L’Italia, al di là delle smentite d’ufficio della premier Giorgia Meloni, farà un accordo con la Starlink di Elon Musk sui servizi satellitari, almeno nelle cosiddette aree bianche a fallimento di mercato? E se così fosse, per l’Italia saranno di più i vantaggi o i rischi? Non è semplice rispondere a queste domande, che infiammano il dibattito politico italiano, perché tutta la materia è ancora troppo avvolta nella nebbia. Ma se c’è una persona in Italia che è in grado di parlare di Starlink senza pregiudizi ideologici e con grande competenza tecnica questa è sicuramente Franco Bernabè, già Ceo di Eni e Telecom Italia e fresco autore con Paolo Pagliaro di un libro graffiante edito da Solferino, il cui titolo In trappola è tutto in programma e mette bene in evidenza i pericoli che corre l’Occidente intervista. In questa intervista a FIRSTonline Bernabè spiega come stanno le cose su Starlink e non risparmia giudizi forti su Elon Musk (“imprenditore geniale ma politico inaffidabile”) su cui si discuterà ancora a lungo. Sentiamolo.
Dottor Bernabè, l’ipotesi di un accordo tra l’Italia e Starlink di Elon Musk per la fornitura di servizi satellitari per 1,5 miliardi di euro sta infiammando la scena politica italiana ma non è chiaro di cosa si tratti esattamente. Di quali servizi parliamo e per l’Italia quali sarebbero i vantaggi e le opportunità di un accordo con Starlink e quali, invece, i rischi e i pericoli?
“Dobbiamo partire da una domanda: che cos’è Starlink? E in che modo l’Italia può affrontare la questione del rapporto con Starlink? Va detto che, oggettivamente, si tratta di un’innovazione imprenditoriale radicale, che rischia di mettere il mondo delle telecomunicazioni in difficoltà. A mio avviso, il mondo delle tlc non ha ancora compreso i problemi che deriveranno dalla presenza di Starlink: si tratta infatti di una società disruptive a livello di tlc proprio come lo è stata Tesla per il mondo dell’automobile. Ora, partiamo da un dato di fatto: Starlink ha 4 milioni di abbonati nel mondo, di cui 50 mila in Italia. Utilizza satelliti che girano a bassa orbita (molto meno costosi della manciata di satelliti che l’Italia ha messo in orbita geo-stazionaria, cioè più in alto, ndr). Tanto per fare un raffronto: tutti gli altri gestori satellitari mettono assieme 4 milioni di clienti, ma la grande differenza sta nel fatto che Starlink i suoi utenti li ha fatti tutti in tempi molto recenti, gli altri invece hanno impiegato trent’anni a raccoglierli”.
Con queste premesse e questi dati, qual è, secondo lei, l’obiettivo di Starlink?
“Starlink va avanti come il suo razzo. Tramite la sua società, Musk ha sviluppato un lanciatore che immette in orbita decine e decine di satelliti alla volta. La sua ambizione, secondo me, è di diventare un operatore telefonico globale e mettere in difficoltà il mondo delle telecomunicazioni. Si badi bene, il satellite non ha ancora le capacità delle linee terresti, vale a dire della fibra, ma va riconosciuto che Starlink manda in orbita satelliti nuovi – a oggi circa 7 mila, con l’ambizione di salire velocemente di numero – e ha un modello di business molto intelligente e particolarmente ambizioso perché, in funzione dello sviluppo della domanda, Starlink indirizza i satelliti”.
Cosa significa?
“Significa che i satelliti vengono spostati di volta in volta a seconda di come si evolve la domanda. Funziona all’incirca così: Musk manda continuamente in orbita satelliti nuovi per allargare la fascia di copertura perché il cono di illuminazione di ciascun satellite è limitato. In più c’è il problema dell’handover perché il sistema è composto da satelliti che girano. Ciò significa che la comunicazione deve passare da un satellite all’altro. Più ci si allontana dalla fascia di copertura, più perde potenza il segnale. I satelliti, peraltro possono essere spostati in funzione di dove c’è la richiesta di connettività e il carburante che i satelliti hanno in pancia viene utilizzato per ridirezionare i satelliti. Quando poi il combustibile è esaurito, i satelliti vengono ripresi e portati via – con un problema di spazzatura satellitare – e man mano si allarga la rete. È veramente un disegno grandioso quello di Elon Musk”.
E quindi?
“Musk oggi è presente in Italia con un’offerta molto competitiva: per circa 40 euro, nelle zone rurali si ha una copertura con una latenza che non è ancora paragonabile a quella delle reti mobili perché oggi la latenza misurata presso un cliente normale con gli strumenti disponibili in rete è tra i 100 e i 140 millisecondi rispetto a una latenza normale di trasmissione satellitare che è di 500 millisecondi e rispetto a una latenza del 5G che è di 20 millisecondi. Quindi c’è ancora un ritardo nel segnale ma comunque è molto meglio di quello che oggi è disponibile sul mercato delle comunicazioni satellitari”.
La fornitura di Starlink coprirebbe le cosiddette aree bianche del Paese o tutto il territorio nazionale e anche reti civili, militari e diplomatiche?
“Di questo ipotetico accordo non è dato sapere ancora nulla”.
C’è chi sostiene che sul piano economico e industriale l’offerta di Starlink sia molto competitiva e non abbia rivali ma che per essere pienamente operante richiederebbe grossi investimenti: chi li dovrebbe pagare?
“Ci sono i fondi europei agganciati al Pnrr. Mi preme tuttavia sottolineare che quello di Musk è un obiettivo ambizioso che richiede ancora investimenti importanti che non riguardano solo i satelliti ma anche le stazioni a terra perché se Tizio fa una chiamata tramite satellite, Tizio può parlare con Caio che è collegato, anche lui, direttamente col satellite. Ma se Tizio deve parlare con chi ha un cellulare, Tizio deve passare per un punto di interscambio terrestre”.
Tradotto?
“Tradotto: bisogna avere stazioni di indirizzamento a terra. Musk aveva una stazione a terra in Svizzera, adesso mi dicono che abbia tre stazioni a terra in Italia, però c’è Telespazio che potrebbe offrirgli tutte le stazioni a terra di cui ha bisogno. Con un accordo con Telespazio, quindi, Musk potrebbe garantire una copertura ampia del territorio”.
Che effetti avrebbe un accordo tra Italia e Starlink sull’Europa che ha in progetto Iris2? La Ue resterebbe spiazzata dall’iniziativa italiana?
“Il progetto satellitare Iris2, assegnato ad alcune delle più importanti società satellitari europee per lo sviluppo di 290 satelliti ad orbita bassa, non sarà realmente operativo prima del 2030. Come può reagire un politico italiano o europeo che guardi a questa situazione? Di sicuro è consapevole del fatto che qui abbiamo un fortissimo ritardo nella copertura delle aree bianche. Open Fiber ha ritardi e difficoltà oggettive nel portare a termine la copertura e probabilmente sarebbe ben contenta di disfarsi oggi di tale responsabilità. Non escludo, insomma, che il politico sia tentato di dire: utilizziamo Starlink per la copertura delle aree bianche. E certamente Starlink le coprirebbe facilmente e in gran velocità”.
Condizione pregiudiziale di un accordo tra l’Italia e Starlink e che ci sia un a gara e che Starlink la vinca o il Governo potrebbe ricorrere a scorciatoie?
“Una gara va fatta, certo. E non vedo perché mai il Governo dovrebbe pensare di ricorrere a scorciatoie, non ve n’è la necessità. Alla gara si presenterebbe OneWeb dell’inglese Eutelsat – che però ha 600 satelliti al posto dei 7 mila di Starlink, e poi bisogna vedere che latenza ha -, si potrebbe presentare forse Project Kuiper di Amazon ma i suoi lanciatori non sono ancora testati. E temo davvero poco altro. Significa che Starlink vincerebbe la gara a mani basse. Peraltro, è sufficiente che le specifiche tecniche siano sufficientemente stringenti e su chi può accaparrarsi la vittoria non ci sarebbero dubbi”.
Al di là degli aspetti economici e industriali, è l’aspetto politico che preoccupa e soprattutto la sicurezza dei dati che passano attraverso Starlink e che sono, sì, criptati ma che sono spesso gestiti da società non esenti da rischi di infiltrazioni di servizi segreti come rivelò tempo fa un’inchiesta della stampa americana. Chi può dare garanzie su questo aspetto così delicato per la sicurezza nazionale?
“Sul tema legato alla sicurezza delle reti militari e diplomatiche, mi viene da dire che esistono già reti di collegamento satellitare ad hoc, le ambasciate parlano già con rete protetta. Onestamente, non vedo un problema di sicurezza. Le strutture militari? Hanno i loro sistemi di comunicazione sicuri. Quindi, mentre nel civile io vedo con chiarezza un vantaggio competitivo, sul resto ci sono alternative, anche se oggettivamente Starlink offrirebbe prestazioni superiori. Di sicuro, comunque, c’è che la chiave di criptazione deve averla l’ambasciata o il reparto militare, è lo Stato che deve averne il controllo. Il segnale deve partire già criptato, viene trasmesso e il satellite deve garantire solo il trasporto. Quando parliamo di sicurezza a proposito di Starlink, parliamo di sicurezza nel trasporto e non nella gestione dei contenuti delle comunicazioni. I militari hanno i loro sistemi di criptazione e se li tengono ben stretti”.
Davvero niente rischi, secondo lei?
“Certo, vedo anche personalità di governo che parlano liberamente sulle chat WhatsApp e posso immaginare che la mancanza di una continua attenzione per la sicurezza quando si comunica sia un rischio sempre presente. Ma in uno Stato normale, le forze dell’ordine, i militari e le ambasciate hanno le loro reti di trasmissione, i loro sistemi di criptazione e hanno una gestione sicura dei sistemi di comunicazione. I rischi vengono più da comportamenti individuali che dal sistema infrastrutturale. La guerra in Ucraina ha dimostrato che la maggior parte delle informazioni sensibili è raccolta da comunicazioni tra cellulari di uso comune o addirittura dai social networks. La sicurezza la deve garantire il servizio che utilizza l’infrastruttura di comunicazione. Starlink può garantire le prestazioni”.
L’altro aspetto politico preoccupante di Starlink è legato alla personalità di Elon Musk che non solo occuperà un ruolo importante nella nuova amministrazione Trump ma che di Starlink è solito fare un uso politicamente disinvolto, come quando accese e spense i servizi satellitari e di cybersecurity prima in Ucraina e poi a Taiwan: che garanzie di neutralità industriale e politica può ricevere l’Italia da Starlink?
“Lo Stato si deve tutelare dalle bizzarrie di un personaggio come Musk. Un genio dal punto di vista imprenditoriale, ma uno sconsiderato dal punto di vista politico e sociale. Oggi, tuttavia, non si sa di cosa si stia parlando esattamente a livello di governo. Ripeto, Starlink ha potenzialità enormi per la copertura delle aree bianche e garantisce prestazioni molto superiori agli altri sistemi di comunicazioni satellitari. Probabilmente rappresenta un pericolo anche per gli operatori di tlc mobili”.
Cioè?
“Non oggi ma comunque in una prospettiva abbastanza ravvicinata, come modello di business Musk ha l’obiettivo di usare le frequenze di cui dispone per servire direttamente i telefonini. I cellulari, cioè, diventano la stazione a terra e il servizio si trasforma in dual use: sarà possibile avere un contratto, ad esempio, con Tim ma quando ci si trova fuori copertura si avrà un contratto con Starlink. Così Musk diventerebbe un operatore telefonico globale perché se usa frequenze 5G e il cellulare parla direttamente col satellite, allora ha fatto un salto di qualità. Così, in definitiva, opererebbe al di fuori di tutte le regole che hanno presieduto alla definizione delle strategie degli operatori telefonici mondiali. Musk offrirebbe i suoi servizi a tutti. Si tratta comunque per il momento di ipotesi e tanti dettagli devono ancora essere chiariti”.
Un eventuale accordo con Starlink metterebbe in ginocchio le altre società italiane di telecomunicazioni e di cybersecurity?
“Attenzione, Musk sta per avviare una rivoluzione con i suoi rischi e le sue opportunità. Ma è anche vero che non è possibile riempire il cielo di satelliti: a un certo momento qualcuno dirà che quegli spazi devono essere oggetto di un trattato internazionale che attualmente non c’è per le orbite satellitari a bassa quota. Non è possibile che lo spazio sia occupato da chi arriva prima. Ci sono problemi di tutti i tipi, dalla spazzatura satellitare, alle interferenze nelle osservazioni celesti che vanno regolati con un accordo internazionale che deve essere però molto più stringente di quello varato tanti anni fa sullo spazio extra-atmosferico. Le società di telecomunicazioni però non hanno mai considerato un operatore satellitare come un potenziale concorrente rischioso. Oggi invece devono stare attente a Musk”.