Lo spread tra Btp e Bund si porta a quota 215 punti base (da 191), ai massimi dal febbraio 2014. Parallelamente si impenna il rendimento sul titolo decennale, salito dal 2,41% della chiusura del 24 maggio al 2,53% di oggi.
In chiusura il bilancio è il seguente: 206 punti per lo spread, e rendimento al 2,47 per cento.
Sin da stamattina il differenziale aveva manifestato segni di nervosismo, chiarendo già in apertura cosa avremmo dovuto aspettarci: l’ennesima giornata di passione si è aperta sui mercati.
Non accenna dunque a diminuire la tensione causata dall’incertezza politica italiana che si protrae ormai dallo scorso 4 marzo. L’incarico conferito dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al professor Giuseppe Conte non è servito a rasserenare gli animi, così come non sono bastate le rassicurazioni all’Europa pronunciate dal Premier incaricato nella serata 23 maggio, né le consultazioni effettuate con i partiti.
Le intemperanze di Matteo Salvini, che ha promesso che il prossimo governo farà “l’opposto di quello che l’Ue ha minacciato negli ultimi anni” hanno aumentato la sfiducia sull’Italia e i timori che l’Esecutivo che sta per nascere instauri un muro contro muro con Bruxelles, compromettendo la già precaria tenuta dei conti pubblici italiani.
A preoccupare i mercati è anche la difesa ad oltranza della scelta di Paolo Savona come futuro Ministro dell’Economia. Un’insistenza talmente forte da costringere il Quirinale a fare la voce grossa, ricordando a Matteo Salvini e Luigi Di Maio che la scelta dei ministri, in base alla stessa Costituzione difesa a spada tratta dai due fino al dicembre del 2016, prevede che sia il Presidente della Repubblica a nominare “il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”. (articolo 92).
Da tenere in considerazione anche che, il 24 maggio sulla questione è intervenuta anche la Banca Centrale Europea che ha invitato il nostro Paese a tenere sotto attenta osservazione i conti pubblici, deficit e debito in primis, evitando di intraprendere la stessa strada imboccata in precedenza dalla Grecia, una strada poi rivelatasi senza sbocco.
Tornando ai titoli di Stato, la traiettoria ascendente dello spread ormai sembra difficile da ignorare. Alla vigilia delle elezioni, il differenziale si assestava a quota 134 punti base, quasi settanta in meno di oggi. Dai minimi del 24 aprile (113 punti), il rialzo sfiora i 100 punti base. L’impennata ha avuto inizio il 16 maggio, 24 ore dopo la pubblicazione sui giornali della prima bozza, poi modificata, del contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. In soli 9 giorni (7 sedute), l’innalzamento registrato è di oltre 80 punti. Da rilevare anche la fiammata del differenziale su Spagna e Portogallo a livelli che non si vedevano da anni (100 e 50 punti base rispettivamente) quando fino a poco tempo fa era negativo.
L’aumento non può non preoccupare le banche, le prime a pagare il prezzo di ciò che sta accadendo. Secondo un report di Credit Suisse, un innalzamento di 100 punti base del differenziale potrebbe ridurre mediamente il patrimonio netto tangibile degli istituti di credito italiani dell’1%, mentre il Cet1 potrebbe subire una flessione di 15 punti base, considerando l’esposizione valutata a fair value. A valori di mercato la contrazione sarebbe del 7% sul tangible equity e di 94 punti base sul Cet1 medio. Non a caso, in Borsa, il Ftse Italia Banche cede l’1,7%, scendendo ai minimi degli ultimi 11 mesi e le maggiori banche lasciano sul terreno tra il 2 e il 6 per cento.
Debole anche il Ftse Mib, che nel corso dell’ultimo mese ha perso il 5,5% del suo valore (-4,53% solo nell’ultima settimana). Fino al 30 aprile, Piazza Affari era la miglior Borsa d’Europa.
(Ultimo aggiornamento ore 18.17)