Imprenditori, dirigenti di banche d’investimento, consulenza e Borsa: sottoposti a elevatissimi livelli di stress, forti impatti emotivi e ritmi decisamente frenetici. La continua lotta contro il tempo e la pressione di dovere prendere decisioni importanti, rendono la corsa, il ciclismo, il triathlon e gli sport estremi (arrampicata, alpinismo e scialpinismo, skyrunning, kitesurfing e parapendio, immersioni…) la migliore attività fisica per questi profili.
Questi sport permettono, infatti, di allenarsi all’aperto e di liberare la mente, incrementare la resistenza fisica e psichica alla fatica e la forza di volontà. È per questo motivo che non è raro vedere amministratori delegati di grandi aziende sulla griglia di partenza di una maratona, che si entusiasmano non solo quando “danno i numeri” di fatturati ma anche per performance sportive stellari, meglio se personali.
E sono sempre di più i top manager che ai pomeriggi sul campo da golf preferiscono levatacce per correre una ventina di chilometri sognando l’Ironman.
Gli sport estremi sono la nuova passione dei top manager. Che siano adrenalinici, specialità dove un cedimento può costare la vita come praticando parapendio, immersioni, kitesurfing, arrampicata, freeride oppure di resistenza (in primis, maratone e triathlon) poco importa: quello che conta è che le attività richiedano impegno e fatica e soprattutto spingano verso il limite. Del resto “exercise furiously” (fare sport “furiosamente”) è al secondo posto (dopo lo scontato “svegliarsi prima che il gallo canti”) tra le «14 attività che la persona di successo fa prima di colazione» secondo il World Economic Forum.
Perché questi sport, che chiedono il massimo alla mente ma soprattutto al corpo, hanno fatto breccia nelle “Board room”? La risposta più ovvia è che competizione e gusto del rischio portino chi ha posizioni di responsabilità a mettersi in gioco e sfidarsi anche nel (poco) tempo libero. Ma secondo gli esperti ci sono fattori più complessi in gioco. Per Giuseppe Vercelli (psicologo della prestazione, tre Olimpiadi alle spalle, responsabile area psicologica della Federazione italiana sport invernali e canoa kayak, nonché consulente Juventus) questo tipo di attività è spesso un pretesto per allenare meccanismi comportamentali manageriali, in primis il controllo emotivo e l’uso delle emozioni.
Nell’alpinismo, per esempio, creatività, calcolo del rischio e capacità di prendere decisioni ad alta velocità sono fattori chiave, come nella gestione di un business.
Fra l’altro, è emerso che solo per il 10% vincere è importante. Per gli altri, gare e allenamenti sono occasioni per incontrare persone con cui hanno almeno due cose in comune: lavoro stressante e passione per lo sport all’aperto. Chi inizia ad allenarsi dopo i 45 anni, infatti, è più interessato alla competizione con se stesso e contro il tempo che con gli altri.
Gli sport estremi sono la scelta di uno stile di vita: attivo, all’aperto, salutare, elitario ma autentico. Che si sceglie per sentirsi e essere diversi, ritrovare un legame con la natura e persone affini: non a caso l’esplosione di questo fenomeno è avvenuta con i social network.
Infine, le attività di performance all’aperto insegnano il coraggio e soprattutto l’umiltà, ovvero la coscienza della propria piccolezza come esseri umani. Se non è questa una lezione di vita per chi gestisce patrimoni e destini professionali delle persone, cos’altro può esserlo?
° Una fonte preziosa di questo post è stato il blog di Laura Traldi Design@Large.