Giornata di passione sul mercato del debito italiano. In apertura lo spread fra Btp a 10 anni e Bund di pari scadenza è schizzato fino toccare un picco di 311 punti base, nuovo massimo da giugno 2013. Il differenziale si è ampliato così tanto perché negli stessi minuti, sul mercato secondario, il tasso d’interesse dei decennali italiani è arrivato al 3,56%: in questo caso si tratta del record da marzo 2014.
Nel corso della mattinata la temperatura si è leggermente abbassata: lo spread è tornato di qualche punto sotto la soglia psicologica dei 300 punti base, stabilizzandosi, mentre il rendimento dei Btp a 10 anni ha ritracciato a quota 3,41%, comunque il 6,4% in più rispetto alla chiusura di ieri.
Il trend continua però a essere in forte rialzo. Solo ieri lo spread aveva chiuso a 284 punti base, massimo di seduta e da inizio settembre, dai 266 della chiusura di venerdì e dai 278 dell’apertura di ieri.
Ad alimentare la speculazione sul debito italiano – innescata la settimana scorsa dall’aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), in cui il Governo ha alzato il progetto di deficit/Pil 2019 fino al 2,4% – sono stati ovviamente gli scontri verbali tra il Governo italiano e le istituzioni Ue sulla prossima manovra.
Il numero uno della Commissione europea, Jean Claude Juncker, è arrivato a paragonare il nostro Paese alla Grecia, sottolineando che Bruxelles dovrà essere più che rigida nei confronti di Roma. Il vicepremier pentastellato, Luigi Di Maio, ha accusato le istituzioni europee di “fare terrorismo” contro l’Italia.