Nei piani di Renzi c’è l’abolizione del Cnel. Non è un mistero, il Premier lo ha ribadito apertamente: “Già che hanno deciso di cambiare la Costituzione – ha detto –, ci fanno la cortesia di abolire anche il Cnel?”. Ma il Cnel non ci sta. In un’audizione in commissione Affari Costituzionali del Senato, il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Antonio Marzano, ha detto a chiare lettere che “l’abrogazione dell’articolo 99 della Costituzione” e quindi del Cnel “non è una scelta esente da conseguenze”.
Il Cnel “è stato molto importante” e la sua cancellazione “creerebbe un vulnus nel pluralismo democratico del Paese. L’Italia sarebbe esclusa da alcuni tavoli di confronto europeo. Ho il timore – rimarca Marzano – che il dialogo sociale avrebbe qualche problema in più”.
Se poi le intenzioni di Renzi di abolire il Cnel sono collegate ai conti pubblici e alla revisione della spesa, Marzano puntualizza che il Consiglio “pesa sul bilancio dello Stato per lo 0,003%”. Di più: dal 2011 il Cnel “ha restituito allo Stato il 35% delle risorse ricevute, 27 su 78 milioni di euro. Il costo del Cnel dal 2010 è sceso dai 18 milioni di euro a 12 milioni annui”.
Stando ai dati forniti da Marzano, “nell’uso delle risorse finanziarie, il Cnel ha messo a disposizione dello Stato nel 2013 otto milioni di euro e nel 2014 diciannove milioni”. Quindi tra “il 2011 e il 2014 il Cnel ha restituito 27 milioni di euro e nonostante i risparmi sono stati prodotti tutti i lavori”.
La conclusione di Marzano è netta: “L’attività del Cnel non si può discutere e nel suo interno è stata fatta, nel rispetto della finanza pubblica, una vera e propria spending review”.