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Stellantis dribbla i veleni: è il primo titolo di Piazza Affari per valore di Borsa e la Ferrari segue a ruota

Imagoeconomica

A  giudicare dalle polemiche politiche e dallo sgradito ritorno della cassa integrazione a Mirafiori e Pomigliano ha senso inserire l’auto tra le emergenze dell’industria italiana. Ma l’allarme non si giustifica se lo si guarda al mercato azionario che gratifica il gruppo con risultati eccellenti. E il caso di Ferrari, balzata addirittura al primo posto per capitalizzazione sull’onda del contratto con Lewis Hamilton. Certo, il primato è durato poco ma la leadership di Piazza Affari è stata assunta da Stellantis che oggi viene trattata sopra i 70 miliardi di valore, assai più di Enel (60 miliardi circa) e di Eni (poco più di 48). 

Il sorpasso di Ferrari su Enel mostra la crescita dell’auto italiana

Numeri che fanno sensazione se si pensa che nel 1992 la Fiat valeva poco più di 4 miliardi di euro, fa notare Gabriel Debach, l’analista di eToro. Nonostante sia spesso relegata a un ruolo marginale nel panorama internazionale, l’Italia ha assistito in meno di un mese al sorpasso di Ferrari su Enel come prima azienda italiana per capitalizzazione, grazie a trimestrali record e alla firma del campione Hamilton. Tuttavia, questo sorpasso è durato poco, con la sua ex casa madre, ora parte di una famiglia più ampia, che è tornata al vertice. Se negli Stati Uniti è il settore tecnologico a dominare la classifica, in Italia è il settore automobilistico a prendere il comando. Con Tesla che riporta un periodo di difficoltà, il mercato automobilistico italiano sta vivendo una fase di crescita, confermato, tra l’altro, dai numeri Iveco. 

La crescita di Stellantis 

Ma la nota di colore è garantita dai numeri di Stellantis. “Mentre il palcoscenico politico si tinge” di sfumature oscure – come nota Debach – il panorama economico mostra un colore diverso: il verde”. Il 2023, nota l’analista, è stato un anno decisivo. Nonostante il passo falso di dicembre, mese in cui per la prima volta dal lontano 1928 la Fiat non è stato il marchio più venduto in Italia.

Ma all’interno di un mercato turbolento, caratterizzato da trasformazioni senza precedenti, Stellantis ha segnato una significativa crescita delle vendite in Europa (secondo mercato del gruppo), registrando un aumento del 5,9% in tutti i segmenti e per tutte le propulsioni e concludendo l’anno al secolo posto nelle vendite sul mercato europeo grazie anche alla rapida crescita nei veicoli elettrici a batteria (BEV), con un aumento del 14% rispetto al 2022,. La quota di mercato è salita al mercato del 14,2% in Europa, dove il gruppo primeggia in vari segmenti BEV. A Gennaio, poi, Stellantis ha registrato una crescita dei volumi del 17,6% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una quota di mercato del 19,7%, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto allo scorso anno, sostenuta dalla crescita tedesca, con un incredibile +61% nelle vendite

Tesla scende, Stellantis sale

Il risultato? In un settore in cui Tesla e molte case automobilistiche hanno subito pressioni al ribasso sui margini netti, Stellantis mostra un’evoluzione opposta. Nell’ultimo anno, Tesla è scesa del 4%, riportando un drawdown dai massimi del 36%, mentre Stellantis viaggia sui massimi storici, beneficiando di una crescita del 43%, ma soprattutto con multipli nettamente differenti. 

La casa automobilistica americana ha un rapporto prezzo/utile futuro di 58 volte, a differenza dei 3.9 volte di Stellantis. E tra i Big dell’auto Stellantis si piazza al sesto posto tra le principali case automobilistiche per capitalizzazione, posizionandosi dietro a Tesla, Toyota, Porsche, Mercedes e alla cinese BYD.

Certo, in questo quadro, Stellantis in Europa punta con forza ai siti polacco, slovacco e serbo, che entro il 2025 potrebbero aumentare la produzione del 38% e toccare le 788 mila unità prodotte. Quindi è un problema per l’Italia ma anche per la Francia, nonostante il peso dello Stato nell’azionariato. Certo, il nostro paese ha lo svantaggio del “monocostruttore”, ma la Francia non può dirsi al riparo da future erosioni di produzione da delocalizzazione.

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