X

Spread oltre quota 200 e Piazza Affari tra le peggiori Borse d’Europa. Negli Usa crolla il Nasdaq

Imagoeconomica

La probabilità dell’improbabile continua a tenere sotto scacco i mercati: i listini europei chiudono la prima seduta della settimana in profondo rosso, dopo un’ottava pesante e Wall Street arretra rapidamente, trascinata al ribasso dalle mega tech, che soffrono la corsa dei rendimenti dei titoli di Stato. Scendono anche i titoli oil in scia al crollo del petrolio: il Brent perde il 4,33% e tratta intorno a 107,52 dollari al barile.

Ecco quindi che eventi improbabili come una pandemia che si somma a una guerra in Europa, un’inflazione ai massimi da decenni che si somma a un rallentamento economico e a banche centrali sul piede di guerra contro il denaro facile, continuano a mettere in crisi la propensione al rischio. 

In particolare la battaglia al Covid in Cina si sta combattendo a colpi di restrizioni alla mobilità a Shanghai e ora anche a Pechino e questo pesa sull’economia della seconda economia del mondo, alla luce della crescita delle esportazioni in aprile (+3,9%) che è la più debole da circa due anni ed è soprattutto la situazione cinese a spaventare il petrolio. 

Sul clima generale non sembra influire invece quanto Vladimir Putin ha detto oggi sull’operazione speciale in Ucraina, o soprattutto quanto non ha detto, in occasione della parata militare di Mosca per celebrare la vittoria contro il nazismo nella seconda guerra mondiale.

Borse in profondo rosso in Europa e Usa

In Europa Piazza Affari perde il 2,74% scendendo sotto la soglia psicologica dei 23mila punti (22.832). Sono sintonizzate sullo stesso canale horror Parigi, -2,75%; Amsterdam -2,35%; Madrid -2,11%; Francoforte -2,12%; Londra -2,34%.

A dare la spallata nel pomeriggio sono stati gli indici di New York, dove, al momento, il Nasdaq lascia sul terreno oltre il 3%; il Dow Jones perde l’1,6%; lo S&P 500 il 2,5% e si muove sotto i 4100 punti, ai minimi da aprile 2021. Gli indici a stelle e strisce sono reduci da quattro mesi terribili: tra gennaio e aprile, lo S&P 500 ha perso il 13,3%, registrando il peggior inizio d’anno dal 1939; il Nasdaq Composite, reduce dal peggiore mese dal 2008, ha ceduto il 21,2%, il peggior inizio d’anno dalla sua creazione, avvenuta nel 1971.

Super dollaro e tassi in rialzo

Ad attrarre gli acquisti ci pensa il dollaro, che si conferma il rifugio preferito dagli investitori, spinto anche dal percorso avviato dalla Fed, che nell’ultima riunione ha alzato i tassi di 50 punti base, dopo un intervento per 25 punti base nella riunione precedente. Per valutare quanto potrà essere aggressiva la Fed nelle prossime riunioni è molto atteso in settimana il rapporto sui prezzi al consumo negli Stati Uniti.

L’euro si muove in calo contro il biglietto verde e perde circa lo 0,25%, per un cross intorno a 1,0524.

Soffrono le criptomonete e il bitcoin si muove ai minimi dal 2020, intorno a 32.200 dollari, con un calo superiore al 6,5%.

La nuova stagione delle politiche monetarie lambisce poi la Bce, nonostante la resilienza della crescita nell’area euro sia messa a dura prova dal conflitto in Ucraina e dalle sanzioni.

A parlare di un rialzo dei tassi a luglio oggi è il membro del Consiglio direttivo Bce Olli Rehn in un’intervista al quotidiano Welt a margine di un seminario a Salisburgo. “Stiamo vedendo segni di effetti di secondo impatto – dice il governatore della banca centrale finlandese – è importante inviare un segnale che queste aspettative di inflazione più elevate a cui stiamo attualmente assistendo non si radicheranno”. È quindi “ragionevole che presto, a mio avviso a luglio, inizieremo ad aumentare i tassi in linea con la nostra normalizzazione della politica monetaria. E mi aspetterei che quando arriverà l’autunno, saremo a zero”.

Gli effetti del nuovo clima si vedono lampanti sui rendimenti dei titoli di Stato del blocco. Il tasso del Btp 10 anni chiude a +3,138% e quello del Bund a +1,09%, per uno spread che chiude sopra la soglia dei 200 punti, attestandosi a 203 punti base.

Negli Usa è in leggero calo il tasso del Treasury decennale, che si muove in ogni caso oltre quota +3%.

E mentre la Ue si prepara a rivedere le sue previsioni di crescita, l’istituto tedesco Imk avverte: un brusco stop alle consegne di gas naturale russo potrebbe innescare una recessione in Germania paragonabile agli anni della crisi economica del 2020 e del 2009, se non peggiore. 

In Piazza Affari si salvano Leonardo e Atlantia, Vola Cellularline

Solo due blue chip milanesi si salvano dall’ondata di vendite odierna. Si tratta di Leonardo +1,39% e  Atlantia +0,18%.

La lettera colpisce i titoli petroliferi: Saipem -6,81%; Eni -3,87%; Tenaris -3,82%. Tra i maggiori ribassi del giorno ci sono Prysmian -5,55%; Amplifon -5,27%; Finecobank -4,9%.

Scende Diasorin, -5,39%, nonostante la buona trimestrale vista nei giorni scorsi. Gli analisti di Jefferies hanno tagliato a 116 euro il target price sulla società di diagnostica.

Tra le banche Unicredit cede il 2,54%. Secondo quanto emerge dalle comunicazioni Consob, Capital Research ha ridotto la propria quota in UniCredit al 3,979% dal 6,768% detenuto in precedenza.

Male Generali -1,66%, benché l’agenzia di rating Moody’s abbia alzato il giudizio sulla solidità finanziaria del Leone a “A3” da “Baa1”, con outlook stabile.

Fuori dal paniere principale si tira un sospiro di sollievo con il rally di Cellularline, +16,29% entrata nel mirino di Esprinet (-2,25%) che venerdì scorso ha presentato una manifestazione di interesse non vincolante verso la società volta a promuovere un’offerta pubblica di acquisto volontaria sulla totalità delle azioni di Cellularline e finalizzata al delisting.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati