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Spread sotto quota 100 e il Ftse Mib torna sopra i 26 mila punti

Per la prima volta dopo molto tempo il differenziale Btp-Bund scende sotto la soglia psicologica dei 100 punti base – In altalena invece le Borse malgrado l’inflazione americana sia migliore delle attese – Piazza Affari ancora una volta in rialzo (+0,37%) riagguanta quota 26 mila

Spread sotto quota 100 e il Ftse Mib torna sopra i 26 mila punti

Lo spread scende sotto quota 100 e Piazza Affari è una delle poche borse positive oggi in Europa, +0,39%, quel tanto che basta ad agguantare 26mila punti, al termine di una seduta altalenante, tenuta in scacco dal tonfo del lusso e dal dato sui prezzi al consumo negli Usa nel mese di agosto, inferiore alle attese e perciò migliore per chi vede l’avvio del tapering della Fed come fumo negli occhi. Quest’ultima notizia ha favorito anche l’apertura intonata di Wall Street, ma nel giro di poco i tre indici principali hanno cambiato rotta e al momento si muovono contrastati, con il Dow Jones più arretrato (-0,4%) e il Nasdaq in rialzo (+0,2%; spinge ancora sull’acceleratore Apple).

Su questa sponda dell’Atlantico alle battute finali Londra perde lo 0,47%; nella zona euro Francoforte si apprezza dello 0,14%, è più tonica Amsterdam +0,79%, mentre sono indietro Madrid  -0,4% e Parigi -0,36%.

Su tutti i listini e in particolare su quello della capitale francese si fanno sentire le vendite delle grandi firme, da Lvmh a Kering, a Burberry a Moncler (-0,07% a Milano). A fiaccare il lusso sono le notizie provenienti dalla Cina, dove il Covid cresce in alcune aree nell’imminenza della festa nazionale per la fondazione della Repubblica popolare (1 ottobre), che di solito porta mobilità per turismo e shopping in abbondanza. Crea preoccupazione inoltre la crisi del gigante immobiliare Evergrande che ha ammesso di affrontare “enormi pressioni” e di non essere in grado di onorare i propri impegni con i creditori.

Nell’agenda macro la data di oggi invece era segnata con il circoletto rosso per l’inflazione a stelle e strisce e per i suoi riflessi sulla Fed, che si riunisce la prossima settimana. Di fatto ad agosto i prezzi al consumo sono aumentati al ritmo più lento degli ultimi sei mesi (+0,3% su base mensile +5,3% anno su anno), un andamento che può indurre l’idea che l’inflazione Usa abbia raggiunto il picco. La Fed ha così, eventualmente, un appiglio per rinviare l’annuncio di un avvio di ritiro degli ingenti stimoli monetari. Alla luce di questa informazione il dollaro è immediatamente sceso, i rendimenti dei treasury hanno cominciato ad arretrare e i latini azionari a salire. 

Attualmente però, come detto, la borsa americana scambia parzialmente in rosso, mentre l’indice del dollaro si conferma in calo e il rendimento del T-Bond decennale è in ritirata a 1,277 (-3,6%).

L’euro tratta contro il biglietto verde in modesto rialzo attorno a 1,182.

Tra le materie prime il petrolio perde smalto ma si mantiene in verde, spinto dalla minaccia dell’uragano Nicholas mentre gli impianti del Golfo del Messico non sono ancora tornati a pieno regime per il passaggio di Ida.

Il Brent sale dello 0,2, intorno a 73,70 dollari al barile, dopo aver superato in seduta quota 74 dollari; il greggio texano si muove in progresso di analoga percentuale, a 70,65 dollari al barile. L’oro sale dello 0,7% oltre 1806 dollari l’oncia.

A Milano il dato sull’inflazione negli Stato Uniti ha favorito soprattutto gli acquisti sull’obbligazionario, tanto che lo spread è sceso in seduta intorno a 98 punti base, per poi risalire in chiusura a 99 -3,23% rispetto a ieri).

Il tasso del decennale italiano inoltre arretra a +0,65%, dopo l’asta in cui il Tesoro ha collocato bond a medio lungo termine per 5,75 miliardi. Il Bund registra -0,34%.

Per quanto riguarda gli acquisti pandemici della Bce, Francoforte segnala che, nel corso l’ultima settimana, ha comprato titoli per 14,66 miliardi di euro, in flessione rispetto ai 16,74 miliardi della settimana precedente. Il totale degli asset acquistati dall’inizio del programma è salito a 1356,48 miliardi su una dotazione complessiva di 1850 miliardi. Nel corso della riunione della scorsa settimana, il consiglio direttivo della Bce ha deciso che per il quarto trimestre gli acquisti settimanali saranno moderatamente inferiori rispetto ai due trimestri precedenti.

Nell’azionario la lista dei rialzi delle big cap è dominata da Stm, +3,62%, ai massimi in vista della presentazione dei nuovi prodotti da parte del cliente Apple, questa sera alle 19 ora italiana. A luglio circolarono indiscrezioni secondo cui il colosso di Cupertino avrebbe chiesto ai propri fornitori di preparare fino a 90 milioni di unità per il lancio del nuovo iPhone 13, un valore circa il 20% superiore rispetto ai modelli precedenti. Il titolo beneficia inoltre di un report di Credit Suisse, che ha confermato la valutazione “outperform” e ha rivisto al rialzo l’obiettivo di prezzo da 41 a 46,50 euro.

Recuperano terreno, dopo lo scivolone di ieri, i titoli della salute come Amplifon +3,24% e Diasorin +2,59%. Bene Ferrari +1,84% e Interpump +1,52%. Tra i petroliferi brilla Eni, +0,91%, sul potenziale interesse di fondi sovrani a entrare in minoranza nel business retail e rinnovabili del gruppo italiano.

Tra le utility si apprezza Terna +1,21%, mentre il sole resta alto su Banca Generali +0,75%, che in certa misura risente della partita che Del Vecchio e Caltagirone stanno giocando sul Leone triestino (-0,28%) e su Mediobanca (+0,53%).

I ribassi più consistenti sono per Saipem -2,08%,Telecom -1,76% e banche. Si parte da Banco Bpm -1,35%, per proseguire con Unicredit -1,23%, Bper -0,52%, Intesa -0,31%.

Nell’energia seduta di vendite per le azioni Enel, -0,85%.

Fuori dal paniere principale De’Longhi lascia sul terreno il 9%, dopo il collocamento di quote da parte della famiglia.

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