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Stipendi statali: i dirigenti del Fisco sono i più ricchi

I dirigenti delle agenzie fiscali guadagnano 10 volte più di chi lavora nella scuola – Tra i dipendenti semplici, quelli delle autorità intascano più del doppio degli impiegati di Regioni, Comuni e ministeri – Intanto, c’è da affrontare il rinnovo dei contratti, superando il meccanismo delle “fasce di merito” imposte dalla riforma Brunetta

Stipendi statali: i dirigenti del Fisco sono i più ricchi

Si fa presto a dire “statali”. Il posto fisso nella pubblica amministrazione è un obiettivo per molti, ma a seconda del lavoro svolto le differenze salariali possono variare moltissimo. A guadagnare più di tutti sono i dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali, che intascano circa 220 mila euro l’anno (tetto invalicabile per legge). Chi lavora nella scuola, invece – compreso il personale tecnico-ausiliario –, porta a casa 22mila euro: un decimo esatto rispetto ai dirigenti più ricchi, ma anche molto meno rispetto alla media degli altri dipendenti pubblici, che si colloca fra i 30 e i 40mila euro.

I numeri sono contenuti nell’aggiornamento sulle retribuzioni degli statali a cura dell’Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni). Secondo l’analisi, basata sui dati della Ragioneria Generale dello Stato relativi al 2014, i dirigenti di vertice di Entrate, Dogane, Demanio e Monopoli guadagnano più dei loro pari grado impiegati negli enti pubblici non economici, come Inps o Inail (217mila) o ministeri (178mila).

D’altra parte, occorre considerare che l’alta dirigenza comprende solo poche centinaia di persone: per 62 dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali ci sono 52.570 dipendenti complessivi.

Per quanto riguarda proprio i semplici dipendenti, invece, a intascare di più sono quelli delle autorità indipendenti, come Antitrust o Agcom (74mila euro), che nella classifica precedono sia il personale non dirigente di Palazzo Chigi (49mila), sia – e di molto – gli impiegati di Regioni, Comuni e ministeri (a circa 28mila).

Quanto al personale non dirigente delle forze dell’ordine, i lavoratori che guadagnano meno sono i vigili del fuoco, con poco più di 31mila euro, mentre le forze armate arrivano appena sopra i 35mila e i corpi di polizia a 38mila.

Diversa la situazione dei professori universitari, il cui stipendio medio è di quasi 71mila euro (ma si parla soltanto del personale assunto a tempo indeterminato).

La classifica degli stipendi dei dipendenti pubblici arriva proprio mentre il Governo è alle prese con il rinnovo dei contratti. Nei piani originari c’era un intervento di 300 milioni per aumentare i salari, ma l’Esecutivo ha promesso che aumenterà lo stanziamento nella legge di Stabilità 2017. Il risultato finale, tuttavia, dipenderà anche dalle regole che si deciderà di applicare.

Il principale problema da superare ha a che vedere con la legge Brunetta. La norma, che risale al 2009 e che finora è rimasta sulla carta (perché avrebbe dovuto entrare in vigore con la prima tornata contrattuale successiva al rinnovo, finora congelato), imporrebbe di applicare questo schema:

– metà del budget produttività al 25% degli statali con le pagelle più alte;

– l’altra metà del budget produttività ai lavoratori con performance di medio standard, da rintracciare nel 50% della forza lavoro complessiva;

– nemmeno un euro per la produttività, invece, all’altro 25% dei lavoratori che si colloca sotto gli standard.

Ora che si riapre la contrattazione governo-sindacati queste regole potrebbero essere applicate. Ma non è detto: le ipotesi sul tavolo sono diverse e non è ancora esclusa la possibilità di un contratto ponte, che permetterebbe di utilizzare per tutti le poche risorse disponibili rinviando ancora la revisione delle regole.

Del resto, il superamento del meccanismo delle fasce di merito e l’allargamento delle materie da lasciare alle trattative sindacali sono temi che il Governo intende affrontare con il testo unico del pubblico impiego attuativo dalla riforma Madia, ma il Consiglio dei ministri ha tempo fino a febbraio per approvare il decreto.

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