C’è ancora tensione intorno a STMicroelectronics, il colosso italo-francese dei semiconduttori. Ad alimentare un clima già carico di incertezza è stato un annuncio giunto a mezzo stampa, e non nel contesto ufficiale del tavolo negoziale. È questo l’elemento che ha innescato la dura reazione dei sindacati, in particolare della Fim Cisl, dopo che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che “gli esuberi in Italia saranno poco più di mille“. Una comunicazione improvvisa, apparsa sui media e che ha colto di sorpresa le sigle sindacali, ancora in attesa di un confronto trasparente sui numeri e sulle modalità della ristrutturazione annunciata da STMicroelectronics.
“Perché non sono stati annunciati nel tavolo ministeriale dell’altro giorno? In quale sito saranno dichiarati, su Agrate, su Catania o su entrambi?” si chiede Massimiliano Nobis, segretario nazionale della FIM CISL. “Anche un solo licenziamento preoccupa: mille diventano un allarme sociale“.
Urso: “Esuberi bilanciati tra Italia e Francia”
Il piano di STMicroelectronics prevede 2.800 uscite volontarie a livello globale entro il 2027, “principalmente nel 2026 e 2027”, spiega la società in una nota ufficiale. Si tratta di una riorganizzazione legata alla trasformazione dei processi produttivi, sempre più orientati all’automazione e alla progettazione avanzata, con un inevitabile impatto sulla forza lavoro impiegata nei ruoli manuali e ripetitivi.
Secondo il ministro Urso, l’Italia sarà trattata alla pari con la Francia: “Quelli che riguarderanno l’Italia saranno pari a quelli che riguarderanno la Francia, perché abbiamo chiesto equilibrio. Credo che saranno poco più di mille”. Rassicurazione che però appare insufficiente per le organizzazioni sindacali, che lamentano la mancanza di trasparenza e dettagli sui siti coinvolti.
Gli investimenti non bastano a placare le tensioni
Il piano triennale di investimenti di Stm prevede uno stanziamento di 6,5 miliardi di euro in Europa, di cui 4 miliardi destinati all’Italia: 2,6 miliardi al polo di Catania e il resto allo stabilimento di Agrate Brianza. Questo non basta a rassicurare le parti sociali. Se da un lato il Governo sottolinea l’impegno industriale, dall’altro i sindacati temono che il ridisegno della forza lavoro possa portare a tagli profondi, in particolare nelle aree più industrializzate del Nord.
Barbara Tibaldi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, è netta: “Il taglio in Italia potrebbe essere particolarmente violento, soprattutto al Nord. Ad Agrate, dove lavorano 2.500 persone, rischia di essere raso al suolo un intero reparto”. Secondo Tibaldi, mentre al Sud si punta su nuovi progetti, al Nord le iniziative sono in ritardo e rischiano di non essere aggiuntive ma semplicemente sostitutive, con una perdita secca di posti di lavoro.
Il futuro della forza lavoro
STMicroelectronics ha assicurato che la transizione verso i nuovi modelli produttivi sarà “gestita attraverso misure volontarie, con un impegno costante a un dialogo costruttivo” con i sindacati. Ma al momento, al tavolo con il Mimit, non è stato fornito alcun dettaglio specifico su come i 2.800 esuberi verranno distribuiti tra le sedi globali dell’azienda.
Per la FIM, è essenziale che “il tavolo istituzionale torni a essere il luogo prioritario per discutere del futuro occupazionale e industriale di STMicroelectronics”. Nobis ribadisce che l’obiettivo deve rimanere la crescita dei livelli occupazionali e il rafforzamento del ruolo dell’azienda come player strategico per l’intero comparto manifatturiero italiano, senza sacrificare l’occupazione locale.