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Stellantis e Volkswagen, duro colpo all’automotive: cosa sta succedendo dopo le parole di Trump

FIRSTonline

Il settore automotive, già profondamente in difficoltà, subisce un nuovo duro colpo. Questa volta, a scuotere i mercati è stato l’annuncio di Donald Trump, neo-eletto presidente degli Stati Uniti. In un post pubblicato ieri sul suo social network Truth, Trump ha dichiarato l’intenzione di imporre dazi pesantissimi sulle importazioni da Messico, Canada e Cina, accusati di favorire immigrazione incontrollata e traffico di droga. La notizia ha avuto ripercussioni immediate, colpendo duramente soprattutto le case automobilistiche.

Tutte le principali aziende del settore, europee e non solo, registrano pesanti perdite in Borsa. A Milano, Stellantis ha aperto in calo di oltre il 5,5%, (a mezzogiorno la perdita è del 4,93%). Giù anche Pirelli (-4,19%), Ferrari (-1,91%) e Iveco (-1,1%). Situazione simile nelle altre piazze europee: Volkswagen cede il 2,57%, Bmw l’1,33%, Mercedes 1,66% mentre Renault lascia sul campo l’1,52%. In Asia, Toyota ha chiuso in calo dell’1%, mentre Nissan ha perso il 3,6%.

Gli investitori temono che dazi così aggressivi possano innescare una nuova guerra commerciale globale, mettendo a rischio l’intero sistema di produzione e distribuzione dell’automotive, integrato su scala internazionale.

Stellantis sotto i riflettori: pesa l’esposizione al mercato nordamericano

Stellantis, con una forte presenza in Nord America, è una delle aziende che potrebbe risentire di più delle conseguenze dei nuovi dazi. Il gruppo, nato dalla fusione tra Fiat Chrysler e Psa, ha importanti impianti produttivi in Messico, come quello di Toluca, dove vengono assemblati modelli di punta come il Jeep Wagoneer S e i pick-up della gamma Ram.

L’annuncio di Donald Trump sull’introduzione di tariffe del 25% sui beni importati dal Messico, unito alla minaccia (per ora in fase di campagna elettorale) di imporre dazi del 100% alle aziende che delocalizzano posti di lavoro, potrebbe spingere Stellantis a rivedere i propri piani produttivi. Secondo Bloomberg, l’azienda stava considerando di spostare ulteriormente la produzione di pick-up in Paesi a basso costo per restare competitiva, ma questa mossa potrebbe ora essere bloccata da possibili ritorsioni politiche.

Una rete globale a rischio

Il settore automotive è uno dei più globalizzati al mondo, con filiere produttive che attraversano i confini nazionali. Le nuove tariffe minacciano di spezzare questa rete, aumentando i costi e rallentando la produzione. L’impianto messicano di Stellantis, un tempo di proprietà Chrysler, è emblematico di questa interconnessione: produce motori a 8 cilindri, pick-up, e veicoli commerciali esportati in tutto il continente americano.

L’amministrazione Trump aveva già usato il protezionismo come leva politica in passato (e in campagna elettorale), ma l’intenzione di alzare ulteriormente il livello dello scontro crea forte incertezza. “Siamo più che partner, siamo quasi una famiglia”, ha dichiarato Flavio Volpe, presidente dell’Automotive Parts Manufacturers’ Association canadese, a sottolineare l’interdipendenza tra i mercati nordamericani.

Dazi Trump: effetto domino sul mercato globale

Le conseguenze dei dazi si riflettono non solo sulle case automobilistiche, ma sull’intero ecosistema industriale. Gli analisti avvertono che l’aumento dei costi potrebbe tradursi in prezzi più alti per i consumatori, alimentando l’inflazione negli Stati Uniti e rallentando la domanda di auto.

Per Stellantis, che sta cercando di consolidare la sua posizione nel mercato elettrico con progetti come la nuova linea di furgoni elettrici prodotta ad Atessa (Ch), in Italia, il rischio è quello di dover rivedere intere strategie industriali. Jean-Philippe Imparato, Ceo di Stellantis Pro One, ha ribadito l’impegno dell’azienda verso un futuro sostenibile, ma le nuove tariffe potrebbero rappresentare un ostacolo significativo agli investimenti necessari.

Uno scenario di incertezza

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca potrebbe segnare un nuovo capitolo di conflitti commerciali su scala globale. Se da un lato i dazi potrebbero essere usati come leva negoziale per rivedere accordi internazionali come l’Usmca, dall’altro rischiano di minare la stabilità economica di interi settori.

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Categories: Economia e Imprese