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Starlink e i suoi concorrenti. Cosa scegliere quando Internet “fisso” non c’è o fa i capricci

Non decolla il piano del Governo per portare i collegamenti in fibra ottica anche nelle zone “a fallimento di mercato”. Ma la tecnologia avanza e le soluzioni non mancano. Anche per le aree più difficili. Dal collegamento cellulare al satellitare: ecco come scegliere.

Starlink e i suoi concorrenti. Cosa scegliere quando Internet “fisso” non c’è o fa i capricci

La grande promessa deve fare i conti con la dura realtà. Fa fatica a decollare la larga banda “per tutti e ovunque” promessa dalle nostre istituzioni per dare corpo e sostanza al nuovo modello sociale del lavoro a distanza e della società pienamente interconnessa. Sono ancora troppe le aree del paese dove Internet va a singhiozzo, i collegamenti sono avari o addirittura assenti. I difetti non mancano perfino nei grandi centri urbani. E il roboante annuncio di qualche anno fa di promuovere a colpi di sussidi pubblici perfino la fibra ottica nei piccoli centri a “fallimento di mercato” (cioè quelli dove l’investimento per l’operatore non sarebbe remunerativo) procede con italica lentezza.

La casa di vacanza, la campagna, il paese dove passeremmo qualche giornata in più portandoci il lavoro interconnesso: rinunciare per mancanza di tecnologia? Non rassegniamoci. Con un po’ di buona volontà, e qualche cognizione in più, possiamo esplorare qualche soluzione che magari c’è ma non si vede.

C’è il router Internet simile a quello “fisso” di casa ma invece ci offre il wifi e i collegamenti con le prese via cavo (ethernet) captando e amplificando il segnale di un ripetitore di telefonia cellulare con un’antennina piazzata sul tetto. C’è la “padella” simile a quella della tv satellitare che ci collega ad un gestore di Internet via radio. O il nuovo ma già prorompente servizio satellitare Starlink, frutto del l’indiscutibile anche se controverso genio di Elon Musk. Come esplorare le possibili soluzioni? Come scegliere al meglio? E quanto ci costa?

Larga banda “istituzionale” in ritardo. Ma teniamola d’occhio

Nei quartieri più popolati delle grandi città ce la caviamo. I collegamenti in fibra ottica procedono finalmente con buona velocità. Ma altrove l’Italia continua a essere a macchia di leopardo. Unificare le strategie, massimizzare le capacità di investimento e definire un percorso con tempi certi rimane un’illusione. Un esempio per tutti, piccolo ma probante: Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti, è una di quelle località a fallimento di mercato (ma dalle grandi potenzialità di rilancio economico e sociale, come migliaia di piccoli borghi italiani) teoricamente baciate degli investimenti straordinari delle istituzioni per una rete in fibra ottica a larga banda che doveva essere pienamente attiva alla fine del 2022. Il ritardo è davvero colpevole: nel paese reatino Open Fiber, l’operatore istituzionale, ha effettivamente completato le dorsali in fibra nel 2022 predisponendo nel 2023 gli allacci per i ripetitori wireless per raggiungere via radio anche gli insediamenti rurali. Niente da fare. Manca l’ultimo passo per l’offerta degli operatori con la nuova tecnologia, che continua ad essere promessa “a breve”. E’ solo uno dei tanti casi. L’Italia, preda dell’”illusione fibra”, paga migliaia di situazioni analoghe.

I lavori sono comunque in corso. E se siamo in una delle tante zone con Internet asfittico vale la pena di consultare con una certa frequenza prima il sito di Open Fiber e poi i siti dei vari operatori di telefonia fissa e mobile (a partire dai principali: Tim, Vodafone, Fastweb, WindTre) per verificare per la nostra abitazione la comparsa di un’offerta in larga banda in fibra o in alternativa un collegamento via radio per coprire il cosiddetto “ultimo miglio” con la stessa tecnologia.

L’alternativa cellulare: ottima (se funziona) ed economica

La fibra che arriva direttamente dentro la nostra casa, o anche la nostra impresa o esercizio commerciale, è la soluzione comunque migliore in termini di prestazioni e di affidabilità. Ma se questa non è disponibile un’ottima soluzione, sia in termini di prestazioni che di costo del servizio, può essere quella di un collegamento sfruttando la rete cellulare dei telefonini: la tecnologia 4G auro mai una copertura quasi totale del territorio e raggiunge anche le aree scarsamente popolate o addirittura impervie. E non mancano, anche nelle aree più sperdute, i collegamenti con la nuova tecnologia 5G, che offre prestazioni vicine a quelli dei collegamenti fissi in fibra ottica.

Allestire una postazione sostitutiva della fibra sfruttando la rete cellulare può essere addirittura una buona alternativa alle altre soluzioni, che offrono magari prestazioni maggiori ma anche costi più alti. Il primo passo per verificarne la praticabilità è naturalmente quello di una verifica sulla copertura di uno o più gestori di telefonia mobile. Se questa è presente possiamo affidarci al tutorial già pubblicato su FIRSTonline e fare tutto per conto nostro senza bisogno di rivolgerci a un tecnico o ad un operatore specializzato. Nel modem “cellulare” (che possiamo anche comprare nei siti di commercio elettronico a poche decine di euro) andrà inserita una Sim, scegliendo il gestore che nella nostra zona offre il servizio più efficiente e magari la tariffa migliore, che può essere davvero lieve, attorno ai 10 euro al mese o anche meno.

La soluzione “fai da te” illustrata nel nostro tutorial ha una variante “ufficiale” offerta dagli operatori di telefonia, che però è mediamente più costosa: il sistema FWA (Fixed Wireless Access), usato anche per estendere via radio, con apparati forniti e installati direttamente dal gestore, le reti in fibra ottica nelle aree rurali o non facilmente raggiungibili con il cablaggio, a volte in combinazione con la tecnologia LMDS di cui parliamo qui di seguito.

Via radio o via satellite Starlink, che cresce velocemente

Niente linea fissa e rete cellulare debole? Una soluzione potrebbe venire appunto dai servizi via radio LMDS (Local Multipoint Distribution Service) offerti dai grandi operatori di TLC o dalle società che negli scorsi anni hanno acquisito, attraverso costose aste pubbliche, le frequenze dedicate a questi sistemi, che non vanno confusi con le reti cellulari anche se hanno qualche analogia, tanto da essere spesso offerti con un mix delle due tecnologie. Un esempio? Il servizio offerto da Eolo.

Ma è proprio in casi come questo che il sistema satellitare Starlink può rappresentare una soluzione, un po’ più costosa rispetto al collegamento “cellulare fisso” si cui abbiamo parlato, ma già oggi offerta praticamente in tutto il nostro territorio, zone impervie comprese, a costi comunque accessibili.

Non a caso Elon Musk, patron di Starlink (e non solo), sta tentando una delle sue operazioni di marketing societario-istituzionale con il Governo Italiano, proponendo Starlink addirittura come sostituto del cablaggio in fibra ottica nelle aree ancora non raggiunte o difficilmente raggiungibili da Internet. In cambio, naturalmente, di incentivi economici e normativi all’espansione di un sistema che comunque in Italia è già pienamente operativo e che avrebbe semplicemente bisogno di un potenziamento, sia nelle dotazioni satellitari che nelle stazioni di controllo terrestri, nel caso si dovesse moltiplicare la richiesta di connessioni.

Inevitabile il dibattito sull’opportunità per le nostre istituzioni e gli operatori di rinunciare, a favore di Starlink, ad una parte del piano per la larga banda “fissa”, che ora e in prospettiva rappresenta comunque la soluzione più razionale ed affidabile per dare connettività alle famiglie, alle imprese e alla pubblica amministrazione. Ma tant’è.

Starlink come sistema complementare, o magari come “ultima istanza” se mancano altre soluzioni di connettività, rappresenta comunque una grande opportunità. Si tratta già oggi di un sistema globale, in rapida e poderosa espansione, costituito di migliaia di piccoli satelliti (abbiamo già superato quota 5.000 e si prevede di arrivare a oltre 12.000) che girano intorno a noi in orbita bassa (LEO) in continua sintonia con apposite stazioni terrestri e si passano continuamente l’uno con l’altro la comunicazione con le antennine dei clienti sulla terra, in una sorta di roaming come quello delle stazioni dei telefoni cellulari ma all’incontrario: in questo caso noi siamo fissi e le stazioni si muovono in cielo.

Cosa fare se vogliamo installare Starlink

Abbiamo esaminato tutte le altre soluzioni possibili e decidiamo di acquistare l’abbonamento e l’attrezzatura Starlink? Prima di tutto dobbiamo verificare l’effettiva copertura della nostra zona. Dopo gli ultimi lanci di satelliti e il potenziamento delle stazioni terrestri l’Italia risulta praticamente tutta coperta, ma la prima operazione da fare è quella di inserire nostro indirizzo nel sito Starlink e avere la conferma. Secondo passo: dobbiamo individuare se abbiamo un posto adatto per installare l’antenna. Sul tetto o su un terrazzo, o anche su un’area libera in giardino, dobbiamo avere gran parte della volta celeste “visibile” senza nulla che si frapponga (alberi o piante comprese).

Non è sufficiente la semplice direttrice verso un’area specifica del cielo (come per la tv satellitare che punta in maniera fissa verso un satellite geostazionario), ma bisogna dar modo alla piccola antennina di Starlink di muoversi automaticamente “cercando” il piccolo satellite più adatto. L’apparato di antenna, un rettangolo con il lato più lungo che nella versione domestica non supera i 50 centimetri, collegherà con un cavo che dovremo essere in grado di incanalare tra i passaggi tra tetto e abitazione per unirlo ad un router Internet simile a quello delle linee fisse piazzato dentro casa.

Verificate queste condizioni possiamo procedere all’acquisto del kit. Attualmente costa 349 euro una tantum nella versione residenziale e 649 euro per le aziende. Possiamo installarlo anche da soli seguendo delle semplici istruzioni. Si compra via Internet direttamente da Starlink insieme alla formula di abbonamento e ad alcuni accessori che possiamo scegliere direttamente per la prima installazione o anche aggiungere successivamente.

A questo proposito è caldamente consigliabile dotarsi subito di alcuni optional che potrebbero rivelarsi indispensabili e che possiamo anche acquistare su Amazon. Due innanzitutto: un supporto fisso per l’antenna, che conviene sostituire immediatamente al treppiede in dotazione, e un adattatore per dotare il router di una presa di rete “fissa”. Una presa (Ethernet, nel linguaggio tecnico) che ci servirà per tutti quei collegamenti normalmente utilizzati nei router tradizionali: dai ripetitori o ai sistemi “mesh” in grado di portare il segnale Wi-Fi in tutte le aree della nostra abitazione fino al collegamento diretto della smart tv o dei sistemi di telecontrollo, come gli allarmi la climatizzazione.

Le formule contrattuali? Il nostro consiglio per un’utenza domestica e quella di evitare comunque l’offerta minima dal costo di 29 euro al mese, che prevede in caso di congestione della rete un drastico taglio della velocità e una bassa priorità nello scambio di bit nella navigazione. Meglio l’offerta un po’ più costosa, 40 euro al mese che prevede dati illimitati in qualunque condizione con una velocità che realisticamente si attesta attorno ai 100 megabit al secondo, non come le migliori fibre ottiche ma comunque molto meglio della media dei collegamenti fissi ADSL italiani. E così il problema dell’eventuale penalizzazione del nostro nomadismo digitale è comunque risolto.

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