Manipolazione pluriaggravata e continuata del mercato finanziario. Con queste accuse è terminata l’inchiesta della procura di Trani contro Standard & Poor’s. Il pm Michele Ruggero ha inviato cinque avvisi di garanzia ad altrettanti dipendenti dell’agenzia di rating americana. Ancora aperte le indagini sulle sorelle Fitch e Moody’s, ma anche per loro sembra ormai sia questione di giorni. A darne notizia, un’inchiesta di Giovanni Di Benedetto pubblicata sul quotidiano La Repubblica.
I fatti contestati a S&P risalgono al 13 gennaio scorso, quando la multinazionale declassò l’Italia in serie B, tagliando il rating sul nostro debito sovrano – insieme a quello di altri paesi europei – da “A” a “BBB+”. Il downgrade arrivò a mercati ancora aperti, provocando un terremoto finanziario. Un effetto ampiamente prevedibile e – secondo il magistrato pugliese – deliberatamente ricercato dall’agenzia. L’idea è che “oltre all’approssimazione, ci sia stata anche una possibile manipolazione”.
Durante le indagini Ruggero ha ascoltato, fra gli altri, Giuseppe Vegas, presidente della Consob, che aveva inviato una lettera a Steven Major, capo dell’autorità europea per la sicurezza dei mercati (Esma), per chiarire se l’operato dell’agenzia fosse in contrasto con le norme che vietano la diffusione di giudizi a mercati aperti.
Risultato: oggi sono formalmente accusati gli analisti Eileen Zhang e Frank Gill, dipendenti di S&P con sede a Londra, Moritz Kraemer, dipendente di Francoforte, Yeann Le Pallec, responsabile dei servizi per l’Europa e l’Africa, e perfino l’indiano Deven Sharma, ex presidente dell’agenzia.