X

Stellantis e l’auto si fermano: il 18 ottobre sciopero generale del settore automotive. Ecco perché

Imagoeconomica

Era previsto e alla fine è arrivato: il 18 ottobre 2024 l’intero settore automobilistico italiano si fermerà per uno sciopero generale di otto ore. Fim, Fiom e Uilm, le principali sigle sindacali del settore, hanno indetto una protesta che coinvolgerà non solo i lavoratori di Stellantis, ma anche quelli delle aziende della componentistica. Al centro della manifestazione nazionale, che si terrà a Roma, ci sono la difesa dell’occupazione e la richiesta di interventi strutturali per garantire un futuro all’industria dell’automobile in Italia.

“Sciopero di otto ore dell’intero settore automotive con manifestazione a Roma il 18 ottobre 2024 per difendere l’occupazione e costruire il futuro dell’industria dell’auto”, hanno dichiarato i rappresentanti sindacali, sottolineando come la crisi non colpisca solo Stellantis, ma tutto il sistema produttivo. Le preoccupazioni riguardano il calo della produzione, la riduzione dei posti di lavoro e la difficoltà nel rispondere alla sfida della transizione all’elettrico.

La crisi di Stellantis e di tutto il settore automotive

La situazione negli stabilimenti Stellantis è particolarmente grave. Secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, “le cose vanno malissimo. Vogliamo coinvolgere il Governo, la cui gestione della crisi è molto superficiale”. Nonostante gli incentivi governativi per favorire l’elettrificazione del parco veicoli, Stellantis ha visto un calo delle vendite del 30% nel corso dell’anno. La produzione complessiva, invece, è scesa drasticamente, con il 2023 che ha segnato la fabbricazione di soli 751.000 veicoli, rispetto ai 911.000 prodotti nel 2007, una riduzione del 70%.

La transizione all’elettrico non decolla

La transizione all’elettrico, sostenuta da ingenti investimenti governativi, non sta avendo l’effetto sperato. Le vendite di auto elettriche sono in calo e la produzione non riesce a compensare la diminuzione di quella dei veicoli a combustione interna. In aggiunta, l’aumento dei costi energetici in Europa rappresenta un ulteriore ostacolo per il settore.

A complicare ulteriormente il quadro, poi, ci sono le notizie provenienti dalla Germania, dove l’industria automobilistica sta affrontando una crisi simile. Volkswagen sta valutando 15.000 licenziamenti e la chiusura di alcuni impianti, mentre Mercedes-Benz ha ridotto le previsioni per il 2024 a causa delle difficoltà sul mercato cinese.

Il futuro del settore passa inevitabilmente per la transizione all’elettrico, ma le incertezze sui mercati internazionali complicano ulteriormente la situazione. Mentre in Europa le vendite di auto elettriche stentano a decollare, gli Stati Uniti e la Cina, grazie a massicci investimenti governativi, stanno proteggendo le loro industrie. Questo sta mettendo in difficoltà l’industria automobilistica europea, che fatica a reggere la concorrenza dei produttori cinesi.

Le richieste dei sindacati: interventi immediati e strutturali

Fim, Fiom e Uilm chiedono interventi urgenti da parte del Governo e dell’Unione Europea. “Sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della UE, politiche industriali mirate da parte del Governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica”, hanno affermato i sindacati nel comunicato ufficiale. Tra le proposte avanzate, i sindacati sottolineano la necessità di bloccare i licenziamenti, ridurre l’orario di lavoro e sostenere la formazione dei lavoratori.

Anche il settore della componentistica è in grave difficoltà. Molte piccole e medie imprese del comparto hanno chiuso o si sono trasferite all’estero. L’utilizzo degli ammortizzatori sociali è in costante crescita, ma in molti casi si è già raggiunto il limite massimo previsto. I sindacati chiedono quindi un coinvolgimento diretto del Governo e della Presidenza del Consiglio per elaborare un piano industriale a lungo termine.

Il Governo e Stellantis: incertezze e mancati risultati

Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha dichiarato che l’obiettivo del Governo è “rafforzare la presenza di Stellantis nel nostro Paese, essendo il principale e unico produttore di auto”. Ma, nonostante gli incentivi messi in campo per un valore di un miliardo di euro, la produzione non è aumentata come previsto.

“Abbiamo fatto quello che ci era stato chiesto in sede europea, di rimuovere lo status Euro7, abbiamo realizzato un piano di incentivi straordinari che ha consentito di rinnovare il parco auto e di rottamare le più auto più vecchie e più inquinanti” ha ribadito il ministro, “quello che è mancato è la risposta della produzione nazionale, come invece era stato previsto e preannunciato. Per questo noi siamo disponibili sempre e comunque, e continua il nostro confronto con l’azienda praticamente ogni giorno, a sostenere i piani di sviluppo dell’auto in Italia e a sostenere la sostenibilità agli investimenti automobilistici in Europa, come ci accingiamo a fare con una proposta significativa e concreta che ha avuto consenso in Europa”, ha concluso Urso.

I sindacati sono concordi nel sostenere che gli incentivi governativi per l’acquisto di auto, così come sono stati concepiti, non hanno prodotto i risultati sperati. Piuttosto, chiedono un piano industriale che garantisca la saturazione delle fabbriche esistenti e sostenga l’intera filiera produttiva. “Serve un nuovo patto per l’automotive”, affermano, con l’ingresso di nuovi produttori e investimenti pubblici che tutelino l’occupazione e rispettino le normative contrattuali italiane.

Intanto Stellantis ha annunciato ieri l‘arrivo in Europa dei modelli elettrici C10 e T03 della cinese Leapmotor, segnando il debutto della joint-venture Leapmotor International, in cui Stellantis detiene una quota di maggioranza (51%). L’obiettivo della partnership è espandere globalmente le vendite di veicoli ad alta tecnologia a prezzi contenuti.

Il futuro di Stellantis e la ricerca del nuovo Ceo

Nel frattempo, Stellantis ha avviato la ricerca per un nuovo amministratore delegato, poiché il contratto di Carlos Tavares scadrà nel 2026. Sebbene la società abbia precisato che si tratta di un “normale processo di successione“, la notizia ha destato scalpore, non solo in Italia ma anche negli Stati Uniti, dove il Gruppo sta affrontando notevoli difficoltà, con il calo delle vendite e la crescente tensione anche con i sindacati locali. Il consiglio di amministrazione si riunirà ad ottobre per discutere le strategie da adottare per rilanciare il business nel Nord America.

La mobilitazione del 18 ottobre potrebbe essere solo il primo passo di un lungo percorso di confronto tra sindacati, aziende e Governo, per salvare un settore cruciale per l’economia nazionale.

Related Post
Categories: Lavoro