Prendi la spending review e moltiplicala per quattro. E’ quello che è accaduto nelle ultime settimane al Tesoro. Ieri il ministero dell’Economia ha annunciato di aver alzato l’asticella per la revisione della spesa pubblica: il nuovo obiettivo è risparmiare 32 miliardi fra l’anno prossimo e il 2016, contro i poco più di otto miliardi indicati nel testo originario della legge id Stabilità.
“Questo processo deve avere un obbiettivo ambizioso, significativo – ha detto il numero uno di via XX Settembre, Fabrizio Saccomanni, presentando a Palazzo Chigi il primo rapporto del nuovo commissario alla revisione della spesa, Carlo Cottarelli –. Lo abbiamo quantificato in circa due punti di Pil rispetto al 2013 sull’arco del triennio 2014-2016. L’obbiettivo è migliorare la qualità dei servizi riducendone il costo”.
Nei giorni scorsi la Commissione europea ha chiesto all’Italia di ridurre ulteriormente il debito pubblico e il disavanzo strutturale già dal prossimo anno, agendo proprio sulla spending review. Saccomanni ha accolto la sollecitazione di Bruxelles, senza però rinunciare all’idea di utilizzare i risparmi per finanziare interventi a sostegno dell’economia.
I 32 miliardi “dovranno andare per la maggior parte alla riduzione delle imposte, come era stato previsto e più volte indicato, ma anche al finanziamento di investimenti produttivi e alla riduzione del debito pubblico. Queste sono le tre finalità strategiche, di cui naturalmente la più importante è la prima”, ha spiegato ancora l’ex direttore generale della Banca d’Italia.
“Non c’è nessuna decisione sulla distribuzione nel tempo [dei risparmi], occorre una ricognizione”, ha precisato Cottarelli, che si è impegnato a formulare le prime proposte “entro fine febbraio”. Il piano complessivo vedrà la luce tra marzo e aprile, in tempo per l’aggiornamento del quadro di finanza pubblica contenuto nel Documento di economia e finanza (Def).
Cottarelli ha assicurato di voler dare “enorme importanza alla trasparenza”, annunciando “indici e classifiche” con cui individuare gli enti di spesa più efficienti. Il commissario si avvarrà di 10-12 persone, intorno alle quali “opereranno circa una ventina di gruppi di lavoro. Consulteremo frequentemente le parti sociali: un’impostazione per creare consenso”, ha concluso il commissario.