E’ la grande corsa dell’oro. Per la Toscana è un vero e proprio exploit: la crescita dell’export dei metalli preziosi mette a segno un +70,2% (dati Istat) nel primo trimestre 2012. Meta la Svizzera, dove le esportazioni toscane schizzano del 62,8%. Boom anche ad Arezzo, che con il suo 56,4% si piazza al primo posto fra le province che più contribuiscono alla crescita delle esportazioni a livello nazionale. L’appeal dei nostri gioielli e della nostra manifattura orafa però c’entra molto poco visto che nel 2011 vendite all’estero cadono del 3,3% rispetto all’Italia intera che invece cresce del +10,2%. Il boom toscano riguarda infatti l’oro greggio, ovvero il lingotto. L’oggetto del desiderio, il bene rifugio più ricercato in tempi di temuta fine dell’euro, crack degli stati, paventate patrimoniali: in una parola in tempi di crisi e di grande paura. Certo, quando si dice stare sul pezzo…
Questa sorta di Eldorado fa quasi triplicare la crescita dell’export toscano (+14,2%) rispetto alla media nazionale (+5,5% nel primo trimestre). Dobbiamo gioirne? “Ni”, secondo i ricercatori dell’Irpet che obiettano: “un flusso di esportazioni assume rilevanza all’interno del sistema economico quando è un canale di attivazione di produzione interna”. E questa nuova corsa dell’oro, secondo loro, attiva poco o niente in Toscana in termini di ricchezza. Anzi, a far bene i conti, se nel quinquennio 2006-11 togliamo dal computo i metalli preziosi, il tasso di crescita annuo dell’export toscano crolla al +1,5% (artificialmente “ingrassato” con l’oro sarebbe il +4,2%), mentre quello italiano è decisamente più alto (+2,2%) .
Ma quando parte questa forsennata fuoriuscita del metallo prezioso dalla Toscana? Va detto anzitutto che non si tratta di un fenomeno solo regionale, perchè secondo i dati Istat “l’incremento delle vendite di metalli e prodotti in metallo in Svizzera, paesi Opec e Stati Uniti spiega quasi un quinto dell’aumento tendenziale ell’export italiano” nel primo semestre del 2012. Secondo alcune statistiche, l’Italia starebbe addirittura ai primi posti al mondo fra i produttori di oro trasformato. Possiamo dire però che la Toscana, ospitando uno dei più importanti distretti orafi nazionali, sta quasi assumendo la leadership italiana.
Del fenomeno si è accorta Bankitalia (l’Economia della Toscana, giugno 2012) che parla di vendite di metalli preziosi grezzi da Arezzo verso la Svizzera pressochè decuplicate tra il 2008 e il 2010. Il dato chiaramente incorpora la crescita delle quotazioni (quelle dell’oro, nello stesso periodo, sono quasi raddoppiate; per l’argento e altri metalli gli incrementi sono stati ancora maggiori), ma soprattutto un forte aumento dei volumi. Il periodo insomma è quello: sono gli anni del crack Lehman, e poi a ruota si comincia a parlare di Pigs, di deficit degli Stati non più sanabili. L’oro e i preziosi cominciano a correre. Così come corrono in tanti, verso la Svizzera, per proteggere il proprio capitale.
E la Toscana li rifornisce.