Il primo capitolo è quasi in archivio. Nella foresta della spesa pubblica, la spending review affidata al super-commissario Carlo Cottarelli inizierà a tagliare usando il machete e il bisturi contro le “società partecipate dalle amministrazioni locali”.
Delle 7.340 società pubbliche italiane, ben 7.065 sono controllate da Comuni, Province o Regioni. Una su tre è in perdita e – secondo i numeri riportati oggi da Il Messaggero – il rosso complessivo ha superato ormai i 2,2 miliardi di euro. Quelle che riescono a dare frutti, invece, producono un utile che non supera il miliardo e mezzo.
“Occorre da subito attivare percorsi di ristrutturazione delle situazioni di maggiore sofferenza – si legge nelle proposte di Cottarelli –, utilizzando parametri di confronto che rendano chiaro l’elemento di sofferenza dell’organizzazione aziendale”. E’ necessario trovare “modi meno costosi per ottenere la stessa prestazione – prosegue il documento –, come l’acquisto sul mercato o la re-internalizzazione dell’attività”.
Ma come ridurre queste 7 mila società? Innanzitutto, per il team di Cottarelli devono essere chiuse quelle che non hanno interesse pubblico (rimane da capire come saranno gestiti gli esuberi), mentre per le altre bisognerebbe pensare a un piano di fusioni e di quotazioni in Borsa.