire ai clienti abilitatori che facciano la differenza e con un forte impegno per la sostenibilità.

Titolo in rosso a Piazza Affari

Il titolo Stm a Piazza Affari è in rosso e scambia sui minimi di 4 anni. Dopo una chiusura in calo ieri a 23,30 euro, stamane, dopo una fiammata in apertura, in tarda mattinata mostra ancora debolezza e quota 23,04 euro in calo dello 0,80%. Dopo 4 sedute di fila in calo, gli analisti grafici si interrogano sui livelli di supporto. Con un impostazione grafica che si è ulteriormente indebolita con la perdita dei 25-24 euro, le attese sono per una continuazione del trend ribassista in direzione dei prossimi supporti situati sui 22,60-22,50 euro. Nel caso anche questi suporti dovesero saltare, l’obbiettivo successivo è indicato a 21,50 euro e successivamente verso la soglia dei 20 euro e semmai a 18-17,50. Al contrario solo con il ritorno oltre tre i 25 euro il titolo potrebbe provare a recuperare l’area dei 26,30 euro.

Ridimensionamento della struttura di costo

Stm intende inoltre ridurre i costi entro il 2027 rispetto al livello attuale, “in milioni di dollari nella fascia superiore di una forchetta a tre cifre” anche attraverso un ridisegno della base manifatturiera.

Sindacati sul piede di guerra per lo stabilimento di Agrate

Intanto i sindacati esortano il gruppo dei chip a fare chiarezza sulle prospettive occupazionali e produttive nello stabilimento lombardo di Agrate e in tutti i siti del gruppo in Italia. “Da giorni leggiamo articoli di stampa dove si parla di possibili criticità dello stabilimento di Agrate, con il rischio di 2.000 esuberi”, dice in una nota Giuseppe Caramanna, coordinatore nazionale Uilm per il gruppo Stm. “Nonostante le smentite dell’azienda, noi vogliamo che sia fatta piena chiarezza sulla prospettiva occupazionale e produttiva del sito lombardo e di tutti quelli del gruppo in Italia”, aggiunge il sindacalista che esorta anche il governo italiano, che ha una partecipazione nel gruppo, a vigilare.

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