Stellantis chiude il terzo trimestre del 2024 con numeri ben al di sotto delle aspettative: i ricavi scendono del 27%, attestandosi a 33 miliardi di euro rispetto all’anno precedente e le consegne hanno subito un calo del 20%, pari a 1,148 milioni di unità, con 279mila veicoli in meno consegnati. Secondo la società, la crisi è stata accentuata dalla riduzione pianificata delle scorte negli Stati Uniti e dal difficile contesto europeo, dove le sfide logistiche e di qualità hanno posticipato il lancio di modelli chiave. Doug Ostermann, il nuovo cfo durante la call con gli analisti, ha ammesso che i risultati sono inferiori al potenziale del gruppo, ma sottolinea i progressi nella gestione delle scorte e nella stabilizzazione del mercato americano. In Europa, le rigorose normative hanno rallentato l’avvio di prodotti strategici, ma il gruppo conta su un rilancio grazie ai nuovi lanci programmati per il 2025. Questi fattori, insieme alla stabilità delle stime 2024, seppur precedentemente ridotte, hanno spinto il titolo Stellantis al rialzo dell’1,4% a Piazza Affari.
Inoltre, il programma di riacquisto di azioni da 3 miliardi è stato completato a ottobre (di cui 0,9 miliardi nel terzo trimestre), restituendo agli azionisti 7,7 miliardi nel 2024.
Riduzione delle scorte negli Usa
In risposta al rallentamento del mercato statunitense, il colosso automobilistico italo-francese ha ridotto il proprio stock totale a 1,33 milioni di unità al 30 settembre, in calo di 129 mila unità dall’inizio dell’anno. Negli Usa, il livello di inventario è stato ridotto di oltre 80 mila unità tra giugno e ottobre, con l’obiettivo di una riduzione complessiva di 100mila unità entro fine novembre come confermato dal cfo: “Abbiamo certamente ancora del lavoro da fare, ma siamo in linea con il nostro obiettivo di ridurre le scorte dei concessionari statunitensi di 100mila unità nel 2024. Avevamo annunciato che avremmo ridotto gli stock entro fine anno a 330mila unità e restiamo molto fiduciosi di poterlo fare già prima della fine di novembre”, ha spiegato Ostermann, tentando di tranquillizzare gli investitori.
Stellantis conferma la guidance (già tagliata) 2024
Mentre il settore automotive europeo lotta con nuove sfide – dalla transizione verso i veicoli elettrici alla gestione delle catene di approvvigionamento – Stellantis cerca di ristrutturare le sue operazioni a livello globale, riducendo modelli obsoleti e adattando il portafoglio a un mercato in rapida evoluzione. Il colosso auto, che mantiene la sua guidance finanziaria per il 2024 aggiornata al ribasso a settembre, rimane ottimista sul rilancio, contando su un’ondata di nuovi lanci nel 2025. Nel dettaglio, il colosso italo-francese prevede un taglio del margine operativo dal 10% al 5-7% e una revisione del free cash flow industriale a -5/-10 miliardi (da positivo a negativo). La società ha fatto sapere che, per inizio 2025, “una politica di capitale coerente sosterrà la calibrazione dei dividendi e dei buyback”.
Tuttavia, la vera sfida per il gruppo resta la ridefinizione dei rapporti con le istituzioni italiane in un periodo in cui la politica industriale sembra sempre più un nodo critico per il settore.
Elkann e il Parlamento: scontro aperto
Oltre al calo dei ricavi, Stellantis si scontra con le critiche politiche. Il presidente John Elkann ha rifiutato un’audizione parlamentare, motivando che “non c’è nulla da aggiungere” dopo l’intervento dell’ad Carlos Tavares l’11 ottobre. Questo rifiuto ha scatenato una reazione infuocata dal Parlamento, con la Lega e Fratelli d’Italia che lo definiscono “un atto irrispettoso”. A bocciare la mossa di Elkann anche Giorgia Meloni e, secondo indiscrezioni, il Quirinale sarebbe “irritato”. “Ha mancato di rispetto al Parlamento – ha detto la premier in tv –. Gli sfuggono dei fondamentali, le Camere sono diverse dal governo”. E poi, quello con Stellantis “è un dialogo che continueremo a fare senza sudditanza e senza condizionamenti”.
In una successiva telefonata con il presidente della Camera Lorenzo Fontana, Elkann ha ribadito “rispetto e apertura al dialogo”, aggiungendo che il no nasce dalla volontà di rispettare il mandato della Camera al governo di delineare una politica industriale per il settore. Ha anche ricordato gli investimenti di 2 miliardi l’anno in Italia dal 2021, senza sbilanciarsi sul futuro.
Nel frattempo, la Legge di Bilancio prevede una riduzione di 4,6 miliardi per il Fondo automotive, misura che suscita allarme tra sindacati e imprese. Il settore denuncia un 2024 cupo, con un calo del fatturato del 32% e ordini in discesa del 40% sul mercato interno.