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Spread sfiora quota 140, ma Mediobanca e Enel sostengono la Borsa

Tutti pazzi per Mediobanca (+2,8%), dopo gli acquisti di Del Vecchio, ma questo non basta a Piazza Affari che perde slancio nel finale e chiude piatta, -0,02%, 22.123 punti. L’andamento è negativo anche per il secondario italiano, al termine di una seduta particolarmente volatile: il rendimento del Btp decennale sale allo 0,91% e lo spread con il Bund si allarga a 143 punti base, +3,07%.

Contrastate le altre piazze europee: Francoforte, +0,09%, non festeggia la presentazione del maxi piano per il clima da almeno 100 miliardi di investimenti entro il 2030. Una mossa che pensa al pianeta e guarda anche alla crescita, in una fase di economia stagnante. Sul Dax, Commerzbank guadagna lo 0,35% dopo l’annuncio di un piano di tagli di personale di 4300 unità e una riduzione delle filiali come parte di una riorganizzazione e revisione della propria strategia societaria. 

Bene Parigi +0,56% e Madrid +035%. Londra perde lo 0,21% e anche la sterlina s’indebolisce dopo che il ministro degli esteri irlandese ha detto che Londra e Bruxelles non sono vicine a un accordo sulla Brexit. Migliora in ogni caso la fiducia dei consumatori della zona euro: +0,6 punti in più a settembre, che portano l’indice a -6,5%. Stesso andamento nella UE.

Anche Wall Street, dopo un’apertura intonata, sta perdendo quota e il Nasdaq è passato in negativo. È il giorno delle quattro streghe, così chiamato perché scadono contemporaneamente i future sugli indici, le opzioni sugli indici, i future sulle azioni e le opzioni sulle azioni, tutto quindi può succedere. Se la chiusura fosse positiva  sarebbe la quarta settimana in verde, caratterizzata da una forte volatilità dei prezzi del petrolio per via degli attacchi a infrastrutture saudite, dal taglio dei tassi e dalle iniezioni di liquidità annunciati dalla Fed e dalla ripresa di negoziati commerciali preliminari tra Usa e Cina.

La banca centrale Usa, anche oggi, sempre attraverso la Fed di New York, ha immesso nuova liquidità per 75 miliardi di dollari a breve sul mercato “repo”, dove ci si scambiano denaro per titoli in operazioni che spesso durano il tempo di una notte. A render necessaria una mossa che non si vedeva dai tempi della crisi del 2008 è stata l’improvvisa mancanza di liquidità che ha fatto schizzare i tassi. 

L’euro-dollaro è sfavorevole alla moneta unica, con un cambio intorno a 1,1. Il biglietto verde ha interrotto oggi una serie negativa di due settimane sul Forex, rinvigorito dai timori di rallentamento globale e dalle tensioni in Medio Oriente. Il petrolio è in rialzo, con il Brent a 64,87 dollari l barile (0,72%). In un mondo di tassi rasoterra l’oro resta saldamente oltre i 1500 dollari l’oncia (attualmente 1510,8).

In Piazza Affari i riflettori restano accesi su Mediobanca, che vive un vortice di scambi e tocca i massimi da 16 mesi, dopo gli acquisti di Leonardo Del Vecchio, che è diventato il terzo azionista di Piazzetta Cuccia con quasi il 7%. Fioccano gli acquisti sul titolo, ma anche le indiscrezioni secondo cui Del Vecchio vuole portarsi al 10% del capitale dell’Istituto. Si comincia a ragionare quindi sull’assemblea del 28 ottobre e sul fatto che un’eventuale richiesta di cambio statuto aprirebbe le porte a un cambio di management.

Per il resto i finanziari sono contrastati. Sale ancora Finecobank +2,42%, con Poste +0,99%. Si fermano invece le banche e Bper segna una perdita dell‘1,69%. Nel settore oggi è stato compiuto un passo importante per il salvataggio di Carige, con il via libera dell’assemblea degli azionisti alla proposta di aumento di capitale da 700 milioni di euro legata al piano di riassetto con il Fondo interbancario e lo Schema volontario, assieme alla trentina Cassa centrale banca. Favorevoli il 91% dei presenti, per il 43,3% del capitale. Al voto non ha partecipato Malacalza Investimenti (le quote non sono state registrate), in possesso del 27,6 per cento del capitale.

Nella top ten odierna del listino principale si collocano Atlantia +2,28%; Prysmian +1,26%; Nexi +1,02%; Eni +1,11%. Le perdite sono per Stm -2,31%; Buzzi -1,93%; Cnh -1,83%; Stm -1,74%; Leonardo -1,34%, che non si scrolla di dosso l’auspicio di  Matteo Renzi di un’aggregazione con Fincantieri.

Fuori da paniere principale Ovs segna un ribasso del 5,31% dopo la semestrale deludente. Mediaset, +0,73%, scambia intorno al prezzo di recesso, dopo l’accordo con Peninsula, che mette in sicurezza il piano di riassetto delle attività italiane e spagnole nella holding olandese MFE e nonostante si sia infiammato lo scontro con i soci francesi.

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