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Spread Btp-Bund in calo ma Borse deboli per le paure su inflazione e Pil e il timore di una Fed aggressiva

FIRSTonline

Wall street cerca la giusta intonazione nella mattina americana e così i listini europei, con un colpo di coda, limitano i danni in chiusura. Il bilancio di giornata resta però negativo, dopo la schiarita di ieri, in un contesto generale che si conferma volatile a causa della guerra in Ucraina e dell’alta inflazione, mentre le banche centrali stanno smantellando la loro politica ultra accomodante.

Oggi, a sorpresa, è arrivato il rialzo dei tassi dell’istituto centrale australiano di mezzo punto percentuale; è l’incremento più alto da 22 anni.

La Banca Mondiale intanto mette in guardia dalla stagflazione, poiché l’economia globale sta entrando in un periodo di protratta debolezza e di elevata inflazione.

Dopo il +5,7% del 2021, il pil del mondo è atteso crescere quest’anno del 2,9%, contro il 4,1% previsto in gennaio. “Per molti Paesi la recessione sarà difficile da evitare”, osserva il presidente dell’istituto David Malpass.

I dati macro provenienti dalla zona euro sembrano avallare questa tesi, mentre si attendono con trepidazione sia la riunione della Bce (giovedì), sia l’andamento dei prezzi al consumo negli Usa (venerdì).

In questo quadro Piazza Affari veste la maglia nera, dopo che ieri è stata la migliore. Il principale listino milanese perde lo 0,81% e scende a 24.366 punti base; sono poco distanti Parigi -0,74%, Francoforte-0,66%, Amsterdam -0,38%. Piatte Madrid e Londra

Spread Btp-Bund ancora in calo

L’idea di uno scudo per lo spread Btp-Bund, che verrà discusso da Eurotower giovedì, secondo quanto rivelato dal Ft nei giorni scorsi, continua a dare ossigeno al secondario italiano.

Il differenziale di rendimento del Btp 10 anni con il Bund di pari durata chiude a 200 (-4,63%), con tassi in cauta retromarcia rispettivamente a +3,28% e +1,28%.

Salgono i prezzi e scendono leggermente i rendimenti anche dei T-Bond. Il Terasury decennale mostra un tasso inferiore al 3%, dopo l’impennata che ieri aveva creato scompiglio.

Ordini in calo in Germania; pil in ribasso in Italia

Un esempio di inflazione crescente e pil in rallentamento è proprio l’Italia.

Nel report dell’Istat “Le prospettive per l’economia italiana 2022-2023” si legge infatti che il pil italiano crescerà anche nel 2022 (+2,8%) e nel 2023 (+1,9%), ma meno di quanto previsto prima della guerra nell’Est Europa e meno dell’anno scorso. “Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse”, puntualizza l’Istat, aggiungendo che “anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento”. La stima del Governo nel Def di aprile era per quest’anno di un pil a +3,1%. Sul fronte inflazione, “la crescita è attesa proseguire nei prossimi mesi per poi attenuarsi, anche se con tempi e intensità ancora incerti”. La previsione è di un incremento del 5,8% nel 2022 e del 2,6% nel 2023.

Pure il faro tedesco si affievolisce, almeno per quanto riguarda gli ordini all’industria del mese di aprile, che scendono del 2,7% rispetto al mese precedente, contro attese di una crescita dello 0,5%. Su anno la contrazione è del 6,7%. 

Dollaro superstar

Sul mercato dei cambi il dollaro resta in primo piano. L’euro appare in precario equilibrio sul filo si 1,07, stretto tra dati macro e attese di un cambio di passo da parte della Bce.

Lo yen in mattinata ha toccato i minimi da vent’anni contro il biglietto verde, poiché la Bank of Japan si muove in controtendenza rispetto a tutte le altre e il governatore Haruhiko Kuroda ha ribadito l’impegno per uno stimolo monetario “potente”.

La sterlina riprende quota dopo che il primo ministro britannico Boris Johnson è sopravvissuto alla prova del voto di sfiducia, benché il sottile margine di vittoria abbia alimentato voci che nel suo partito si lavori per sostituirlo.

I prezzi del petrolio al momento sono in fermento: il Brent tratta oltre 120 dollari al barile, nella prospettiva che il ritorno alla normalità in Cina, dopo le restrizioni alla mobilità a causa del Covid, darà sprint alla domanda.

Piazza Affari, il riarmo favorisce Leonardo

Sono solo cinque oggi le blue chip in progresso. La più ruggente è Leonardo, +3,28%, favorita dal riarmo generale in un mondo stravolto nei suoi assi cartesiani dal conflitto in Ucraina.

A dare man forte al titolo ci sarebbe un ordine proveniente dall’Egitto. Gli analisti di Akros scrivono che un sito di settore cita un articolo del 3 giugno de Il Fatto Quotidiano secondo cui l’Egitto sarebbe vicino a concludere un accordo da 2,8 miliardi di euro con l’Italia per l’acquisto di aerei da combattimento dopo tre anni di negoziati. “Se confermata, la notizia sarebbe molto positiva”, afferma il broker.

In progresso, seppur più limitato, sono anche Tanaris +0,72%, Unipol +0,38%; Atlantia +0,18%; Inwit+0,05%.

L’ampia truppa dei titoli in calo è guidata da Telecom, -3,11%, seguita da Bper -2,43%, Banca Generali-2,09%, Campari -1,96% e Ferrari -1,94%.

Wall Street parte stonata con Target

Grande volatilità a Wall Street in avvio. La partenza è stata negativa, poi gli indici sono passati in verde e ora stanno rallentando. A disorientare è l’andamento del retail, dopo che la catena Target (-3,7%) ha abbassato le previsioni per il trimestre attuale, gettando un’ombra su tutto il settore.

Apple è in progresso dello 0,8%, anche se dovrà cambiare il connettore dei suoi iPhone venduti in Europa entro il 2024 poiché i paesi dell’UE e i legislatori dell’UE hanno concordato un’unica porta di ricarica mobile per telefoni cellulari, tablet e fotocamere. Le istituzioni europee hanno raggiunto l’accordo politico per l’introduzione di un caricabatterie universale per tutti i telefoni cellulari, tablet e fotocamere digitali.

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