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Spread e Borsa: l’Italia subito a picco sui mercati dopo le dimissioni annunciate da Monti

FIRSTonline

Un report interno di Goldman Sachs rileva che le vendite sui Btp tra giovedì e venerdì sono state effettuate in grande prevalenza da operatori e risparmiatori italiani. Una notazione che, se vera (come è vera) genera ulteriore paura sulla reazione dei mercati alle dimissioni di Mario Monti, oggi ad Oslo per partecipare alla cerimonia per il Nobel alla Ue. L’incertezza politica colpisce l’Italia in un momento di recupero di fiducia: i fondi di Blackrock, ad esempio, sono investiti, per quanto riguarda il mercato del debito Ue, al 95% in Btp. Anche la posizione di Pimco era in crescita mentre la speculazione al ribasso si stava concentrando sugli Oat francesi. Stamane, facile previsione, molti cominceranno a rivedere le strategie. E la reazione del mercato non s’è fatta attendere: in apertura subito lo spread Btp-Bund a 350 pb e la Borsa in ribasso del 2,4% trainata dal pesante calo delle banche.

A render più complicata la partita contribuiscono le prossime aste del Tesoro, che pure sembravano destinate, fino a pochi giorni fa, a sancire il recupero di credibilità della Corporate Italia. Al contrario, gli appuntamenti con le aste di mercoledì e giovedì saranno seguiti con grande apprensione: il giorno 12 andranno all’asta titoli ad un anno per 6,5 miliardi (contro 7,7 miliardi in scadenza) , giovedì sarà la volta dei titoli a a 3 anni (importo 3-4 miliardi).

Non si tratta di scadenze impegnative, grazie al calo del fabbisogno e al successo del Btpi. Ma si fa in fretta a dilapidare questi benefici. Di qui a febbraio il Tesoro dovrà rinnovare 52 miliardi tra Btp e Ctz più 89 miliardi di Bot.

ASIA

Avvio contrastato della settimana asiatica. Borsa di Tokyo -0.05% in lieve calo ad una settimana dal voto: il Giappone, dopo il calo del Pil nel terzo trimestre (-0,9% a settembre) è ufficialmente in recessione. In ascesa Shangai +0,5% e Hong Kong +0,45%.

L’economia cinese sembra entrata in una fase di transizione, a giudicare dai numeri. Battuta d’arresto per il commercio estero cinese: l’import-export di novembre ammonta a 19,6 miliardi di dollari, il dato più basso degli ultimi cinque mesi. L’export, in particolare, sale solo del 2,9% (contro il 9% previsto). La frenata, da imputare alla difficile congiuntura della Ue, è in contrasto con una serie di dati positivi sull’economia cinese: produzione industriale su del 10,9%, i consumi del 14,9%. La crescita trae alimento al 90% da consumi ed investimenti interni.

Intanto il nuovo leader Xi Jingping ha reso omaggio nel Guangdong alla statua di Deng Xiao Ping eretta in omaggio al famoso viaggio a Shenzhen l’8 dicembre di vent’anni fa: fu in quell’occasione che venne lanciata la zona economica speciale, primo test delle riforme del Paese. “Dobbiamo ritrovare quello spirito “ ha detto Xi.

AMERICA

Continua a tener banco il fiscal cliff, anche se Wall Street, che ha archiviato la terza settimana consecutiva con il segno positivo, non si preoccupa più di tanto.

L’ultima seduta della settimna si è chiusa così: Dow Jones +0,62 %, S&P +0,29% e Nasdaq -0,38%.

A spingere i listini venerdì scorso c’è stata la grande sorpresa di una forte crescita dell’occupazione a novembre, con 146mila nuovi occupati, una cifra di gran lunga superiore agli 85mila previsti in media dagli economisti. Il tasso di disoccupazione in America è sceso al 7,7% dal 7,9% del mese precedente. 

Ha deluso, invece, l’indice sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, sceso a dicembre a 74,5 da 82,7 del mese precedente. Le stime lo indicavano a quota 82

Il driver di questa settimana potrebbero essere i dati sui consumi delle famiglie a novembre. Le previsioni sono ottimistiche: a favorire un dato positivo non sono state tanto le vendite pre-natalizie (soddisfacenti solo via internet) quanto la ripresa del mercato dell’auto, che ha finito di scontare la frenata imposta dall’uragano Sandy.

Sulla Borsa continua a pesare la crisi del titolo Apple: dal 21 settembre, giorno dei massimi a quota 705.07 dollari, il titolo ha perduto il 25% circa, l’8,5% solo nell’ultima settimana. Pesa la prospettiva di un aumento delle imposte, così come la mancata distribuzione di un maxi-dividendo alimentato dai 180 miliardi che la Mela ha in cassa. Più ancora, conta il pressing della concorrenza: Microsoft, assieme a Nokia, ha strappato all’iPhone il deal con China Mobile, il primo gestore cinese; le avances di Google hanno elettrizzato il titolo Groupon (+24%).

In cambio Apple ha reagito in due modi: l’annuncio che parte dalla produzione degli iMac si sposterà negli Usa (in collaborazione con la cinese Foxconn); l’intesa con “il grande nemico” per presentare un’offerta congiunta sui brevetti di Kodak (500 milioni per 1.100 patenti),

EUROPA

Non c’è solo il caso Italia. Per fortuna. Oggi la Grecia annuncerà, in forma ufficiale, l’esito positivo dell’operazione buy back: è stato centrato l’obiettivo dei 30 miliardi nominali riacquistati grazie ai 10 miliardi di T-bills a sei mesi emessi dal fondo salva Stati europeo. In questo modo il debito di Atene è stato tagliato di 20 miliardi, adempiendo così alla condizione posta dall’Fmi per partecipare al finanziamento, previsto per il 13 dicembre, della tranche di aiuti da 30 miliardi di euro sui 43,7 previsti.

Facile pero che al prossimo consiglio Ue di giovedì e venerdì si parlerà poco di Grecia. All’ordine del giorno figurano questioni fondamentali e complesse, quali l’unione bancaria e il meccanismo unico di vigilanza bancaria, ma l’attenzione sarà concentrata sull’ultima volta di Monti quale premier tecnico: in Europa, i più sperano che sia solo un arrivederci.

Intanto il Vecchio Continente fa i conti con la recessione. Nel mese di ottobre la produzione industriale in Germania è scesa del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2011, contro una previsione di -1,5%. In Gran Bretagna la produzione è scesa del 3%, contro stime di -0,5%. 

Questi dati si associano alle nuove previsioni della Bundesbank sulla crescita del Pil delle Germania per il 2012 e il 2013, previsioni corrette al ribasso rispetto alle precedenti. Per l’anno in corso l’istituto centrale tedesco vede adesso una crescita dello 0,7% rispetto alla precedente previsione dell’1%, mentre nel 2013 il Pil è stimato a +0,4%, in calo dalla previsione di giugno di +1,6%. Nel 2014 la prima economia della zona euro dovrebbe invece tornare a crescere con un tasso dell’1,9%. 

ITALIA

Il commiato del premier, fuori al Parlamento, coinciderà probabilmente con l’assemblea dell’Anfia di mercoledì 12. Sarà l’occasione per fare il punto sulla crisi dell’auto, in Italia e non solo, dopo la scelta della Fiat di tagliare l’occupazione in Polonia, (1.500 licenziamenti a Tichy, l’impianto modello del gruppo) invece che in Italia, come promesso allo stesso Monti.

Tiene banco la polemica sulla sorte del pacchetto Generali -1% venerdì , pari al 4,5%, controllato dal fondo pensioni della Banca d’Italia. Uno scoop de La Stampa ha rivelato l’esistenza di un progetto di cessione della quota da via Nazionale al Fondo Strategico controllato dalla Cdp. La cessione è legata al prossimo passaggio della vigilanza sul settore assicurativo all’Ivass, che risponderà al direttore generale di Banca ‘Italia.

Tra le varie soluzioni allo studio per evitare il conflitto di interessi, ha prevalso l’ipotesi della cessione ad una controllata di Cdp. Ma alcuni soci forti del Leon, a partire dal gruppo De Agostini, sono insorti: perché non scegliere investitori istituzionali dell’area privata, come i fondi Black Rock o Fidelity? La prossima campagna elettorale contribuisce a scaldare gli animi: i vertici della Cpd, infatti, scadranno il prossimo maggio. Il nuovo governo potrà così nominare ad e presidente di proprio gradimento.

L’indice FtseMib di Milano ha perso “solo” lo 0,8% grazie a un recupero nel finale, dopo essere arrivato a perdere l’1,6%. Anche lo spread Btp/Bund ha avuto una fiammata positiva negli ultimi scambi ed è terminato a quota 320, in calo di 5 punti base, dopo un picco nella mattina a 332. Il rendimento del Btp decennale chiude la settimana al 4,50%, dal minimo del 4,41% di tre giorni prima. 

Per Piazza Affari il bilancio della settimana è un calo dello 0,7% che riduce la performance da inizio anno a +4%. Nella settimana l’indice complessivo delle Borse europee Stoxx 600 è salito dell’1,1%. 

Venerdì hanno sofferto in particolare le banche: Unicredit è scesa dell’1,3%,Intesa -0,9%, Mediobanca-2,3%, MontePaschi-1,1%. 

Male anche le assicurazioni: netto ribasso di Unipol -2,2% e Fondiaria –Sai -0,4%. Mediolanum ha perso il 3%. Pesante anche Mediaset, in ribasso del 3,1% dopo i forti guadagni delle ultime sedute.

Continua la caduta per Saipem che ha perso il 2,7%: nelle ultime tre sedute ha perso il 13%, dopo la notizia del coinvolgimento in un’inchiesta su presunta corruzione in Algeria e le dimissioni dell’ad Pietro Franco Tali. Telecom Italia ha chiuso invariata. 

Enel è scesa dell’1,2%: Ubs l’ha inserita nella lista dei titoli da non possedere (least preferred). A2A ha perso il 2,8%, Enel Green Power-0,6%.

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