I paesi emergenti frenano sulle retribuzioni. A rivelarlo è l‘International Business Report 2013 di Grant Thornton, un’indagine su un campione di 3.450 imprenditori e manager in 44 Paesi del mondo. Nei paesi Bric (Brasile, Ruussia, India e Cina, i quattro colossi emergenti del mondo), ad esempio, si è dimezzata la quota di aziende che hanno concesso aumenti di stipendi superiori all’inflazione, dal 21% del quarto trimestre 2011 all’11% dello stesso periodo del 2012.
Stesso discorso per l’area Asia-Pacifico (da 20% a 12%). Forte la riduzione anche in America Latina, dove, però, i valori rimangono piuttosto alti (dal 32% al 20%). Dati che rappresentano una brusca inversione di rotta rispetto alle tendenze recenti, che vedevano questi paesi, specialmente Cina e India, conceedere aumenti di stipendio tra il 10 e il 20% all’anno.
La domanda da farsi, a questo punto, è l’incidenza di questa frenato delle retribuzioni sul livello di attrazione del mercato del lavoro nei Paesi emergenti per un italiano che espatria. E’ prevedibile che a risentirne di meno siano manager maturi, che manterrano stipendi molto vantaggiosi. A soffrire di più della frenata saranno i giovani, che però potranno godere dei vantaggi fiscali che questi paesi, nel confronto con l’Italia, possono offrire.
Fanno eccezione, in questo discorso, i neolaureati: il divario tra le retribuzioni di un laureato giovane e proveniente da un’università prestigiosa tra Cina ed Italia rimane altissimo.