Non è piaciuta a Piazza Affari la mossa di Stellantis: il gruppo ha annunciato che il consiglio di amministrazione ha accettato le dimissioni di Carlos Tavares dalla carica di Ceo con effetto immediato. Il titolo crolla ai minimi da due anni con un calo di oltre l’8%.
Ha già preso il via il processo per la nomina di un nuovo Ceo permanente, atteso concludersi però entro la prima metà del 2025, mentre per ora sarà istituito un nuovo comitato ssecutivo presieduto da John Elkann. Nel comunicare le dimissioni, Stellantis ha confermato la guidance per il 2024.
Alle ore 12 il titolo Stellantis a Piazza Affari quota 11,56 euro in calo del 7,82%, in lieve recupero dopo un minimo a 11,42 euro, con una capitalizzazione di 34,17 miliardi. Negli ultimi 6 mesi la società ha perso il 43% dopo il massimo di marzo a 27,155 euro. Anche a Parigi le azioni perdono il 7,17%.
Il manager portoghese lascia il gruppo italo-transalpino, ma a trazione francese, in un momento decisamente delicato per il settore automobilistico che affronta, in Europa, una crisi epocale delle vendite mentre ancora non riesce a mettere a fuoco il futuro nel dibattito su macchine elettriche a cui il mercto crede meno e termiche che non saranno prodotte nel 2025 dai costruttori per non soccombere sotto il peso delle multe Cafe per le emissioni di CO2.
Le dimissioni erano state programmate per fine mandato, a inizio 2026. Poi la doccia fredda- di ieri sera, senza che la società fosse pronta a nominare un successore, evidentemente per via di divergenze di opinioni con il Board: “il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il consiglio e il ceo. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti che hanno portato il consiglio e il ceo alla decisione”, ha detto Henri de Castries, senior independent director di Stellantis.
Agli investitori in Borsa non sono bastate le rassicurazioni della società che ha confermato le guidance per il 2024, come del resto aveva già fatto anche in occasione dei conti del terzo trimestre a fine ottobre dopo il profit warning di settembre, e del presidente John Elkann, il quale ha spiegato che, mentre procede la ricerca del nuovo ceo, “sarà garantita la puntuale attuazione della strategia della società nell’interesse di lungo termine di Stellantis e di tutti i suoi stakeholders”.
Gli analisti preoccupati per lo più per la mancanza di un successore
I commenti degli analisti trasudano preoccupazione, soprattutto per la mancanza di un successore, ma anche per i molti dossier aperti sul tavolo. “L’uscita anticipata di Tavares, anche se già prevista nella prima parte del 2026, avviene a sorpresa e a nostro avviso crea incertezza riguardo l’evoluzione del business anche al netto della conferma della guidance 2024, la quale però evidenziamo implica un range abbastanza ampio” dicono gli analisti di Intermonte aggiungendo che “tra le caratteristiche ricercate nel prossimo ceo ci sono la provenienza dall’industria auto (un profilo esterno sarebbe negativo) e con forte conoscenza/esperienza nell’area del Nord America”. Mentre gli esperti di Equita sottolineano che “sebbene la performance operativa dell’ultimo anno sia stata particolarmente debole e nettamente inferiore alle guidance iniziali del management, Tavares godeva comunque del goodwill per essere stato l’artefice del rilancio di Psa, dell’acquisizione di Opel e della creazione di Stellantis con gli ottimi risultati dei primi anni post fusione e aver dimostrato di saper ridurre i costi. Riteniamo che resti incertezza almeno fino alla nomina del sostituto”.
Fanno eco gli analisti di Barclays, che hanno tagliato il giudizio a “equal weight” portando il target price a 12,5 euro dai 23 euro precedenti, e di Bernstein, che ha rivisto al ribasso l’obiettivo di prezzo a 11 euro per azione dai precedenti 18 euro, pur confermando il rating a “market perform”.
Gli analisti di Citi, confermando il rating neutral e il target price a 12,40 euro sull’azione, ricordano che i risultati del terzo trimestre del 2024 evidenziano sfide significative per Stellantis che, come altri produttori di automobili, “affronta un deterioramento dei prezzi globali e del mix di prodotto, una crescente pressione competitiva da parte dei produttori cinesi e una rapida crescita nella penetrazione dei veicoli elettrici (Bev) in Europa prevista per il 2025, che probabilmente non aiuterà i margini operativi”, sottolineano ancora da Citi, aggiungendo che, “sebbene l’azienda stia affrontando le sue problematiche a breve termine e i confronti finanziari e di vendite potrebbero diventare più favorevoli nella seconda metà del 2025, attualmente le valutazioni dei produttori automobilistici lasciano poco spazio per un ottimismo eccessivo”.
Ancora più tranchant è il commento di Banca Akros che vede la notizia delle dimissioni di Tavares, per altro artefice della fusione tra Fca e Psa e della creazione di Stellantis, “molto negativa e del tutto inaspettata” dagli analisti di Banca Akros, che attribuiscono alla sorpresa l’impatto pesante sul titolo in borsa. L’uscita di scena di Tavares rappresenta “un evento simbolico di grande rilevanza”, con conseguenze difficili da prevedere o quantificare“.
I dossier sul tavolo e il toto-nomine
L’uscita di Tavares accende ancor più i riflettori su una situazione decisamente complicata per la società, messa all’angolo dalla riduzione delle scorte in nord America, i ritardi nel lancio dei nuovi modelli, la pressione prezzi e la concorrenza cinese, i probabili dazi, il tema dell’Airbus, mentre si stava anche pensando a un rimpasto del top management, tra cui la sostituzione del cfo.
Al momento per la successione di Tavares, non emerge nulla di concreto, ma è comunque partito il toto nomine. I nomi che circolano sui principali quotidiani sono molti, a partire di quello di Luca de Meo, numero uno di Renault e responsabile dell’Acea, anche se ha più volte detto di non volere lasciare la guida del gruppo francese che ha contribuito a rilanciare. Peraltro, c’è chi ipotizza che, via Tavares, il presidente francese Emmanuel Macron possa premere per una fusione Stellantis-Renault, cosa su cui sono circolate in passato girandole di indiscrezioni, che le società hanno sempre smentito e del resto anche l’antitrust avrebbe da ridire.
Si fa poi il nome di Jean-Philippe Imparato, ex Ad di Alfa Romeo e da ottobre chief operating officer Enlarged Europe di Stellantis e Ceo di Pro One, e di Edouard Peugeot, figlio dell’attuale presidente di Peugeot Invest, Robert Peugeot, e con un passato in JPMorgan e TowerBrook. Peugeot Invest controlla l’11% dei diritti di voto di Stellantis con il 7,1% di azioni (Exor il 23% dei diritti di voto e il 14,3% delle azioni e lo stato francese attraverso Bpi il 9,6% con il 6,1% di azioni).