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Spreafico (Schroders): “Focus sull’azionario europeo. Noi scommettiamo sull’Italia e sulle Poste”

In portafoglio non può ora mancare l’Italia ma si può tornare a prendere gradualmente esposizione sulle valute emergenti. Il mercato ha nel complesso già scontato il rialzo dei tassi ed è ora in attesa di capire cosa succederà nel 2016. Mario Spreafico, direttore degli investimenti di Schroders Wealth Management, spiega a FIRSTonline cosa sta succedendo sui mercati e come muoversi in questa fase dominata dall’attesa per le decisioni delle Banche centrali.

Dopo i crolli dell’estate, i mercati azionari tendono ad alternare sedute positive a sedute negative interpretando spesso in maniera differente i dati macroeconomici. In che fase ci troviamo?

Siamo in una fase sostanzialmente attendista. Di fronte ci sono una serie di incertezze: da un lato la tenuta della crescita mondiale con una serie di allarmi legati ai mercati emergenti e alla consistenza della ripresa Usa. Dall’altro ci sono aspetti legati alla deflazione in Europa. Questo mix di incertezze mette i mercati in condizione di guardare al prossimo futuro per capire cosa succederà. Non si tratta  però di un’attesa di breve termine ma di medio termine, i mercati guardano al 2016.

A inizio 2015 il presidente della Bce Mario Draghi lanciava il Qe europeo, la deflazione è oggi ancora un tema per i mercati

E’ ancora un tema perché un anno fa non c’era l’aspetto della forte discesa delle materie prime, la forte débacle del petrolio. In Europa la deflazione era sul lato della domanda, ma non si faceva i conti con il forte calo delle materie prime, che ora pone un problema di delazione anche sul lato dell’offerta. Se il calo delle materie prime è positivo per la riduzione dei costi di produzione, pone un’aggravante sul fronte dell’inflazione. Ecco perché in questi giorni è forte la discussione del mercato su un’estensione del Qe di Draghi. Questo vale anche per gli Usa. Anche se c’è una ripresa in corso e se non ci sono rischi di deflazione, il probabile ritardo dell’aumento dei tassi è dovuto alle preoccupazioni che arrivano dall’esterno.

Cosa si aspetta sul fronte delle decisioni delle banche centrali e della dinamica del petrolio?

Ci attendiamo che la Fed faccia qualcosa sul fronte del rialzo dei tassi entro fine anno/inizio 2016 ma deve tener presente anche quello che succede fuori dagli Usa e il rischio di un effetto domino nei Paesi emergenti. La Bce rimarrà ferma per un po’. Il petrolio lo vediamo  stabilizzarsi attorno ai 50 dollari al barile.

Sui mercati dobbiamo attenderci altri forti scossoni nei prossimi mesi?

Nel suo insieme il mercato ha già scontato il rialzo dei tassi e anche l’effetto domino innescato nei Paesi emergenti. E anche sui listini americani non vedo grosse variazioni o correzioni. Il calo del petrolio ha pesato sugli energetici riequilibrando le valutazioni e ora le trimestrali Usa e le guidance delle società sono nel complesso in linea con le previsioni.

I mercati emergenti sono un reale tema di preoccupazione?

Negli ultimi dieci anni si è sovrastimato il contributo dei mercati emergenti alla crescita globale. Questo ha portato un ingente afflusso di capitali esteri., al paradosso che i Paesi virtuosi non erano più i Paesi sviluppati ma gli emergenti. Con alcuni di questi che avevano rating del debito sovrano anche migliore di Italia o Spagna. Negli ultimi mesi, si è ribaltata la percezione e si è verificato un enorme deflusso che ha intaccato per prima cosa la tenuta delle valute con una vera e propria strage, con perdite anche attorno al 50%. Ma come si è esagerato cinque anni fa nel ritenere che fossero la soluzione alla crescita globale, ora si sta esagerando nella reazione. Sono un aspetto ma non sono il problema. La Cina è ancora un tema di attesa, ma nonostante questo riordino il governo ha tutte le risorse necessarie per favorire la crescita, non ha speso tutte le cartucce.

Voi come vi state muovendo?

Dopo questa svalutazione delle valute potrebbero essere interessanti, noi stiamo riducendo il sottopeso sulle valute emergenti e stiamo tornando a comprare. Ma il focus oggi è sull’azionario Europa. ll Nord europa è cresciuto economicamente negli ultimi anni come gli Usa e si sta creando un po’ di ordine. L’Europa è più indietro nel ciclo economico, c’è più spazio per vedere la crescita. Sono i mercati che negli ultimi anni hanno sofferto di più in passato anche ingiustamente.

E’ ancora il momento delle azioni?

Chi vuole avere ritorni interessanti non ha alternativa alle azioni. Le obbligazioni convivono ancora con tassi di interesse eccessivamente bassi (e aspettative di tassi ancora bassi a lungo). Noi siamo sottopesati sulle obbligazioni governative perché riteniamo che i rendimenti siano veramente molto bassi, c’è poco da scommettere. Tuttavia anche il mercato del credito Usa, di Stato ma anche corporate, ha già scontato il rialzo dei tassi e si inizia a vedere un cambiamento nella percezione del rischio. E’ aumentata la divergenza dei titoli corporate high yield Usa rispetto ai titoli di Stato e al mondo corporate investment grade. Così stiamo guardando a occasioni sui titoli high yield Usa, chiaramente con coperture sul rischio cambio perché ci attendiamo un ulteriore indebolimento del dollaro.

Di cosa non si può fare a meno oggi in portafoglio?

Non si può fare a meno dell’Italia su cui c’è anche a livello internazionale un grosso focus. Il collocamento di Poste è un importante banco di prova anche per il sistema Italia. Anche noi siamo interessati, ha buoni numeri ed è buona storia di ristrutturazione. Inoltre, se l’Italia è vero che è considerata periferica per le azioni non lo è per il mercato del debito. Nonostante lo spread sul bund si sia ridotto, c’è ancora spazio e di questo ne beneficiano anche le azioni. 

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