Lo spread fra Btp e Bund vola troppo in alto, mettendo in difficoltà banche e imprese. In prospettiva, inoltre, se il differenziale dovesse continuare a muoversi fra i 350 e i 400 punti base, “il costo della raccolta per gli istituti di credito aumenterà ancora, facendo lievitare di conseguenza anche il costo del credito per le aziende”. A lanciare l’allarme è il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, che poi si scaglia contro le tre agenzie di rating americane, colpevoli di aver tagliato le valutazioni sul debito dell’Italia nell’arco di poche settimane.
L’ultimo downgrade è quello di Fitch, arrivato venerdì scorso: “Mi chiedo allora – continua Sabatini – se abbia ancora senso che importanti pezzi di regolamentazione di stabilità cosi come meccanismi essenziali per la gestione della liquidità’ in Europa debbano dipendere dalle valutazioni di un monopolio di tre soggetti, non sottoposti a vigilanza, i cui giudizi sono opachi, soggettivi se non interessati”.
A fine mattinata lo spread italiano si attesta sui 352 punti base, poco al di sotto della chiusura registata venerdì, a quota 354. Il declassamento di Fitch, come già quello di Standard & Poor’s e Moody’s, non ha quindi avuto effetti significativi sul differenziale del nostro Paese.