La Cina scalda i mercati e Wall Street li raffredda: tra questi due poli si sono mossi oggi i listini europei, chiudendo una seduta positiva, ma limando il rimbalzo con il passare delle ore.
Piazza Affari, che ieri era rimasta praticamente piatta, si apprezza un po’ meno delle altre, +0,12%, 24.095 punti base. Fa poco meglio Parigi, +0,2%, frenata dalle vendite sulla moda a seguito del tonfo di Richemont (-12,87%) a Zurigo (+0,06%). Il colosso del lusso ha presentato una buona trimestrale ma una redditività inferiore alle previsioni. Sono più convinti i rialzi di Londra +1,19%, Amsterdam +0,72%, Madrid +0,94%, Francoforte +0,7%.
La partenza sembrava promettente anche a New York, poi il segno è cambiato e al momento i tre indici principali sono tutti in rosso e sembrano condurre Wall Street in zona Orso e verso l’ottava seduta consecutiva in ribasso.
La colomba cinese non salva Wall Street
A influire sull’umore degli investitori sono, in larga misura, ancora le attese di una stretta monetaria crescente da parte della Fed, con il rischio di un effetto frenata sull’economia. La Bce non dovrebbe muoversi prima di luglio e non si sa in che misura e per quante volte, visto anche il diverso quadro macro tra i due continenti e il diverso effetto sulle economie della guerra in Ucraina.
Proprio per questo stamani la decisione della banca cinese, di tagliare il tasso dei prestiti a 5 anni al 4,45% dal 4,6%, era sembrato il ramoscello d’ulivo di una colomba pronta a ridare fiducia ai mercati. Una mossa volta a contrastare il rallentamento dell’economia del Dragone, penalizzata dalle strette anti-Covid e in controtendenza con le mosse di politica monetaria degli altri istituti centrali preoccupati soprattutto di contrastare la corsa dei prezzi.
Sul tema prezzi si è espresso oggi anche il G7 delle Finanze, che ha concordato di muoversi in maniera “risoluta nel prendere misure consistenti per fermare gli sviluppi dell’inflazione e sostenere la crescita. L’inflazione rappresenta un grande rischio per lo sviluppo” ha detto il ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner. “Molti hanno sostenuto che l’obiettivo deve essere riportare l’inflazione attorno al 2% il più velocemente possibile – ha aggiunto – le banche centrali nazionali sono indipendenti ma hanno anche una grande responsabilità in questi tempi”, mentre “per le politiche di bilancio è chiaro che dobbiamo uscire dalle fasi molto espansive, non è tempo di stimoli” e aumenti dei sussidi, “dobbiamo ridurre i deficit e agire sui vasti programmi di spesa”. Al G7 hanno partecipato i governatori delle banche centrali, insieme ai capi del Fondo monetario internazionale (FMI), del Gruppo della Banca mondiale, dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e Consiglio per la stabilità finanziaria (FSB).
Piazza Affari frena con il crollo di Cnh
La volatilità si è affacciata con prepotenza nell’ultima ora di scambi,che ha investito anche Piazza Affari.
In cima al listino è rimasta salda però Nexi, +4,45%, che ha annunciato l’accordo di partnership con la software house Piteco, per offrire a grandi aziende e Pmi di disporre di una nuova soluzione di pagamento digitale.
In zona alta anche Inwit +3,69%, con Enel +3,15% e Recordati +2,53%. Brilla anche Exor, +1,55%, con Ferrari in pole position +1,3%. Nella scuderia va a fondo invece Cnh -6,25%, che ha cominciato a precipitare in scia alla concorrente Usa Deere, che ha deluso il mercato sui ricavi del trimestre nonostante l’utile sia stato migliore delle attese. Il titolo del gruppo americano scivola di quasi il 10% a Wall Street.
Il rosso è acceso anche per Saipem: -4%. Seduta in altalena per Moncler, che alla fine chiude con un ribasso dell’1,95%, in linea con le altre aziende del lusso. Tra le banche i realizzi si sono concentrati su Finecobank -1,72% e Unicredit -1,58%, dopo i recenti rialzi.
Spread oltre i 200 punti
Salgono i rendimenti nella zona euro e ad essere penalizzata in modo speciale è soprattutto la carta italiana: il Btp decennale sale al 2,97%, mentre il Bund di pari scadenza limita l’incremento allo 0,94%, per uno spread che balza a 203, +4% rispetto a ieri.
Sul mercato dei cambi l’euro è in leggero calo rispetto alla vigilia e tratta intorno a 1,056 contro il dollaro.
Tra le materie prime il petrolio stenta a trovare una direzione, impensierito dall’indebolimento delle prospettive di crescita economica globale e dall’inasprimento della politica monetaria della Fed, ma incoraggiato dall’atteso divieto europeo del petrolio russo. Il Brent avanza dello 0,27%, 112,35 dollari al barile.
Oggi il Financial Times scrive che l’Italia in maggio ha aumentato le sue importazioni di greggio da Mosca. All’origine dell’incremento ci sarebbe però una raffineria russa, con sede in Italia, che a causa del blocco delle linee di credito da parte delle banche, sarebbe stata costretta ad aumentare l’acquisto dell’oro nero dal Cremlino.