L’Ue ridimensiona ancora le stime di crescita per l’Italia. Secondo le previsioni economiche invernali della Commissione europea, l’Italia avrà nel 2015 una crescita del Pil di appena lo 0,6%, dopo che un ulteriore rallentamento nell’ultimo trimestre dell’anno scorso ha fatto segnare un calo dello 0,5% per l’intero 2014: si tratterà comunque di un atteso ritorno al segno positivo, in un contesto nel quale “per la prima volta dal 2007, le economie di tutti gli Stati membri sono attese riprendere a crescere”.
Sempre secondo l’Ue il Pil italiano dovrebbe aumentare poi dell’1,3% nel 2016, mentre per quanto riguarda il deficit pubblico, la Commissione prevede che l’Italia resti sotto la barra del 3% del Pil, che è stata raggiunta ma non superata nel 2014. Nel 2015 il disavanzo previsto è del 2,6% del Pil, e si ridurrà ancora al 2% secondo le proiezioni del 2016.
Il deficit strutturale, atteso allo 0,9% nel 2014, dovrebbe ancora diminuire allo 0,6% quest’anno, mentre nel 2016, secondo le proiezioni a politiche invariate, risalirebbe allo 0,8%. Il debito pubblico, che ha raggiunto il 131,9% del Pil nel 2014, aumenterà ancora quest’anno, secondo le previsioni della Commissione, fino a raggiungere il picco del 133%, per poi invertire la tendenza e tornare, secondo le proiezioni, al 131,9% del Pil.
La commissione ha anche motivato le sue conclusioni: il timido rialzo del Pil sarà “sostenuto solo lievemente da un miglioramento della domanda interna, e sarà dovuto soprattutto all’aumento delle esportazioni”, che a loro volta beneficieranno del calo dell’euro, del miglioramento della competitività dovuta alla riduzione del costo del lavoro, e dalla crescita della domanda esterna. Risultati migliori potrebbero venire poi “da un’attuazione riuscita delle riforme strutturali e del Piano Juncker per gli investimenti”, afferma la Commissione, ricordando anche i probabili benefici del Quantitative easing e del crollo del prezzo del petrolio, mentre potrebbe influire negativamente “un ritardo nella ripresa della domanda esterna”.
Per quanto riguarda il deficit, nel 2015 il disavanzo dovrebbe scendere ulterioremente al 2,6% a causa del calo della spesa per gli interessi. La spesa corrente aumenterà lievemente soprattutto a causa delle misure di sostegno ai redditi e dell’estenzione delle misure di sostegno ai disoccupati. “Nonostante il taglio del cuneo fiscale, il gettito fiscale dovrebbe aumentare soprattutto a causa di una ripresa delle entrate riguardanti l’imposizione sui redditi d’impresa e sui redditi finanziari”, sostiene la Commissione.
Quanto al debito pubblico, secondo l’Esecutivo Ue nel 2014 è aumentato al 132% del Pil perché “l’avanzo primario non è stato sufficiente a farlo scendere, anche a causa della crescita nominale piatta e del pagamento degli arretrati” del debito commerciale della Pubblica Amministrazione. Comunque, conclude la Commissione, il debito “dovrebbe raggiungere il picco nel 2015” con il 133% del Pil, e poi cominciare a calare nel 2016, tornando al 131,9 “grazie a una crescita nominale più forte e all’avanzo primario”.
Secondo la Ue, infine, la disoccupazione resterà a livelli elevati in Italia nel biennio in corso: al 12,8% quest’anno, lo stesso livello del 2014, e al 12,6% nel 2016. “Dati gli ampi margini di aumento che esistono innanzitutto sulle ore lavorate, l’occupazione dovrebbe aumentare solo lievemente nel 2015 e rafforzarsi mentre la ripresa guadagnerà slancio nel 2016 – scrive la Commissione –. Con l’aumento di persone sul mercato del lavoro, la disoccupazione dovrebbe restare a livelli storicamente elevati”.