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Spiagge private, anche il Brasile si interroga e scoppia il caso Neymar ma l’opinione pubblica è contraria

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Oltre 8.000 km di litorale, in fondo non molto in più di quello italiano, che essendo una penisola supera i 7.000 km. Ma la costa del Brasile, oltre ad ospitare luoghi paradisiaci e alcune delle spiagge più famose del mondo come quelle di Rio de Janeiro, è esplicitamente tutelata nella Costituzione del 1988 come “patrimonio naturale”.

Ecco perché, a differenza che da noi dove ormai la quasi totalità del litorale è in mano ai privati tramite concessioni prorogate da decenni, nel Paese sudamericano la spiaggia pubblica è sacra. Almeno fino ad oggi, visto che nel 2022 il figlio dell’allora presidente Jair Bolsonaro, il deputato Flavio, aveva presentato una proposta di riforma costituzionale, la cosiddetta “PEC das praias”, dove PEC sta per “proposta de emenda constitucional“ e cioè appunto una proposta di modificare le norme che regolamentano la possibilità di cedere la porzione di territorio in prossimità della costa ai privati, con tutto quello che ne consegue a livello sociale, economico e ambientale.

Spiagge private: il progetto di Neymar

Il disegno di legge, già approvato dalla Camera dei deputati, è tornato alla ribalta nelle ultime settimane dopo che il calciatore Neymar, che in Brasile non è molto amato e lo sarà ancora meno dopo questa vicenda, aveva annunciato sui social un progetto immobiliare da 7,5 miliardi di reais (1,5 miliardi di euro circa) sul litorale di Pernambuco e Alagoas, nel Nord-Est del Paese. Neymar, da sempre sostenitore di Bolsonaro, è stato così accusato da stampa e opinione pubblica di spingere a favore dell’approvazione della legge e di volerne immediatamente approfittare. Il calciatore da parte sua ha confermato l’iniziativa in partnership con l’azienda immobiliare Due per realizzare “i Caraibi brasiliani, portando sviluppo economico e sociale nel litorale nordestino”, ma ha rispedito al mittente le accuse di appoggiare Bolsonaro, annunciando querela nei confronti dell’ex compagna e madre di suo figlio, l’attrice Luana Piovani, che lo aveva attaccato pubblicamente.

In Brasile comunque il caso ha destato scandalo a prescindere dal coinvolgimento della stella dell’Al Hilal, intanto per difendere l’accesso democratico alla spiaggia (che per la verità non verrebbe espressamente messo in discussione con la nuova legge) e soprattutto per evitare una speculazione edilizia che in tempi di cambiamenti climatici porterebbe con sé anche enormi rischi per l’ambiente e per la sicurezza delle persone.

Brasile, la spiaggia è sacra: cosa dice la Costituzione

La Costituzione brasiliana prevede infatti che una fascia di terreno larga 33 metri, a ridosso del mare ma non direttamente a contatto (ecco perché l’accesso pubblico alla spiaggia sarebbe comunque salvo), sia edificabile tramite concessioni ma rimanga rigorosamente di proprietà del governo federale, mentre con la riforma i cosiddetti “terrenos de marinha” passerebbero in mano ai singoli Stati, ai Comuni e persino ai privati. Questo significherebbe sdoganare progetti immobiliari ad una distanza dal mare che rischia di non essere così sicura, visto che i famosi 33 metri vengono calcolati a partire da una linea costiera immaginaria tracciata nel lontanissimo 1831, ben prima che i fenomeni climatici provocassero l’erosione di buona parte del litorale. Secondo i dati del Ministero dell’Ambiente brasiliano, circa il 40% del litorale del Paese è in avanzato stato di erosione, e in buona parte questo è dovuto proprio alle costruzioni a ridosso della spiaggia, che impediscono alla sabbia, mossa da vento e maree, di seguire le sue dinamiche naturali. Ad oggi in Brasile ci sono ufficialmente 565.000 immobili eretti proprio nei “terrenos de marinha” e cambiare l’attuale regime delle concessioni, oltre a danni ambientali e sociali, ne porterebbe anche di economici per le casse dello Stato centrale, che nel 2023 ha incassato oltre 2 miliardi di reais dalle imposte di occupazione del terreno.

L’opinione pubblica resta contraria

La questione tuttavia è prima di tutto concettuale: proprio per evitare di trovarsi in una situazione all’europea e soprattutto all’italiana, dove consideriamo purtroppo normale costruire in riva al mare e spendere una fortuna per accedere alla spiaggia, l’opinione pubblica è schierata compattamente a sfavore della “PEC das praias”, per difendere un diritto che in fin dei conti è riconosciuto nella Costituzione.

“La spiaggia – ha ben sintetizzato il docente dell’università USP di San Paolo Alexander Turra, esperto di conservazione degli oceani – è il punto di contatto della società con i benefici generati dall’oceano, ad incominciare da quelli spirituali e psicologici”.

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