Il severo calo del petrolio non scuote troppo Piazza Affari, che guadagna lo 0,65% e sale a 21.392 punti base, sostenuta dalle utility (ma zavorrata dai titoli oil) al termine di una seduta caratterizzata dal crollo dello spread fra decennale italiano e tedesco. Il rendimento del Btp 10 anni arretra all’1,84% e il differenziale con il Bund scende a 222,2 punti base (-5,12%). Se sullo sfondo della buona intonazione dell’obbligazionario resta la previsione di una politica ulteriormente espansiva da parte della Bce, in primo piano c’è la prospettiva di un accordo a livello europeo per evitare l’avvio della procedura d’infrazione. “Il pacchetto presentato ieri dal governo italiano – scrive l’Ansa – ha aiutato molto la trattativa”. Il 2019 dovrebbe essere in ordine ma sul 2020 mancherebbero ancora rassicurazioni.
Intanto due donne si sono portate in pole position per le due poltrone più importanti dell’area della moneta unica: il ministro tedesco della difesa Ursula Von der Leyen per la presidenza della Commissione e il numero uno del Fondo Monetario Christine Lagarde per la Bce. In questo quadro, messe da parte le preoccupazioni per le minacce di nuovi dazi sfoderate ieri da Donald Trump nel confronti dell’Europa, i listini continentali archiviano una seduta moderatamente positiva: Francoforte +0,04%, Parigi +0,16%, Madrid +0,22%, Londra +0,83%.
Dagli Usa intanto giunge la notizia che dal primo luglio gli Stati Uniti sono ufficialmente nel ciclo di espansione economica più lungo della loro storia, battendo il record di 120 mesi consecutivi di crescita che risaliva al periodo marzo 1991-marzo 2001. Una striscia positiva quella attuale che dura dal giugno del 2009, dopo la grande crisi. Ciò non basta a mettere il turbo a Wall Street, che parte debole e al momento si muove sulla parità, dopo aver consumato ieri l’euforia per il vertice di Osaka. Il petrolio d’altra parte va a picco, nonostante l’accordo Opec per una riduzione della produzione: Brent -3,12%, 62,98dollari al barile; Wti -3,65%, 56,93 dollari al barile.
L’euro-dollaro è poco mosso, in area 1,129. L’oro, dopo lo scivolone di ieri, riacciuffa i 1406 dollari l’oncia. Regina di Piazza Affari oggi è Atlantia, +3,79%, che in questi giorni viaggia sulle montagne russe con la partita sulla concessione di Autostrade ancora aperta. Nel complesso poi sono le utility , aziende dei settori regolamentati, le blue chip che beneficiano maggiormente del calo dei rendimenti dei titoli di stato. Fra i maggiori rialzi del giorno si collocano Terna +3,52%; Italgas +2,24%; Snam +2,64%; Poste +2,4%; Hera +2,39%.
Le banche sono contrastate: bene Bper +2,05%; giù Ubi -1,91% e Unicredit -1,07%. I titoli più penalizzati dal tonfo del greggio sono invece Saipem -2,72%; Tenaris -2,33%; Eni -0,97%. Male Pirelli -1,81% e Telecom -0,93%. Fuori dal listino principale Ima segna un rialzo dello 0,83%. Il gioiello del packaging bolognese ha perfezionato con Charme Capital Partners SGR (società di gestione pan-europea dei Fondi Charme) e con i fondatori della societa’ il closing per l’acquisto del 63% di ATOP, azienda con sede a Barberino Val D’Elsa (Firenze) leader nel settore delle macchine e linee automatiche per la produzione di statori e rotori per motori elettrici per il settore automotive, ed in particolare per la Etraction
Ima, dal 2017, aveva già una partecipazione del 21%, e ci porta ora all’84%, con un intervento finanziario di 230 milioni circa, interamente versati al closing.