Avvio negativo per Piazza Affari dopo il downgrade della Spagna da parte di S&P, che ha alimentato la tensione sul fronte del debito con uno spread fra Btp e Bund ampiamente sopra i 400 punti. Milano è però poi stata in grado di recuperare e a fine mattinata viaggia in positivo.
S&P MANDA LA SPAGNA IN SERIE B. OGGI ASTA “CALDA” PER I BTP
FONSAI, MEDIOBANCA CERCA RIMEDIO ALLO STOP DELL’ANTITRUST
Il rating della Spagna scivola a BBB+. La retrocessione, due gradini in una volta sola, è stata decisa ieri sera da S&P che l’ha motivata con la fragilità del sistema bancario. Madrid retrocede così dalla serie A, per giunta con un outlook negativo.
Si profila così un’altra giornata “calda” sui mercati finanziari, già alle prese con la svolta “pro-sviluppo” che emerge dalle capitali del Vecchio Continente, una novità accolta con molta cautela. “La tregua è finita, l’Europa ha le idee troppo confuse” sintetizza un trader di fronte ai segnali che, qua e là, emergono dal dibattito: dai project bond alle sortite contro i derivati su titoli governativi e commodity, la Tobin Tax, la richiesta di più fondi alla Bei che si alterna a nuove misure antideficit. Tante idee, forse troppe mentre dodici Paesi sono ufficialmente in recessione: Grecia, Spagna, Portogallo, Iralnda, Italia, Belgio, Olanda, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria. L’ultima ad unirsi al club è la Gran Bretagna. In Irlanda, Olanda e Grecia si profila, in occasione delle elezioni, un voto di protesta anti-Europa.
In questa cornice si inserisce la ripresa dello spread Btp/Bund decennale a quota 396 (comunque sotto la soglie dei 400 pb), ma anche l’esito discreto dell’asta dei Bot a sei mesi: collocati 8,5 miliardi di euro anche se , ovviamente con rendimenti in crescita a 1,772% da 1,12% di fine marzo.
Oggi un nuovo test, assai più più impegnativo, dato il contesto: l’asta dei Btp a 5 e a 10 anni, per un importo complessivo di 5 miliardi.
Nuova iniezione di ossigeno per l’economia giapponese. La banca centrale ha deciso di immettere nel sistema liquidità per 40mila miliardi di yen (494 miliardi di dollari) tramite acquisti di assets del sistema. Dopo l’annuncio dell’operazione il Nikkei 225 +0,09% ha riguadagnato il terreno positivo . Hong kong sale dello 0,50%.
Chiusura debole ieri per la Borsa di Milano, al termine di una giornata nervosa e molto volatile. L’indice FtseMib ha oscillato più volte fra positivo e negativo, prima di concludere la seduta in calo dello 0,6%. Le Borsa di Londra e Francoforte sono salite dello 0,5%, Parigi ha chiuso in calo dello 0,1%.
Diverso il copione di Wall Street. La Borsa americana sale, con l’indice Dow Jones che avanza dello 0,87%, S&P +0,67%, Nasdaq +0,69%, nonostante il dato negativo sull’occupazione. La settimana scorsa in Usa 388mila americani hanno fatto richiesta di un nuovo sussidio di disoccupazione. Il dato ha superato le stime degli economisti che prevedevano al massimo 375mila richieste.
Dopo i conti strabilianti di Apple arriva un altro segnale sul buon stato di salue dell’economia elettronica: Amazon batte le stime degli analisti grazie alle ottime vendite di Kindle (4,7 milioni di pezzi, il secondo posto sul mercato dietro l’iPad) e al buon andamento del commercio elettronico. Il fatturato del trimestre ammonta a 13,2 miliardi.
Era successo solo due volte, dieci anni fa: l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha deciso di avviare l’istruttoria sul progetto di integrazione tra Unipol e Fonsai estendendo il procedimento anche a Generali e Mediobanca.
Lo rende noto l’Autorità spiegando che “la sospensione, basata sull’articolo 17 della legge istitutiva dell’Antitrust, già applicato altre volte dall’Autorità, è stata adottata al fine di evitare che i prossimi passaggi dell’operazione possano comportare effetti difficilmente reversibili sul capitale delle società coinvolte…”. L’operazione “è suscettibile di determinare la creazione o il rafforzamento di una posizione dominante su diversi mercati relativi al settore assicurativo,,,” e andrà esaminata, dice ancora la nota, “anche alla luce dei legami (finanziari, azionari e personali) che si verranno a determinare tra Mediobanca ed il gruppo Unipol/Fonsai da un lato e, dall’altro, dei legami che Mediobanca ha con Generali”.
L’istruttoria dovrà concludersi entro 45 giorni, fatto salvo il termine previsto per il rilascio del parere dell’Isvap, ma potrebbe essere prolungata per necessità istruttorie per ulteriori 30 giorni. Lo stop ha così congelato l’aumento di capitale di Fonsai; qualche dubbio su Premafin, visto che l’operazione è vitale per evitare il fallimento della società. A Mediobanca si sta cercando una via d’uscita. L’ipotesi più accreditata è l’impegno alla cessione delle azioni inoptate che finiranno a Mediobanca in occasione degli aumenti di capitale. Ma non si sa bene a chi.
In precedenza, in Piazza Affari i titoli coinvolti dalla decisione si erano così comportati Mediobanca -1,1, Generali -1,6%, Fondiaria-Sai -4,3%, Milano Assicurazioni -1,1%, Unipol -1,6%.
Banche negative per tutto il giorno. Alla fine Unicredit è scesa del 2,7%, Pop. Milano -3%, MontePaschi -2,9%, Ubi -2,9%, Intesa -0,9%, Banco Popolare -2,3%, Pop. Emilia -4,2
Il confronto è impietoso. In Europa il settore automotive è stato di gran lunga il migliore, con l’indice Stoxx salito del 2,6% grazie al balzo di Volkswagen che ha chiuso in rialzo dell’8,6% dopo avere annunciato un utile operativo del primo trimestre migliore delle attese. Daimler +3,4%, Bmw +2,2%. Ma quasi in contemporanea si registrava a Milano il tonfo di Fiat -5,1%,dopo la diffusione dei dati del trimestre caratterizzati da un utile operativo inferiore alle attese. In giornata il titolo ha oscillato paurosamente: poco prima dell’annuncio dei conti guadagnava oltre il 2%.
Positivo anche il settore petrolifero (+1,6%). Eni è salita dello 0,4%. In forte rialzo Tenaris +4,5% dopo i buoni risultati.
Piovono i missili su Finmeccanica -4,1% , sull’onda dei rumors sulle indagini per tangenti che vedono l’ad Giuseppe Orsi indagato.
Il board di Impregilo rispedisce al mittente il piano Salini. “Spacchettare Impregilo e vendere tutto per creare un grande gruppo non è un piano, non ha senso” spiega l’ad Alberto Rubegni che ieri ha presentato un business plan più tradizionale, basato sulla crescita “stand alone” e lo spostamento del focus delle attività sui cantieri italiani. Oggi primo confronto in assemblea tra la quadra di Beniamino Gavio e quella di Pietro Salini.