Sforbiciare gli enti inutili per contribuire al taglio delle spese? Impresa titanica, di difficile realizzazione. A dare una mano ci pensa la norma sulla spending review, che ha consentito il taglio di 11 enti. Ma lo stesso ministro della pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi parla di “resistenze” e deve riconoscere il risultato “parziale” nell’opera di sfoltimento. Un’accusa e un’ammissione che il ministro fa dando conto dell’esito dell’impegno assunto a seguito di un odg (primo firmatario David Favia, Idv), che punta l’indice contro la mancata soppressione degli enti inutili, sollecitando di conseguenza una ricognizione e un censimento degli enti pubblici non economici esistenti. Impresa, anche questa, davvero ardua.
Punto di riferimento è un decreto del 2008 (n.112, art.26) che prevede la ghigliottina per gli enti non riordinati secondo precise disposizioni. “A causa delle numerose eccezioni introdotte durante l’iter di conversione di tale decreto – rileva Patroni Griffi – nonché delle resistenze fatte valere dalle amministrazioni vigilanti, è stato possibile realizzare solo parzialmente l’obiettivo di riduzione effettiva degli enti in questione”, riconosce il ministro.
“Seppur limitato”, il procedimento di riorganizzazione degli enti ha comportato – tiene però a puntualizzare Patroni Griffi – una razionalizzazione degli organi collegiali “con l’eliminazione di 480 componenti e una contrazione della spesa strutturale delle amministrazioni vigilanti con un risparmio complessivo per il 2009 di circa 415 milioni”. Dato non proprio aggiornatissimo, che testimonia della difficoltà di procedere, di fare un inventario delle istituzioni e verificarne l’attività per procedere poi a eventuali accorpamenti e tagli. In ogni caso, assicura Patroni Griffi – “si sta procedendo ad acquisire dagli enti interessati la documentazione necessario per effettuare il monitoraggio richiesto”.
A dare una mano allo sfoltimento di tanti enti e istituzioni contribuisce ora il provvedimento di quest’estate sulla revisione della spesa pubblica. E in forza di quelle norme sono state soppresse 11 istituzioni. E’ lo stesso ministro a fare l’elenco: l’Inran (istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), l’Odi (organismo di indirizzo), l’Arcus spa, la Fondazione centro sperimentale di cinematografia, l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, l’Ente nazionale per il microcredito, l’Associazione italiana di studi cooperativi “Luigi Einaudi”, la fondazione Valore Italia, l’agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, l’Isvap e la Covip (le cui funzioni dovranno passare alla costituenda Ivarp).