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Spid in scadenza: ad aprile rischia la chiusura. Cosa succederà? L’ipotesi di una identità digitale unica

Imagoeconomica

Spid che vieni, Spid che vai: il 23 aprile potremmo dire addio al Sistema pubblico d’identità digitale. Perché scadono le convenzioni con i provider, in realtà gli accordi sono scaduti già a fine 2022, ma l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) li ha prorogati d’ufficio fino ad aprile per non creare dall’oggi al domani un’interruzione di un servizio diventato ormai fondamentale per milioni di italiani. Il problema sarebbe economico, poiché c’è stato un forte aumento dei costi e i fondi dati dallo Stato (circa un milione di euro) non basterebbero più. Dunque, lo Spid è in scadenza e la domanda che si pongono gli italiani è: cosa succederà adesso?

Sono in atto incontri e tavoli tra il Governo e i provider al fine di trovare un accordo per garantire il proseguimento del servizio. Secondo quanto riportato dal Sole 24 ore e dal Messaggero, in un recente vertice, le aziende avrebbero chiesto che si arrivasse almeno a 50 milioni di euro di fondi, da dividere in proporzione fra tutti gli operatori. Il servizio costa e gli identity provider privati non possono rimetterci, tanto più che le identità digitali Spid rilasciate ad oggi sono 34,2 milioni, per un miliardo di accessi nel 2022.

L’accordo, al momento, ma dalle ultime dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti sembrerebbe soffiare aria di proroga, almeno fino a giugno. “Serve razionalizzare gli strumenti per avvicinarci al quadro europeo”. Già lo scorso dicembre era arrivata la proposta di eliminare gradualmente lo strumento, per poter optare per un altro sistema unico d’identità digitale, gestita dallo Stato. In altre parole, unire lo Spid alla Cie (Carta d’identità elettronica) per dar vita a un’unica applicazione da utilizzare per l’accesso ai servizi pubblici online, in linea con il progetto europeo.

Spid in scadenza, verso identità digitale unica: quando arriverà?

Tra i servizi di autenticazione digitale, lo Spid è sicuramente il più utilizzato a livello europeo. È difficile pensare di eliminare lo Spid (ormai in scadenza) tra meno di due mesi, come ha anche sottolineato lo stesso Butti: “Non vogliamo eliminare l’identità digitale, ma averne solo una nazionale e gestita da fonti statali. Le ragioni sono quattro: semplificare la vita dei cittadini, aumentare la sicurezza, rendere più accessibili i servizi digitali e risparmiare”.

Differenza tra Spid e Cie

Lo Spid permette di usufruire dei servizi sul web della Pubblica Amministrazione per effettuare pagamenti, iscrizioni o accedere a bonus e agevolazioni. La sua erogazione avviene attraverso vari “identity provider” accreditati. La Cie, invece, oltre ad accertare l’identità del titolare, permette di firmare documenti digitali attraverso la Firma Elettronica Avanzata (FEA). È gestita direttamente dai Comuni e dal Ministero dell’Interno, spedita direttamente a casa del cittadino dopo la richiesta all’ufficio Anagrafe, al costo di circa 20 euro. Per quanto riguarda la sicurezza, lo Spid garantisce una soglia di primo e secondo livello, mentre la Cie arriva al terzo, che è anche quello richiesto dagli standard fissati dall’Ue per l’identità digitale europea, che dovrebbe vedere la luce a partire dal 2025.

Ma far confluire Spid e Cie in una nuova app nell’ottica di avvicinarsi al sistema Ue è più facile a dirsi che a farsi. Oltre ad essere ancora a pagamento, la Carta d’identità elettronica è difficile da utilizzare per accedere ai servizi online della Pubblica amministrazione (occorrono Pin, Puk e un apposito lettore o uno smartphone dotato di interfaccia Nfc).

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Categories: Politica