Il caso San Siro sbarca addirittura al Parlamento europeo. A portare l’attenzione delle istituzioni continentali sullo stadio Giuseppe Meazza, che Inter e Milan vorrebbero abbattere e sostituire con un nuovo impianto, è stato il Coordinamento San Siro, il comitato di cittadini che da anni si batte contro la decisione del Comune di Milano di avallare il progetto urbanistico voluto dai due club, che oltre allo stadio vorrebbero costruire – su un’area verde di circa 5 ettari – anche grattacieli, centro commerciale, centro congressi e alberghi. La Commissione ha infatti accolto, con voto unanime, la procedura d’urgenza per la petizione “In difesa dello stadio pubblico Meazza a San Siro”, presentata a Bruxelles dall’europarlamentare (eletta con il Movimento 5 Stelle ma ora passata ai Verdi) Eleonora Evi. La discussione in Parlamento potrebbe essere calendarizzata già per marzo o aprile.
“E’ davvero una buona notizia: finalmente i cittadini potranno essere ascoltati”, ha esultato Gabriella Bruschi, presidente del comitato Coordinamento San Siro. “Come abbiamo sempre sostenuto, la questione Stadio San Siro non è solo una storia di un quartiere e nemmeno di una sola città, bensì una questione internazionale. Lo stadio Meazza a San Siro come dimostrato si può ristrutturare e ammodernare alla grande, non c’è necessità di costruire un nuovo stadio e distruggere il verde esistente”. Proprio qualche giorno fa infatti era arrivata, da parte dello stesso Comune di Milano, la certificazione di idoneità del “vecchio” Meazza per altri 10 anni (per il decennio 2020-2030), dopo aver superato i recenti collaudi. La controproposta del comitato, presentata tramite gli ingegneri Riccardo Aceti e Nicola Magistretti, è di un progetto di ristrutturazione dello stadio esistente, che prevede tra l’altro la sostituzione del terzo anello con una straordinaria Galleria panoramica all’altezza di 45 metri, e spazi fino a 30.000 mq utilizzabili per servizi, intrattenimento, sport.
“Costruire quell’opera mastodontica – ha invece detto l’europarlamentare Evi – significherebbe sostenere un enorme processo di cementificazione e perdere un’area verde di oltre cinque ettari. Si tratta di un polmone verde utilissimo per ridurre i picchi termici e migliorare la qualità dell’aria di un’area che ha gravi problemi in questo senso. Per questo motivo ho chiesto la procedura d’urgenza, denunciando l’ennesima colata di cemento che soffocherebbe i milanesi e che andrebbe in senso opposto rispetto alla nuova agenda politica europea. La tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini non possono aspettare”.