Reclutamento, mobilità, valutazione e contratto. Sono queste le quattro priorità su cui Governo e Sindacati hanno instaurato un confronto tecnico allo scopo di sbloccare uno stallo lungo ormai 7 anni per il rinnovo del contratto
Il ministro della Pa Marianna Madia ha stabilito un iter: da oggi a metà settembre continueranno gli incontri fra l’Esecutivo e le confederazioni sindacali. Subito dopo si passerà alla stesura dell’atto di indirizzo che verrà trasmesso all’Aran nella seconda settimana di settembre.
Infine arriverà il Testo unico del pubblico impiego, la cui presentazione potrebbe avvenire a gennaio 2017, un mese prima della scadenza della delega.
Il confronto attualmente in corso a Palazzo Vidoni, in base alle ultime indiscrezioni ha avuto come tema centrale la possibilità di modificare i criteri di distribuzione degli incentivi. Addio ai premi a pioggia, senza distinzioni di merito tra un dipendente e l’altro. In futuro i riconoscimenti verranno assegnati solo a chi fa bene il suo lavoro.
Per quanto riguarda il reclutamento, si prevede turn over selettivo che consenta di impiegare nella PA solo le professionalità che servono in base ai fabbisogni, sul modello delle maestre della scuola.
Un altro argomento su cui il ministro Madia si dovrebbe confrontare con i sindacati riguarda la contrattazione di secondo livello, vale a dire i premi di produttività che in base alla legge vengono assegnati al 25% degli impiegati.
In questo frangente occorre menzionare le indiscrezioni pubblicate oggi dal Corriere della Sera secondo cui la bozza del nuovo Testo Unico sul Pubblico Impiego conterrebbe due novità importanti che, se approvate, potrebbero stravolgere uno dei capisaldi del mercato del lavoro italiano: la maggiore sicurezza garantita ai dipendenti pubblici rispetto a quelli privati.
In base a quanto riportato dal quotidiano di via Solferino, con l’ok al decreto, i lavoratori della PA dovranno dire addio alla certezza del “posto fisso” ma anche all’aumento automatico dello stipendio con gli scatti di anzianità. “Ogni anno – scrive il Corriere citando il documento – tutte le amministrazioni devono comunicare al ministero le “eccedenze di personale” rispetto alle “esigenze funzionali o alla situazione finanziaria”. Detto brutalmente, i dipendenti che non servono o che la situazione di bilancio non consente di tenere in carico.”
Per quanto riguarda gli scatti di anzianità invece, dopo il lungo periodo di congelamento, in base alle previsioni potrebbero essere cancellati per sempre. Annualmente i dipendenti saranno valutati dai loro superiori. Sulla base di quelle valutazioni verranno assegnati gli aumenti, che comunque non potranno superare il 20% dei lavoratori di ogni amministrazione